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Titolo: I’ll be whatever you need me to be

Fandom: My hero academia

Missione: M3 – la triade

Parole: 2063

Rating: nsfw




Dopo il combattimento, Eijiro si rifugiò in un vicolo per sfuggire ai giornalisti. Non aveva problemi a gestirli, di solito, ma aveva bisogno di un momento per riprendere fiato prima di affrontarli. 

Nel vicolo, però, non era da solo. Todoroki era già lì. Sapeva che aveva preso parte allo scontro perché aveva sentito l’improvvisa ondata di gelo del suo quirk – dopo anni passati a combattere al suo fianco era ormai in grado di riconoscerla a pelle –, ma avevano combattuto in due punti diversi e non lo aveva visto fino a quel momento. 

Era strano che fosse lì. Dare interviste non era il suo forte, ma non si sottraeva mai quando i giornalisti si avvicinavano a lui.

Aveva la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi, il volto era accaldato, e anche quello era strano per una persona in grado di controllare la propria temperatura interna.

Eijiro si avvicinò titubante. “Todoroki?”

Todoroki aprì gli occhi ma non si mosse.

“Tutto ok?”

“Sì.”

Sembra senza fiato, ma tiene gli occhi fissi su Eijiro in quel modo che ogni volta gli faceva scorrere i brividi lungo la schiena. Aveva un’espressione concentrata e sofferente al tempo stesso, e sembrava stesse pensando profondamente a quello che aveva da dire. “In realtà, ti andrebbe di venire a cena da me?”

Se non lo avesse proposto lui, glielo avrebbe chiesto Eijiro. Era chiaro che non stesse bene, e Eijiro non lo voleva lasciare da solo in quelle condizioni, soprattutto adesso che Katsuki era fuori città.


Gli era sempre piaciuta casa di Katsuki e Todoroki, era un mix perfetto tra moderno e tradizionale, di design ma accogliente. 

Todoroki crollò sul divano, reclinò indietro la testa e chiuse gli occhi. Sembrava esausto, e Eijiro aveva la sensazione che ci fosse qualcosa in più oltre alla stanchezza della giornata di lavoro. Aveva i capelli ancora umidi per la doccia che si era fatto prima di lasciare l’agenzia e indossava una felpa nera di Katsuki che gli stava larga. Era veramente troppo adorabile per il povero cuore di Eijiro. D’istinto scattò una foto e la mandò a Katsuki. Gli aveva promesso che avrebbe tenuto d’occhio Todoroki mentre era via, dopotutto.

“Preparo i piatti e metto un film?” chiese Eijiro e si avviò verso la cucina con la busta del take away del posto di pancake all’angolo che Todoroki adorava.

La risposta di Katsuki non si fece attendere.

Sta bene?

Eijiro rispose subito. L’ho visto un po’ fuori fase. Ceno da voi e lo tengo d’occhio.

Katsuki rispose immediatamente, come se fosse rimasto attaccato al telefono in attesa della sua risposta. Bene.

Eijiro preparò piatti per entrambi, li portò in salotto e mise su un film. Mangiarono in silenzio, e lasciarono i piatti sul tavolino da caffè dopo aver finito – una cosa che non avrebbero mai potuto fare in presenza di Katsuki, ma finché non c’era potevano prendersi qualche libertà. 

Mano a mano che il film procedeva, Todoroki si rannicchiava sempre di più contro il divano e gravitava sempre più vicino a Eijiro. Era talmente vicino che poteva sentire il calore che emanava da lui. Era troppo, e aveva il volto accaldato ancora di più di quanto fosse stato. Eijiro cominciò a preoccuparsi.

“Stai bene?”

Todoroki rispose con un mugolio.

“Sento se hai la febbre,” avvertì prima di appoggiare una mano sulla fronte di Todoroki.

Era per metà bollente e per metà gelido, contava come febbre con il suo quirk? C’era un modo per capirlo? Avrebbe dovuto chiamare Katsuki? O un medico?

Todoroki sospirò di sollievo al contatto e si premette di più contro la mano di Kirishima, poi la spostò per appoggiare la fronte al suo petto, inspirò profondamente e fece un versetto soddisfatto. Solo in quel momento, quando erano così vicini, il suo odore raggiunse Eijiro. Sapeva di legna arsa nel caminetto e vaniglia, ma c’era qualcosa di più dolce sotto, dolce e con una punta di piccante.

Estro.

Todoroki era in calore, e se Eijiro non fosse stato un beta se ne sarebbe accorto molto prima. Doveva fare qualcosa, ma cosa? Avevo seguito le lezioni di educazione sessuale al liceo, ma non aveva prestato troppa attenzione, dal momento che era un beta pensava che la cosa non lo avrebbe mai riguardato da vicino, e adesso si sentiva perso. 

Katsuki, doveva chiamare Katsuki. Sicuramente lui avrebbe saputo cosa fare quando il suo compagno era in calore. 

“Todoroki,” partì Eijiro, mentre Todoroki aveva cominciato a strusciarsi contro il suo petto. “Todoroki,” ripeté, “credo che tu sia in calore.”

“Mh-mh,” mormorò Todoroki continuando a strusciarsi, si strinse a lui, come se volesse fondersi con lui e, non soddisfatto di quel contatto, montò sopra Eijiro e si mise a cavalcioni su di lui, stringendogli le braccia intorno al collo e nascondendo la testa nel suo collo. Giusto, il contatto fisico aiutava a calmare un omega in calore. Ma Eijiro era solamente un uomo, e quello era troppo per lui. Vedere Todoroki così aperto e vulnerabile… Aveva bisogno di aiuto.

Strinse un braccio intorno a Todoroki e si allungò verso il telefono che aveva lasciato sul bracciolo del divano. “Adesso chiamo Katsuki,” disse a Todoroki. “Lui saprà che cosa fare.”

Todoroki alzò la testa, “Katsuki? Dov’è?” 

“In missione,” gli ricordò Eijiro. “Ma adesso lo chiamiamo, va bene?”

Todoroki annuì, tornando a strusciarsi contro il collo di Eijiro. Era adorabile, troppo per il povero cuore di Eijiro che da anni cercava di sopprimere quella parte di lui.

Eijiro chiamò Katsuki, che rispose al secondo squillo.

“Che succede?”

“Todoroki è in calore,” disse subito, poi si fece coraggio e disse la parte successiva. “Si è messo in braccio a me, e non so che fare.”

