first

Mar. 18th, 2020 06:10 pm
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Titolo: first
Fandom: Food Wars!
Missione: M3 - age difference + fanwork nsfw
Parole: 666
Rating: nsfw

C'è qualcosa di inebriante nel sapere che sarà lui a rubare tutte le prime volte di Yukihira. Il primo bacio, le prime carezze, il primo orgasmo raggiunto con mani non sue. Ma Shinomiya vuole spingersi ancora oltre, vuole fargli provare qualcosa di totalmente nuovo, qualcosa che non ha mai potuto sperimentare da solo.
Le sue labbra scendono lungo il corpo di Shinomya, percorrono la linea degli addominali appena accennata e sfiorano la pelle tenera. La lingua si infila nell'ombelico e Yukihira si lascia sfuggire un gemito, che cerca di nascondere coprendosi la bocca con la mano. Shinomiya sente la sua erezione, ancora confinata nei pantaloni, premere contro di lui, già completamente dura dopo quelle poche carezze e sorride. E' così giovane, gli ci vuole così poco per arrivare a quel punto.
Shinomiya scende ancora con le labbra, percorre la sua lunghezza da sopra la stoffa.
"Aspetta", prova a dirgli Yukihira, ma quello che esce sembra un gemito più di ogni altra cosa. Shinomya sostituisce le labbra con la mano e alza la testa per guardare Yukihira.
Ha tirato su la testa anche lui dal cuscino per guardarlo meglio, la linea dei suoi addominali è accentuata dal movimento. Shinomiya lo accarezza delicatamente, Yukihira socchiude gli occhi e si morde il dorso della mano mentre continua a guardarlo, qualunque cosa volesse dire gli si è bloccata in gola.
"Ti fidi di me?", gli chiede Shinomiya.
E Yukihira annuisce senza esitazioni, in un secondo. Shinomiya apre il bottone dei suoi jeans e li abbassa leggermente. Sente Yukihira tirare un sospiro di sollievo.
Lentamente Shinomiya abbassa anche i boxer. Yukihira si distende nuovamente sul materasso e lo lascia fare.
Shinomiya comincia a passare le labbra sulla carne tenera e bollente della sua erezione e il gemito che sfugge dalle labbra di Yukihira è delizioso.
Shinomiya percorre la sua lunghezza con la punta della lingua, Yukihira si irrigidisce solo per un momento prima di lasciarsi andare al piacere, inarca la schiena contro il materasso e Shinomiya sorride. Hanno appena iniziato ed è già in quelle condizioni.
Passerebbe giornate intere a nutrirsi solo dei gemiti di Yukihira. Si è ripromesso di non prenderlo fino a che non fosse stato maggiorenne, ma quando lo sente agitarsi così sotto di lui la tentazione di voltarlo e cominciare a prepararlo è forte. Solo immaginare che suoni potrebbe fare in quel contesto lo spinge quasi troppo vicino al suo limite. Deve esserci qualcosa nella gioventù di Yukihira che ha contagiato anche lui, perchè era dalle sue prime esperienze che non si beava così tanto del dare piacere a qualcun altro. Prima di lui tutti i suoi incontri erano stati egoisti, si era concentrato solo sul suo piacere, nonostante poi lo lasciassero freddo, erano stati poco più di una funzione fisiologica.
Le mani di Yukihira si artigliano alle lenzuola e Shinomiya decide che è arrivato il momento di smettere di stuzzicarlo. Prende delicatamente la punta di Yukihira tra le labbra, ci passa la lingua con attenziona e Yukihira quasi urla, volta la testa di lato e la affonda nel cuscino. Shinomiya lo prende un po' più in bocca, facendo attenzione a come muovere la lingua. Yukihira borbotta parole sconnesse nel cuscino, tiene tutti i muscoli in tensione per cercare di tenere fermo il corpo e Shinomiya conosce la sensazione. Ma Shinomiya non ha pietà, vuole tutto, vuole romperlo e fare in modo che rimanga suo, vuole essere il primo a contaminarlo. Vuole che comunque vadano le cose, Yukihira non possa dimenticarsi che sono state le sue le prime mani che gli hanno fatto provare piacere.
Shinomiya lo prende fino in fondo, sente la punta di Yukihira toccare il fondo della sua gola e lì Yukihira non ce la fa più, fa scattare in alto il bacino.
Comincia a muovere avanti e indietro la testa. Yukihira viene poco dopo. C'è qualcosa di inebriante nel guardare Yukihira che cerca di riprendere fiato, il corpo morbido tra le lenzuola di quella camera d'albergo, è sapere che il merito è suo.
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Titolo: can't help it
Fandom: Food wars!
Prompt: meta-fic
Parole: 1818
Rating: safe

