Confessions

Mar. 4th, 2020 11:02 pm
chasing_medea: (Default)
[personal profile] chasing_medea
Titolo: Confessions
Fandom: Haikyuu
Prompt: M1 - Colpo di scena
Parole: 1000
Rating: safe

Il profilo di Tokyo rispledeva tutto intorno ad Atsumu, la luce rossa del tramonto illuminava i palazzi e gettava ombre sulle strade. La vista dalla terrazza di quell’albergo era spettacolare. La federazione nazionale non aveva veramente badato a spese in quell’occasione e il messaggio era chiaro: con le Olimpiadi in Giappone tutti si aspettavano molto dalla squadra di pallavolo di casa.
Atsumu aveva cercato quel rifugio per sfuggire un po’ agli altri, alle immagini che lo perseguitavano. Alla vista di Hinata e Kageyama costantemente insieme, qualunque cosa stessero facendo, che si capivano con un solo sguardo, senza bisogno di parole, che in ogni loro movimento mostravano gli anni che avevano passato insieme, quanto ci avessere messo a costruire quella sintonia, allenamento dopo allenamento, discussione dopo discussione, alzata dopo alzata.
Atsumu sapeva che il rapporto che i due avevano era diverso da quello che lui aveva instaurato con Hinata da quando, tornato in giappone, era entrato nei Black Jackal, sapeva quale fosse la loro storia, dall’inizio a quando si erano scontrati con loro ai nazionali. Sapeva da tempo che non avrebbe potuto avere quel tipo di legame con Hinata, che il posto che desiderava occupare nel cuore dell’altro era già stato preso anni prima da Kageyama, ma la consapevolezza non gli aveva impedito di illudersi, di crearsi speranze infondate e di starci male. Una parte di lui credeva che il problema fosse anche sul campo, che in realtà Hinata non avrebbe mai amato le sue alzate quanto quelle di Kageyama. Nonostante Hinata gli avesse detto più volte quanto le amasse, sempre con gli occhi brillanti, in certi momenti Atsumu non riusciva a non farsi prendere dai dubbi. Soprattutto quando li aveva lì davanti agli occhi e poteva vederli in ogni momento, vedere quello che facevano, vedere come si allenassero. Vedere come coesistessero.
Atsumu sapeva di non avere più alternative. Aveva cercato di sfuggire fino a quel momento, ma non era più una soluzione. Doveva chiarire le cose, altrimenti quel ritiro sarebbe stato insopportabile. Doveva chiarire le cose, togliersele dal petto e metterci una pietra sopra. Era l’unico modo per andare avanti.
Atsumu prese un profondo respiro e andò a cena, non appena arrivò chiese a Hinata se volesse andare a vedere la terrazza dopo cena e quello gli disse di sì, era sempre così entusiasta quando si trattava di vedere cose nuove. E soprattutto sapeva che non avrebbe avuto più modo di rimargiarsi le proprie intenzioni, sarebbe stato costretto ad andare fino in fondo. Non gli riuscì di toccare cibo, quella sera, aveva lo stomaco annodato. Finito di mangiare si avviarono verso la terrazza. Per tutto il tragitto Hinata continuò a parlare, incurante del silenzio pesante che gravava intorno ad Atsumu, che non stava veramente sentendo quello che stesse dicendo.
Arrivarono in terrazza, era calato il buio ormai, i grattacieli intorno a loro erano interamente illuminati, la baia rifletteva la luce della città.
“Wow”, mormorò Hinata con gli occhi spalancati. Avanzò fino ad avere le braccia appoggiate alla ringhiera, guardando in fuori con gli occhi spalancati, ansioso di bere ogni singolo dettaglio del paesaggio.
“Tutto bene?”, gli chiese Hinata.
Atsumu si avvicinò a lui, ma rimase fermo accanto a lui con la schiena dritta, guardando avanti a sè.
“Sei stranamente silenzioso”, continuò Hinata.
Ad Atsumu venne da ridere, si coprì le mani con il viso. Era ovvio che Hinata l’avrebbe notato, notava sempre tutto.
“C’è una cosa di cui dovrei parlarti”, ammise Atsumu. Non aveva più senso nascondersi, non una volta che era arrivato a quel punto. Si era preparato tutto un discorso: gli avrebbe detto che sapeva che stava con Kageyama, ma che lui aveva comunque bisogno di dirglielo per togliersi quel pensiero dalla testa, che non si aspettava di certo che Hinata ricambiasse, ma che aveva bisogno di farglielo sapere per affrontare il torneo senza pesi sulla coscienza che avrebbero reso il tutto più difficile, in un modo che potesse finalmente andare avanti e mettersi quella storia alle spalle.
“Dimmi”, gli disse Hinata. Si era tirato su e lo guardava dritto negli occhi, con la testa leggermente inclinata di lato.
Atsumu fu costretto a distogliere lo sguardo.
“Lo so che tu stai con Kageyama-”
Hinata spalancò gli occhi. “Io cosa?!”
"-e non voglio metterti nei guai o mettermi in mezzo"
"Io non sto con Kageyama", disse Hinata con l'espressione confusa, come se Atsumu avesse appena detto una cosa totalmente assurda.
Atsumu si bloccò sul posto. “Tu e Kageyama… Non state insieme?”
Hinata inclinò la testa confuso. “Non che io sappia, no”
“Come no?”
“Nope”, scosse la testa Hinata, facendo scoppiare tra le labbra la p.
“E che cavolo! Mi crolla tutto il discorso adesso!”
“Quale discorso?”
Atsumu scosse la testa rassegnato davanti all’innocenza con cui Hinata lo aveva chiesto. Non sapeva se ridere o piangere. Non era possibile che si fosse preso una cotta per un tale idiota. Che era la persona più dolce, gentile, attenta e appassionata che avesse mai conosciuto, sì, ma era pur sempre un idiota.
“Lascia stare”, disse. “Ne possiamo parlare un altro giorno”
Hinata lo guardò confuso, ma annuì mentre si avviavano nuovamente verso l’ascensore.
“Domani proviamo la veloce?”, gli chiese Hinata.
Atsumu acconsentì. Il buio era ormai calato. Si avviarono verso le scale, Atsumu cominciò a scendere, HInata dietro di lui.
"Volevi chiedermi di uscire?", gli chiese Hinata mentre scendevano.
Atsumu arrossì e balbettò qualcosa in risposta. Non era sicuro che Hinata sarebbe stato in grado di capirci qualcosa.
"Dovresti farlo", continuò Hinata, prima di superarlo e continuare a scendere le scale come se niente fosse.

Il giorno dopo, a colazione, Atsumi si strozzò con il caffè. Dietro di lui, all’altro tavolo, Hinata era seduto accanto a Kageyama.
“Ma lo sai che c’è gente che pensa che stiamo insieme?”, aveva chiesto Hinata.
“AHH? Come se potessi mai stare con un idiota come te, idiota!”
Atsumu fu sicuro anche di aver visto parecchia gente, a quel tavolo, sconvolta quanto lui alla scoperta che effettivamente non stavano insieme. La constatazione lo fece sentire meno solo.
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