Katsuki non esitò, “Resta con lui, non lasciarlo da solo. Io arrivo il prima possibile.”

“Katsuki?” chiese Todoroki e prese il telefono di Eijiro. 

“Ehi, Sho,” Eijiro sentì Katsuki dire. “C’è Eijiro lì con te, si prenderà cura di te. Io arrivo il prima possibile.”

Todoroki mugolò e scelse quel momento per cominciare a strusciarsi su di lui, e Eijiro sentì il proprio corpo reagire. Todoroki era uno dei suoi migliori amici, era il compagno del suo migliore amico in assoluto, non poteva assolutamente fargli questo. 

Eijiro riprese il telefono dalle mani di Todoroki.  “Katsuki, stiamo parlando di un calore, e…” sperava che quello fosse abbastanza per farlo capire a Katsuki, che sembrò afferrare.

“Lo so,” la sua voce sembrava tesa. “E se non fossi tu ti avrei già detto di andare via di lì immediatamente, ma…”

“Ma?”

Un momento di pausa, “Non dovevano andare così le cose,” disse. “Ne parliamo quando arrivo. Per ora resta lì.”

Non diede a Eijiro il tempo di dire altro e attaccò, e Todoroki cominciò a baciargli il collo. 

“Todoroki,” cominciò, incerto di quello che avrebbe dovuto fare.

“Shoto,” rispose Todoroki. “Chiamami Shoto.”

“Shoto,” ripeté Eijiro. “Non so che cosa dovrei fare,” ammise.

Shoto si mise a litigare con la maglietta di Eijiro, sembrava gliela dovesse strappare e lui capì l’antifona e se la tolse, poi Todoroki cominciò a fare lo stesso con la propria maglietta e Eijiro lo aiutò a togliersela. Shoto si appoggiò al suo petto e al contatto pelle contro pelle sospirò di piacere e sollievo, gli prese le mani e se le appoggiò sui fianchi. La sua pelle era gelida e bollente. 

“Lo so che lo vuoi,” disse Shoto. “Ho visto come guardi me e Katsuki, adesso puoi.” E la parte peggiore era che aveva ragione.

“Volevamo…” cominciò, e ogni parola sembrava una fatica. “Volevamo chiedertelo, ma non c’era mai l’occasione.” 

“Chiedermi cosa?” chiese Eijiro con la bocca secca.

“Chiederti di diventare nostro,” mormorò Shoto sulla pelle del suo collo. “Katsuki si era preparato un discorso,” sorrise come se ci stesse pensando.

Eijiro sentì il proprio cuore accelerare. Lo volevano? Volevano lui? Era per questo che Katsuki aveva detto… ma non poteva pensarci adesso. Adesso doveva occuparsi di Shoto, fare quello che poteva per farlo stare meglio. E se aveva imparato qualcosa era che quando non sapeva cosa fare la cosa migliore da fare era chiedere.

“Che cosa posso fare?”

Shoto gli prese la mano che era sul suo fianco e se la fece scivolare lungo la schiena, fino a farla scomparire dentro i suoi pantaloni. “Toccami.”

E Eijiro non poteva che rispondere a quel richiamo. Con le mani andò a cercare l’apertura di Shoto, era bagnato da morire e Eijiro lo penetrò con due dita direttamente. Shoto inarcò la schiena e gemette, e il gemito andò direttamente all’eccitazione di Eijiro.

Shoto si avventò sulle labbra di Eijiro e lo baciò, e allo stesso tempo si premette indietro contro le sue dita. Eijiro continuò a toccarlo fino a farlo venire, dentro i pantaloni era così duro da fargli male. 

Shoto si abbandonò contro il petto di Eijiro. “Nido,” mormorò.

Eijiro se lo caricò in braccio e lo portò in camera da letto, sul letto c’era il suo nido e Eijiro riconobbe, tra gli abiti di Katsuki, molti dei suoi che erano misteriosamente spariti e la cosa lo fece sentire bene. Depositò Shoto sul letto e si allontanò da lui per un momento per andargli a prendere un bicchiere d’acqua. Sentì Shoto mugolare perché era rimasto da solo e fece il più in fretta possibile. Quando tornò in camera, Shoto si era spogliato completamente. Eijiro fece lo stesso e si andò a stendere accanto a lui. 


Eijiro riuscì a dormire un po’ tra un’ondata e l’altra di calore. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando si erano chiusi in camera da letto, ma fuori dalla finestra non era ancora giorno, quindi non potevano essere molte ore, ma si sentiva stanco come se fossero giorni. Un beta non era progettato per restare tanto a lungo da solo con un omega – da quel poco che ricordava, a livello biologico la funzione dei beta era soprattutto quella di restare lucido quando il calore degli alpha e degli omega si sincronizzava, una sorta di guardia del corpo. Non gli sarebbe dispiaciuto essere il loro scudo, il pensiero gli scaldava il cuore. E forse c’era bisogno di lui prima del previsto.

C’era rumore nell’appartamento.

Facendo attenzione a non svegliare Shoto, Eijiro si alzò dal letto e aprì la porta della camera da letto, pronto a tutto.

La luce del bagno era accesa, e Eijiro si affacciò, e vide Katsuki che si stava lavando la faccia. Il dubbio di aver fatto qualcosa che non doveva tornò ad attanagliargli lo stomaco adesso che se lo trovava davanti.

Katsuki gli lanciò un’occhiata. “Ho visto che dormivate e ho pensato di darmi una sciacquata prima di venire a letto.”

“Certo. Adesso che sei qui io posso anche…”

“Cosa? Andartene?”

Eijiro non rispose. 

“Te l’ho detto, fossi stato chiunque altro ti avrei detto di andar via. Solo il fatto che ci fossi tu con lui non mi ha fatto uscire fuori di testa.”

Eijiro non sapeva cosa dire di fronte a tanta onestà. “Ho fatto quello che ho potuto.”

“Sono sicuro che sia stato sufficiente.”

“Aveva bisogno di te.”

“E anche di te. Hai visto il nido, no?”
Eijiro annuì.

Katsuki si appoggiò al lavandino.

“Te l’ha detto?”

Eijiro capì subito a cosa si stava riferendo. Annuì.

“Mi dispiace sia andata così. Appena sarà finito tutto questo ne riparleremo con calma.”

Eijiro era in grado di capire quando la sua presenza non era più richiesta. Dalla camera da letto, entrambi sentirono Shoto gemere. Subito Katsuki fu alla porta, pronto a scattare alla voce del suo compagno. Eijiro entrò in camera subito dopo di lui e lo trovò già steso a letto con le braccia intorno a Shoto che, nel sonno, passava il naso sulle ghiandole sul suo collo, beandosi del suo profumo, qualcosa che sicuramente Eijiro non aveva potuto fare.

Eijiro cominciò a recuperare i vestiti che aveva abbandonato sul pavimento, quando una mano lo tirò. Alzò lo sguardo, anche nella penombra riconosceva lo sguardo fiero di Katsuki.

“Dove stai andando?”

“Hai detto che quando sarà finito ne parleremo.”

“Sei un idiota,” mormorò, e lo tirò fino a farlo cadere nel letto. Shoto allungò una mano e strinse quella di Eijiro, mentre Katsuki se lo tirava addosso e lo baciava.

Eijiro sentì qualcosa sciogliersi nel suo petto rimettendosi a letto. Quello era esattamente il posto dove voleva essere adesso. 




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Titolo: I just wanna stay in that lavender haze 

Fandom: My hero academia

Missione: M3 – freccia

Parole: 1886

Rating: safe


E arriviamo adesso all’eroe numero uno della nostra classifica degli eroi più sexy in circolazione. E il titolo va… all’eroe Shoto! E voci di corridoio, ci dicono che sia ancora single — tutta la redazione si chiede come sia possibile —, quanto ancora durerà?


Izuku lo aspettava di fronte al palazzetto, con i capelli nascosti da un cappello e una mascherina che gli copriva le adorabili lentiggini. Shoto lo raggiunse e dalla piega degli occhi capì che sotto la mascherina stava sorridendo. Anche lui si era camuffato per l’occasione, cappello a nascondere i suoi capelli estremamente riconoscibili e occhiali non graduati per mascherare almeno un po’ la cicatrice.

Sopra le loro teste, gli stendardi con il logo della HeroCon si agitavano al leggero venticello di aprile. 

Insieme entrarono alla convention e cominciarono a girare tra gli stand. Shoto era un eroe ormai da anni, ma ancora non si era abituato a vedere il suo viso riprodotto su poster, spille, action figures, e sui volti di altre persone che si truccavano per somigliare a lui, alcune talmente bene da fargli talvolta venire il dubbio che si stesse guardando allo specchio.

Il dorso della mano di Izuku sfiorò il dorso della sua. Erano in pubblico e più di quello non potevano fare, ma Shoto non avrebbe voluto altro che girare la mano e stringere quella di Izuku — tenersi per mano gli piaceva, aveva scoperto. 

Camminarono un po’ più vicini. L’attenzione di Izuku venne catturata da uno stand che vendeva merchandise vintage. Izuku si gettò sulla sezione dedicata a All Might, alla ricerca di qualcosa che non avesse già, e ogni oggetto che incontrava era accompagnato da una spiegazione completa di quando fosse stato fatto e per quale occasione. C’era una figure della Golden Age che, a quanto pareva, stava cercando da anni. Mentre Izuku pagava, l’attenzione di Shoto venne catturata da un angolo dello stand, dove erano accumulate alcune figures di Crimson Riot.

“Ne vuoi prendere una per Kirishima?” Chiese Izuku.

Shoto annuì, “Mi aiuti a scegliere?”

Izuku si mise a studiare le figures con serietà, come se fosse davanti al merchandise di All Might. Shoto non sapeva che cosa avesse fatto per meritare tutto quello, ma non aveva intenzione di farsi troppe domande.

Con l’aiuto di Izuku, Shoto scelse due figures da portare a Kirishima. 



Shoto e Deku sono stati avvistati insieme alla HeroCon di questo fine settimana! 



Entrambi gli eroi erano in borghese, e si sono aggirati per tutta la giornata tra gli stand. L’amicizia tra i due è ben nota sin dai tempi del liceo — tutti ricordiamo il loro fantastico scontro al primo festival sportivo — ma dalle foto che siamo riusciti a ottenere sembra che possa esserci qualcosa in più. Numerose persone hanno testimoniato la vicinanza tra i due, e non sarebbe una sorpresa che tra i due possa essere scattato qualcosa, sono numerose le coppie nate in quella classe, dopotutto. 

Che Shoto abbia finalmente trovato la persona giusta per accasarsi? 



Il sabato mattina, la palestra vicino casa di Shoto era semideserta. Era il momento perfetto per allenarsi senza dover fare la fila per le macchine. Era meno attrezzata di quella che avevano in agenzia, ma era esattamente a metà strada tra casa di Shoto e casa di Kirishima, e da un po’ di tempo avevano preso l’abitudine di vedersi lì il sabato mattina per poi andare a fare il brunch insieme. 

Shoto finì la sua ultima serie alla abdominal machine e si prese un momento per riprendere fiato. Gli rimanevano solamente gli esercizi di stretching da fare, la cosa che odiava di più. Prima di spostarsi verso la saletta per gli esercizi a corpo libero, si lanciò un’occhiata intorno per vedere dove fosse Kirishima. Stava lavorando alla lat machine, le maniche larghe della canotta lasciavano intravedere i muscoli della sua schiena che si muovevano per il movimento e lo spettacolo era affascinante. Kirishima completò l’ultima serie e si alzò dalla macchina. Si guardò intorno e quando i suoi occhi si posarono su Shoto, che ancora non si era mosso dal suo posto, e gli sorrise. Si alzò e si avvicinò a lui. 

“Stretching?”

“Stretching,” rispose Shoto con fare lamentoso.

Kirishima rise. “Andiamo,” disse porgendogli la mano. Shoto la prese per alzarsi e lo seguì nella saletta. 

Lui e Kirishima si sdraiarono l’uno accanto all’altro e cominciarono i loro esercizi. Shoto non era mai stato particolarmente flessibile, non era proprio il suo punto forte, a differenza di Izuku o Katsuki. Kirishima era più o meno come lui, e il suo quirk non lo aiutava, almeno potevano capirsi.

Shoto stava litigando con un nuovo esercizio che non gli riusciva in alcun modo. Kirishima rise guardandolo. 

“Aspetta, ti do una mano,” disse alzandosi. “Non puoi farlo da solo quello.”

Prese una gamba di Shoto e cominciò a spingerla verso di lui, allungandogli i muscoli. Dalla sua posizione, Shoto vedeva Kirishima sopra di lui, leggermente sudato, con i capelli che gli ricadevano sulla fronte. Se lo stretching fosse sempre stato così, Shoto si sarebbe lamentato molto di meno con i suoi trainer.

Chissà se Katsuki conosceva già quell’esercizio. Glielo avrebbe dovuto far vedere al loro prossimo allenamento. 



Red Riot e Shoto sembrano molto in confidenza. Fonti vicine ai due, ci raccontano che tutti i sabato mattina i due si vedono in palestra, dove si allenano insieme.

Red Riot e Kirishima si conoscono sin dai tempi della scuola, e le foto dimostrano quanto i due siano in confidenza. Spesso di sabato sono stati visti a pranzo insieme, forse proprio a seguito dei loro allenamenti supplementari del sabato mattina? 

Ultimamente, erano circolate voci di una possibile relazione tra Shoto e Deku. Deku è a conoscenza di questi incontri settimanali? E che cosa ne pensa?

Il mistero resta ancora da svelare.

Shoto uscì dal portone, Katsuki lo aspettava in strada in sella alla sua moto. Indossava una giacca di pelle, che fece venire i dubbi a Shoto per quello che aveva indossato – una maglietta a collo alto e un cardigan. 

“Va bene così?” chiese avvicinandosi alla moto. “Non mi hai detto dove stiamo andando.”

Katsuki lo guardò dall’alto in basso. “Passabile,” disse porgendogli un casco. “Andiamo adesso.”

Shoto montò in sella alla moto. “Dove stiamo andando?” chiese al primo semaforo.

“Non hai proprio pazienza,” commentò Katsuki. “Stiamo andando a un concerto.”

“Oh,” esclamò Shoto felice. Non era mai stato a un concerto prima, ed era emozionato. 

 Katsuki sorrise e ripartì. Mano a mano che si avvicinano allo stadio, il traffico e la folla aumentavano. Alcuni indossavano le fasce del gruppo legate sulla fronte, altri agitavano bastoncini luminosi, altri ancora avevano delle bandiere più grosse di loro sulle spalle.

Katsuki lasciò la moto nel parcheggio del palazzetto e aiutò Shoto a scendere. Poco distante, c’era un carretto da cui arrivava un odore delizioso di tokoyaki che riproduceva al massimo volume tutte le canzoni più famose del gruppo probabilmente prese a caso da una playlist già fatta di Spotify.

“Possiamo prenderli?”

Katsuki alzò gli occhi al cielo, “Fai in fretta, o i posti buoni finiranno.”

Shoto annuì e si mise in fila per i tokoyaki, poi si avviarono all’entrata, con Shoto soddisfatto del suo acquisto. Ne offrì uno a Katsuki che lo mangiò direttamente dal suo bastoncino — a Shoto venne da ridere, era proprio una cosa da coppietta, una di quelle che Katsuki aveva giurato non avrebbe mai fatto quando avevano cominciato a frequentarsi.

Dentro al palazzetto, l’atmosfera era elettrica. Le persone aspettavano con ansia l’arrivo del gruppo e quando le luci si spensero si alzò un coro di urla eccitate.

La mano di Katsuki raggiunse la sua e la strinse. “Vedi di non perderti,” disse. “Non voglio sentire Izuku se ti perdo qui.”

Shoto ricambiò la stretta. Il rumore intorno a lui era quasi assordante, e lo divenne ancora di più quando partì l’intro della prima canzone. Shoto si guardò intorno con fare frenetico, poi si voltò verso Katsuki.

“Che cosa dovrei fare?” chiese.

“Non devi fare niente, Halfie,” disse. “Se conosci le canzoni canti, se non le conosci stai zitto, se ti va di ballare balli, fine.”

“Oh,” Shoto annuì e tornò a guardarsi intorno. Il gruppo comparve sul palco, la prima canzone partì, intorno a lui le persone cominciarono a cantare e ballare. Anche lui si ritrovò a canticchiare le canzoni che conosceva, e mano a mano che la musica lo trascinava si ritrovò anche a ondeggiare sul posto, ballando un po’,

Teneva ancora la mano di Katsuki, che assecondava i suoi movimenti. Non lo lasciò andare per tutto il concerto.

 

Il mistero che circonda la vita sentimentale dell’eroe Shoto si infittisce ancora. Ieri sera hanno cominciato a circolare su Twitter delle foto che testimoniavano la presenza dell’eroe Shoto al concerto che si è tenuto nel palazzetto cittadino in compagnia di… Dynamight! Dalle foto sembrerebbe che i due si siano tenuti per mano per tutta la durata del concerto, e alcuni testimoni oculari hanno raccontato che i due sembravano tenere degli atteggiamenti molto intimi.

Sorge di nuovo la domanda: che cosa sta succedendo nella vita romantica si Shoto? Sta veramente uscendo con qualcuno? Siate certi che continueremo a indagare!

La truccatrice diede gli ultimi ritocchi al trucco di Shoto, poi sparì dietro le quinte. Davanti a lui, l’intervistatrice diede un’ultima letta ai fogli con le domande che si era preparata.

“Trenta secondi,” annunciò il cameraman.

Shoto era sempre nervoso prima delle interviste, non erano il suo forte, ma facevano parte del suo lavoro quindi ogni volta si faceva forza e andava.

“Tre, due, uno… In onda!”

L’intervistatrice introdusse la puntata, e introdusse lui, e cominciò con le solite domande di rito a cui Shoto aveva già risposto centinaia di volte: il suo lavoro, che cosa faceva nel tempo libero, cose abbastanza standard e su cui ormai Shoto andava sul sicuro.

“Ci avviciniamo alla conclusione di questa intervista, e non posso non farti la domanda che è ultimamente sulla bocca di tutti,” disse l’intervistatrice.

Shoto la guardò incuriosito, c’era qualcosa che lo riguardava che era sulla bocca di tutti? Non ne aveva saputo niente.

“Ci sono state molte chiacchiere ultimamente sulla tua vita sentimentale, e i fan sono divisi, si chiedono se tu stia uscendo con qualcuno, i nomi di Red Riot, Deku e Dynamight sono saltati fuori. Quindi ti chiedo, stai uscendo con qualcuno di loro?”

Ah, quella questione scottante. C’era un giornaletto di second’ordine che stava basando le sue vendite su quella storia, da quello che gli aveva detto il suo PR. Shoto aspettò un momento prima di rispondere. Ne avevano parlato prima, e avevano deciso che non l’avrebbero dichiarato, ma che se fosse saltata fuori la cosa non l’avrebbero nascosta non si sarebbero nascosti. Sembrava che il momento fosse finalmente arrivato.

Shoto sorrise, “Con tutti e tre,” disse.

L’intervistatrice scoppiò a ridere, “E anche oggi, Shoto ci ha deliziato con il suo umorismo,” disse. “Per questo episodio è tutto, ci vediamo martedì prossimo.”

Shoto salutò la telecamera, con un leggero sorriso sulle labbra. Era buffo che non gli avessero creduto, ma non sorprendente. Lui aveva detto la verità, ma se le persone decidevano di continuare a farsi domande credendo più ai giornaletti di gossip che a lui, beh, non era un problema suo.


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Titolo: count me in

Fandom: My hero academia

Missione: M3 – V

Parole: 1496

Rating: safe

Non è neanche mezzogiorno, e Katsuki ha già un chiodo saldamente conficcato nell’arco del suo sopracciglio sinistro.

“Non può farti male,” ringhiò spazientito all’indirizzo di Todoroki. Guardava la padella come se potesse saltare via dai fornelli e morderlo, agita le bacchette a distanza cercando di girare le uova come se avesse in mano una bacchetta magica in un capitolo tagliato di Harry Potter.

“Lo so,” risponde Todoroki a denti stretti.

Per la prima volta da quando tutta questa storia ha avuto inizio Katsuki sente una nota di irritazione nella sua voce solitamente piatta. Ha una ruga che gli solca la fronte, e riesce comunque a essere bello, e Katsuki deve fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per restare seduto al suo posto e non strappargli le bacchette dalle mani e prendere in mano la situazione prima che le uova si brucino. 

Todoroki prende il coraggio a due mani e si avvicina alla padella, ma ogni volta che versa un po’ delle uova sbattute dalla ciotola, lo sfrigolio lo fa sobbalzare e irrigidire. Katsuki vorrebbe essere infuriato con lui, ma conosce fin troppo bene la storia della sua famiglia per non capire da dove viene la sua reazione.

Il tamagoyaki che sta preparando sta venendo fuori con una forma sbilenca e vagamente bruciacchiato, ma l’espressione sul viso di Todoroki è concentrata, come se in quel momento non esistesse nulla al di fuori di quella padella. 

“Ungi di nuovo la padella,” istruisce Katsuki e Todoroki esegue. “Questo è l’ultimo strato. Devi arrotolarlo più stretto rispetto a quelli di prima, è quello che deve tenere tutto insieme.”

Todoroki annuisce, con lo sguardo fisso sulla padella, e prova a eseguire. Muove le bacchette in modo impacciato, e rompe lo strato d’uovo in più punti. Todoroki finisce di arrotolarlo e lo sposta sul piatto, poi lo taglia a fettine. Il risultato è sfilacciato e irregolare, ma lo serve comunque in due piatti e ne appoggia uno di fronte a Katsuki con sguardo preoccupato.

Katsuki assaggia. La parte centrale è quasi cruda, ma gli strati esterni sono più compatti, nonostante i numerosi buchi. Il risultato è completamente sciapo, ma nel complesso è commestibile. Guarda Todoroki e annuisce, e il modo in cui il viso di Todoroki si illumina è quasi adorabile.

Tutto era cominciato un paio di settimane prima, quando Todoroki gli aveva teso un’imboscata dopo una delle sue sessioni di allenamento del sabato mattina e gli aveva chiesto di insegnargli a cucinare. Katsuki si era opposto con tutte le sue forze, ma Todoroki aveva insistito. Katsuki era stato costretto a cedere quando Todoroki aveva innalzato un muro di ghiaccio per evitare che un detrito gli cadesse in testa durante una missione nel corso del loro tirocinio. E adesso si ritrovava incastrato in quelle lezioni segrete: la domenica mattina, nella cucina del dormitorio, prima che tutti si svegliassero. Con il senno di poi, forse avrebbe preferito il masso in testa.

Katsuki prende un altro boccone di quell'obbrobrio e finalmente fa la domanda che gli ronza in testa da quando tutta quella storia è cominciata. 

“Perché vuoi imparare a cucinare? Ti nutri di pacchetti di soba fredda!”

Todoroki avvampa di colpo, una fiammella gli scappa dall’orecchio – deve decisamente lavorare sul controllo del suo lato sinistro, il bastardo, prima che  possa sperare di sconfiggerlo al loro ultimo festival sportivo. Manca poco più di un mese, gli conviene sbrigarsi. Todoroki abbassa lo sguardo e con le bacchette gioca con il cibo che ha preparato. Biascica qualcosa che Katsuki non capisce.

“Eh?”

“Volevo fare una cosa carina per… Kirishima.”

Un sasso cade pesantemente nello stomaco di Katsuki e si accoccola lì saldamente. Ovvio che Todoroki abbia una cotta per Kirishima. E Kirishima – e Katsuki odia quanto sia percettivo in certi momenti – non sarebbe per niente opposto all’idea di uscire con Todoroki. Lo ha visto nel modo in cui si illumina quando Todoroki entra in una stanza, nell’attenzione che gli dedica ogni volta che apre bocca, nel modo in cui gli ronza intorno in continuazione. Dopotutto, chi sano di mente sceglierebbe lui quando c’è qualcuno come Todoroki in circolazione?

Cerca di ricomporsi prima di rispondere. “Stai facendo tutto questo per capelli di merda?”

Todoroki abbassa lo sguardo e annuisce in modo quasi impercettibile.

“Abbiamo cominciato a uscire da un paio di settimane, e lui fa sempre cose carine per me. Volevo fare qualcosa di carino per lui.”

Il peso del sasso nello stomaco di Katsuki triplica, e lui scoppia a ridere di una risata forzata. Non solo perché Todoroki potrebbe tranquillamente prendergli una bottiglietta d’acqua da un distributore perché Kirishima sia contento, ma anche perché sta totalmente sbagliando strada.

“Vieni con me,” dice alzandosi.

Tutto quello che vorrebbe fare è andare a nascondersi in camera, ma tre anni in quella classe lo hanno reso in qualche modo una persona migliore e, in fondo, quello che sta facendo Todoroki è una cosa carina, che Kirishima apprezzerebbe, e lui, nonostante tutto, vuole che Kirishima sia felice.

Insieme si avviano al supermercato vicino al dormitorio. Katsuki guida Todoroki fino al reparto carne. “Se vuoi fare una cosa buona per capelli di merda, prendi una qualsiasi bistecca da questo frigorifero e grigliala.”

Todoroki lo guarda perplesso, “Tutto qui?”

“Uno, grigliare una bistecca è un’arte. Due, sì. Tutto qui. Niente di troppo complicato.”

“Lo conosci bene.”

Già, e certe volte vorrebbe non fosse così. “Per mia sfortuna,” dice, attento a non rivelarsi troppo.

“Ti piace, non è così?”

Katsuki si paralizza nel mezzo della corsia frigorifero del market, poi si avvicina al banco frigo e comincia a far finta di analizzare le confezioni di carne esposte. Vorrebbe negarlo, ma ha senso a questo punto? Si limita ad annuire.

“Credo che anche tu gli piaccia.”

Come amico, certo. Katsuki lo sa.

“Intendo in senso romantico,” continua Todoroki, prendendo una confezione di carne e analizzando l’etichetta.

Katsuki non sta capendo. Todoroki non gli ha appena detto che stanno uscendo insieme? Che cosa sta succedendo.

“Mi sembra che tu abbia detto che state uscendo insieme,” risponde secco, appoggiando una confezione di carne e prendendone un altra.

“Sì,” e il modo in cui sorride nel dirlo è da diabete e costringe Katsuki a distogliere lo sguardo.

“Quindi questa conversazione non ha senso.”

Todoroki sembra pensarci per un momento. “Credo che Kirishima abbia talmente tanto da dare che una persona sola non sarebbe sufficiente a riceverlo. E non mi dispiacerebbe se l’altra persona fossi tu.”

Katsuki sente la terra mancargli sotto i piedi, ma in senso completamente nuovo rispetto a prima. Non riesce a credere a quanto sta sentendo. Credeva di non avere più possibilità, che tutto per lui fosse finito, e adesso… Adesso salta fuori che potrebbe ancora avere una possibilità?

Come se quella conversazione non fosse mai avvenuta, Todoroki sceglie una bistecca tra quelle del banco. Katsuki osserva la confezione, poi gliela strappa di mano e ne prende un altra.

“Andiamo.”

Tornano al dormitorio e nascondono la bistecca in frigorifero. Per il resto della mattina, Katsuki non riesce a concentrarsi su niente — figurarsi le ripetizioni di matematica che deve dare a Sero e Mina, si limita a colpirli in testa con il quaderno degli esercizi, ma non riesce a smettere di lanciare occhiate nervose a Todoroki e Kirishima, che studiano insieme seduti al tavolo della colazione.

Quando l’ora di pranzo si avvicina, Todoroki e Katsuki si alzano contemporaneamente, come a comando.

“Ehi, capelli di merda,” dice Katsuki. “Tra venti minuti in cucina.”

Todoroki e Katsuki si chiudono in cucina, ignorando il resto della classe che li guarda con fare sospettoso — come se sceglierebbe la cucina per attaccare briga con Todoroki, tch — e Katsuki spiega con pazienza a Todoroki come preparare la bistecca.

Il risultato è discreto, leggermente più cotta di quanto l’avrebbe fatta Katsuki, ma comunque accettabile.

“Non dico che devi parlare con Kirishima,” inizia Todoroki. “Ma se volessi farlo, posso lasciarvi soli.”

Katsuki non ha ancora fatto pace con quello che sta succedendo, ma c’è una voce dentro di lui che gli dice di cavalcare l’onda dell’assurdità e non far passare quel momento. Si sente tremare al solo pensiero, ma sa anche che più andrà avanti più sarà difficile: via il dente, via il dolore, no?

“Resta,” dice quasi forzandosi. “Questa cosa riguarda anche te, in fondo.” La verità è che non vuole restare solo, non vuole affrontare la cosa da solo, e in queste settimane di frequentazione ha scoperto che la presenza di Todoroki ha un effetto calmante su di lui.

Todoroki annuisce.

Esattamente venti minuti dopo, puntualissimo, Kirishima entra in cucina. Il suo volto si illumina quando Todoroki gli passa la bistecca e gli dice che l’ha preparata per lui. Katsuki li guarda, come se fosse un estraneo. Poi Todoroki gli lancia un’occhiata rassicurante, accogliente e Katsuki, in qualche modo, si sente improvvisamente parte di quello strano triangolo.

Prende un respiro profondo, con lo stomaco stretto come mai prima, neanche prima di un combattimento è così nervoso, e si siede di fronte a Kirishima.

Ha un discorso da fare. 


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Titolo: love you too

Fandom: My hero academia

Missione: M3 – U

Parole: 2268

Rating: safe



Il locale che avevano scelto per la cena era molto carino. Somigliava più a un pub che a un ristorante, ma l’aveva scelto Bakugou perché ”se devo venire a cena con voi, devo almeno rimediarci una buona cena”, e nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione la sua opinione quando si trattava di cibo e ristoranti.

Mina e Kirishima sono già seduti al tavolo. Denki li raggiunge e Kirishima lo saluta con un abbraccio e ordina una birra anche per lui mentre aspettano. Denki è particolarmente contento di essere qui stasera, con i loro lavori era da un po’ che non riuscivano a vedersi per una cena e organizzare quella era stato una partita a Tetris.

Sero arriva poco dopo, e ora manca solo Bakugou. Conoscendolo stava ricontrollando che tutte le virgole nei suoi rapporti fossero al posto giusto. Mentre aspettano, Sero racconta della missione all’estero da cui è appena tornato. 

Quando Bakugou finalmente arriva non è da solo. Con lui c’è un ragazzo alto, dalle spalle larghe e una massa di capelli viola.

”Shinsou,” mormora Denki.

”Ho trovato un randagio,” dice Bakugou sedendosi al tavolo.

”Scusate l’intrusione,” dice Shinsou, sedendosi tra lui e Denki.

Dal tavolo si alza un coro di ”benvenuto” e ”nessun problema” e ”più siamo meglio è”, ma Denki non riesce a spiccicare una parola. Non si vedono dal diploma, circa nove mesi prima, e Shinsou se possibile è ancora più bello di quanto ricordasse. Non si incontravano mai durante le ronde perché Shinsou era andato a lavorare per un'agenzia specializzata in operazioni sotto copertura. Gli unici contatti tra di loro si erano limitati al continuo scambio di meme che andava avanti da quando Shinsou era stato trasferito nella loro sezione, e ritrovarselo davanti adesso era… intenso.

”Come va il lavoro?” Chiede Kirishima.

E Shinsou inizia a raccontare quanto può, la sua voce è bassa e suadente e Denki passerebbe volentieri l’intera serata ad ascoltare solo lui. 

Ordinano, mangiano, la serata procede bene. Denki partecipa alla conversazione, ma ha sempre un orecchio teso verso Shinsou e gli lancia occhiate ogni volta che può.

Quando la serata giunge al termine, è troppo presto. Denki non vuole ancora lasciarlo andare. 

”Da che parte vai?” Chiede a Shinsou. È la prima volta che gli rivolge la parola direttamente nel corso della serata.

”Abito di là,” e indica la stessa direzione in cui deve andare Denki.

”Facciamo un pezzo di strada insieme?” 

Shinshou sorride appena, ”Volentieri.” 

Denki sente il suo petto sciogliersi. Bene, la cotta che aveva per lui non è passata a quanto pare, buono a sapersi.

Si avviano in silenzio. È Shinsou a parlare.

”Pensavo non volessi parlarmi.”

”Mi sembrava avessi già il tuo bel da fare con l’attenzione di tutti addosso,” risponde Denki, una mezza verità. Sa che stare al centro dell’attenzione lo stanca, ma è anche vero che ha passato la serata a cercare di capire come parlargli senza rendersi completamente ridicolo. 

”Vero,” commenta Shinsou. ”Ma mi ha fatto piacere venire. Ultimamente, con il lavoro, quando non sono in ufficio o in missione gli unici esseri viventi che vedo sono i miei gatti.”

Denki scoppia a ridere. Ovvio che appena va a vivere da solo si prende i gatti, ci avrebbe scommesso.

”Quanti me hai?”

Shinsou parte allora a descrivere i suoi gatti, con la voce più entusiasta che Denki gli abbia mai sentito — non è difficile da riconoscere se lo si conosce un po’.

Quando arrivano all’incrocio in cui si devono separare è ancora troppo presto per Denki, ma non ha più scuse. La tensione nell’aria è forte quando si salutano.


Denki rientra a casa e trova le luci spente, deve essere andata già a letto. La trova sotto le coperte a leggere un libro. Senza neanche cambiarsi, Denki si butta sul letto e appoggia la testa sulle sue gambe. Kyoka chiude il libro e passa le mani tra i suoi capelli.

”Yaoyorozu è già andata via?” Chiede Denki.

”Poco dopo cena, ha il turno presto domani mattina.”

”Come è andato l’appuntamento?”

Kyoka arrossisce appena, in quel modo che Denki trova sempre adorabile, e lui ha tutte le risposte di cui aveva bisogno. Le sorride, contento per lei.

”La cena?”

”Tutto bene.”

”Ma…?”

Denki si copre il viso con le mani, facendo finalmente uscire il quindicenne alla prima cotta dentro di lui che era riuscito a trattenere per tutta la serata. ”C’era Shinsou.”

Kyoka ride. ”Ancora?”

In risposta, Denki geme. ”Dovevi vederlo…”

Kyoka si china su di lui e lo bacia. ”Chiedigli di uscire.”

”Dici?”

”Sì. Secondo me accetta.”

Denki si copre di nuovo il viso con le mani. ”Non so come,” ammette.

”Troveremo un modo.”

E sapendo di avere lei dalla sua parte, Denki ci crede.


”Devi solo chiedergli di pranzare insieme!” dice Kyoka spazientita.

Denki, seduto al tavolo della colazione, continua a guardare la conversazione con Shinshou. L’ultimo messaggio è una foto dei gatti di Shinsou che ha ricevuto due giorni prima, la mattina dopo la cena. Sono passati tre giorni, e ancora non ha trovato il modo di chiedergli di uscire, nonostante le insistenze di Kyoka e il supporto di Yaoyorozu — che ovviamente aveva saputo tutto il giorno dopo e era entrata anche lei a far parte del piano, anche se le sue idee, fino adesso, si sono dimostrate piuttosto… infattibili.

Kyoka prende un sorso di caffè e sospira spazientita, strappa il telefono dalle mani di Denki, scrive qualcosa e glielo restituisce. 

Adesso, la conversazione con Shinsou si era arricchita di un nuovo messaggio: Hey. Sei libero per pranzo?

Pranzo, bene, meno impegnativo della cena. Denki lancia uno sguardo riconoscente a Kyoka e mette il telefono in tasca, sicuro che Shinsou ci metterà un po’ a rispondere come al solito e esce per il suo turno.

La risposta gli arriva proprio durante la pausa pranzo. Sono libero adesso, e non sono lontano dalla tua agenzia. Buoni posti in zona?

Denki andò nel panico. Sì, il pranzo andava bene, ma così è troppo presto, ha troppo poco preavviso, che deve fare? Dove possono andare? E deve rispondere al messaggio! Preso dal panico, chiama Bakugou, che risponde al terzo squillo.

“Spero che tu sia in punto di morte.”

“Quasi. Qual è un buon posto dove pranzare vicino alla mia agenzia?” 

Bakugou sospira pesantemente, probabilmente si sta strusciando gli occhi in quel momento e incasinando l’eye-liner che continua a sostenere di non usare, ma gli dà il nome di un posto, e subito Denki chiude la chiamata e dà il nome a Shinsou. Raggiunge anche lui il locale, prende il tavolo e mentre aspetta Shinsou usa lo schermo del telefono come specchio per sistemarsi i capelli. Era sempre così nervoso prima di un appuntamento? Non ricordava di essere stato così nervoso prima di uscire con Kyoka. Ma poi quello si poteva considerare un appuntamento? 

Shinsou arriva poco dopo e subito lo raggiunge al tavolo. La conversazione all'inizio è stentata, ma presto si sciolgono e la situazione migliora. Denki non riesce a smettere di guardare le sue labbra mentre parla, e ha la vaga sensazione che per Shinsou sia lo stesso.

La fine della pausa arriva, ancora una volta, troppo presto. Shinsou è interessante e divertente, e Denki vuole passare più tempo con lui. Ha bisogno di inventarsi qualcosa e in fretta.

“Kyoka fa un concerto venerdì sera,” sputa fuori, e gli sembra una buona idea. Shinshou e Kyoka hanno sempre avuto gusti musicali simili, e Denki sa che a lui non dispiace la sua musica. ”Se ti va di passare,” aggiunge come un ripensamento.

Shinsou sorride, appena accennato e dolce, e il cuore di Denki salta un battito – avere una cotta è così complicato.

“Volentieri,” dice Shinsou. ”Mi scrivi i dettagli?”

“Certo.”

Pagano il pranzo e Shinsou esce dal ristorante. Denki lo guarda andare via con aria sognante.


Kyoka era sempre splendida quando era sul palco. Denki non riesce a smettere di sorridere mentre la guarda dal parterre. È come un pesce nell'acqua, la gioia che sprizza mentre suonava la rende ancora più bella di quanto non sia di solito. 

A giudicare dal modo in cui Yaoyorozu, poco distante da lui, tiene gli occhi fissi sul palco deve essere d'accordo con lui. Le mancano solo gli occhi a cuore. Sono veramente belle insieme, nessun dubbio al riguardo, e quella relazione aveva reso Kyoka così felice. 

Una mano si appoggia sulla spalla di Denki e il viso di Shinsou compare nel suo campo visivo. Ha in mano due birre e ne porge una a Denki, poi si mette lì accanto, muove la testa a tempo di musica. 

Ha il viso rilassato, e un lieve sorriso sulle labbra. La giacca di pelle che indossa gli fascia alla perfezione le spalle larghe. 

Mentre lo fissa, Shinsou si volta verso di lui. Lo fissa dritto negli occhi e la tensione tra loro è palpabile nella penombra del locale. La canzone finisce e ne parte un'altra, una delle preferite di Denki del repertorio di Kyoka, una ballata che aveva scritto subito prima del diploma per salutare la classe a modo suo.

Denki sente la tensione crescere, l'aria è elettrica, il volto di Shinsou sempre più vicino. Ed è allora che Denki viene preso dal panico, il battito del suo cuore impazzisce e si sente sudare freddo. 

Ha sempre saputo di essere bi, ma non ha mai fatto nulla prima con un ragazzo. Non è pronto, non se la sente e forse non se la sentirà mai.

Denki fa un passo indietro e fa appena in tempo a vedere la delusione sul volto di Shinsou prima di allontanarsi da lì. 

Lo rivede ancora una volta nel corso della serata, dopo il concerto, mentre ha la testa nascosta nella spalla di Kyoka: con la coda dell'occhio lo vede uscire dal locale, ma non fa nessuna mossa per fermarlo.


Nel fine settimana non lavorano, ma sono a disposizione – pronti a scattare se dovesse esserci un emergenza. Di solito sono i momenti che lui e Kyoka umano per stare un po' insieme quando di solito riescono a malapena a vedersi durante la settimana.

Denki è saldamente intenzionato a passare tutto il fine settimana a letto, con le coperte sopra la testa a tenda. Non riesce a credere che ha bruciato ogni possibilità che aveva con Shinsou la seconda volta. La prima volta, al liceo, non aveva avuto neanche il coraggio per fare il primo passo, ma questa volta stava andando meglio – almeno il primo passo l'aveva fatto –, credeva davvero di farcela, e aveva rovinato tutto.

Kyoka si stende sul letto accanto a lui. ”Hai provato a scrivergli?”

”Non mi ha risposto.”

”Riprovaci, allora.” 

”Mi odierebbe ancora di più.”

”Non credo ti odi.”

Denki era abbastanza convinto di sì, ma non vuole dirlo ad alta voce. ”Dovresti andare al tuo brunch con Yaoyorozu,” dice invece.

“Non voglio lasciarti mentre stai così.”

“Non è un problema, non ho intenzione di muovermi da qui.”

Kyoka si alza dal letto. Denki è convinto che stia andando a vestirsi, ma torna dopo poco e si stendere di nuovo sul letto. ”Ho chiesto a Momo di portare qui il brunch,” dice. ”Ma non puoi mangiare a letto, quindi ti devi alzare.”

“Le hai detto di prendere i French toast?”

“Sì,” risponde lei con un sorriso.


“Diglielo,” dice Yayorozu dopo aver sentito tutta la storia. Hanno trovato un compromesso e stanno mangiando il brunch sul divano.

“Digli perché ti sei innervosito così, sono sicura che non ce l'avrà con te.”

“Ma se non mi vuole parlare è complicato, e non so né dove vive, né dove sia la sua agenzia.”

“Allora mandargli un messaggio.”

Denki si convince a mandare un messaggio, ma anche stavolta non riceve risposta.


Ci vogliono altri due giorni perché Shinsou si decida a rispondergli. Accetta di vederlo al parco vicino all'agenzia di Denki.

Quando Denki arriva, Shinsou è già lì, seduto su una panchina. Lo raggiunge e gli si siede vicino.

C'è un momento di silenzio, e quando finalmente Denki si decide a parlare Shinsou lo batte sul tempo.

“Non sapevo di Jirou,” dice. ”Mi dispiace. Sono stato praticamente tutto il tempo sotto copertura, fuori dal paese, e non sapevo vi eravate messi insieme sul serio dopo il diploma.”

Denki non riesce a crederci. Quindi è quello che pensa? Denki ha bisogno di chiarire la situazione subito. E allora comincia a parlare, e una volta cominciato non riesce più a fermarsi. Gli racconta della sua relazione con Kyoka, di come hanno deciso di aprirla, della relazione di Kyoka con Momo, e di come capirebbe se una relazione del genere non facesse al caso suo. E arriva poi alla parte più spinosa: il suo essere bisessuale, ma non avere mai avuto il coraggio di provarci sul serio, e gli parla anche della sua cotta per lui, dal liceo a adesso, di come adesso almeno abbia avuto…

Le labbra di Shinsou sono sulle sue. Sa di caffè e cannella, e sono morbide e calde. Denki vuole essere interrotto nei suoi attacchi di parlantina sempre così in futuro. In quel momento, tutto è perfetto.


Kyoka apre la porta e si ritrova davanti Shinsou con il pugno alzato in procinto di bussare. 

“Sei in perfetto orario,” commenta lei, sistemandosi il cappello sulla testa. Esce dalla porta mentre Shinsou entra.

“Fate i bravi,” urla dalla porta.

“Divertiti con Yaoyorozu,” le risponde Denki dal divano. 

Shinsou chiude la porta dietro di lei e raggiunge Denki sul divano, lo saluta con un bacio. Sono ancora nella fase iniziale, un po' di imbarazzo ma tanta pienezza nel petto. 

“Che abbiamo in programma per stasera?” chiede Shinsou.

“Pensavo pizza e videogiochi.”

Shinsou sorride. “Mi piace. Basta che non ti lamenti se perdi sempre.”

Denki ride e lo bacia di nuovo. Si prospetta davvero una bella serata. 


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 Missione: M3 - Polyamory

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