Le luci dello studio televisivo scaldavano all’inverosimile la stanza e Shinomiya poteva sentire il suo trucco sciogliersi sul suo viso. Avrebbe voluto solamente toglierselo e lasciar respirare la pelle che sentiva soffocare sotto quello strato di fondotinta, ma non poteva farlo. Nella pausa tra una ripresa e l’altra si sedette alla toilette e lasciò alla truccatrice il compito di sistemare la situazione.
Mancava solo l’ultima ripresa della stagione, quella in cui avrebbero annunciato il vincitore di Master Francia, poi Shinomiya sarebbe potuto tornare al suo normale lavoro, al suo ristorante, che gli mancava quasi più di quanto gli mancasse casa sua.
Non sarebbe toccato a lui annunciare il vincitore, dal momento che era il suo primo anno come giudice e il compito avevano deciso che sarebbe toccato a quello più stagionato, chef Bernard, quello che aveva fatto tutte le stagioni. Lo chef con cui Shinomiya aveva cominciato a battibeccare sin dalle prime riprese. Avevano idee opposte totalmente su tutto, ma non si stavano veramente antipatici. Entrambi stimavano il lavoro dell’altro ed erano stati ospiti frequenti dei rispettivi ristoranti, ma i produttori gli avevano suggerito di tirare un po' la corda perchè cose del genere attiravano audience.
Terminarono le riprese e la mattina dopo Shinomiya ripartì all’alba. Era stata nel complesso un’esperienza divertente, alcuni dei ragazzi lo avevano veramente sorpreso e non gli sarebbe dispiaciuto rubare qualche idea. Stava seriamente valutando di accettare l’invito anche per l’anno successivo, ma prima voleva solamente tornare a casa sua e staccare un po’. Gli mancava cucinare nel suo ambiente.
Quello che non aveva considerato era però la nuova notorietà che avrebbe acquisito. Nei mesi successivi, subito dopo la messa in onda del programma, il suo ristorante aveva il pienone tutte le sere e le liste d’attesa si allungarono a dismisura. Per non parlare poi del fatto che le persone adesso lo riconoscevano per strada, alcuni si avvicinavano anche a lui per chiedergli una foto o un autografo. Alcune ragazze, in particolare, si avvicinavano a lui estremamente imbarazzate e scambiandosi risolini. Lo aveva sempre divertito suscitare timore negli altri - era il motivo principale per cui ogni anno che poteva partecipava agli eventi organizzati dalla sua vecchia accademia, ma c’era qualcosa di diverso. Non riusciva a capire come mai avesse acquisito tanta fama, non era stato particolarmente carismatico come giudice, anzi, era stato piuttosto duro e inflessibile.
L’occasione per scoprire il motivo della sua fama gli capitò una sera. Il suo ristorante sarebbe dovuto rimanere chiuso per dei problemi alle condutture del gas del quartiere, avrebbero dovuto risolvere la cosa in un paio di giorni. Era fastidioso, ma non poteva farci nulla.
Così quel giovedì sera Shinomiya si preparò a vedersi in televisione per la prima volta. Fino a quel momento non si era neanche preso la briga di guardare le repliche delle puntate. Si sedette sul divano del suo loft, con le gambe distese davanti a lui, appoggiate sul tavolino da caffè, pronto a vedere la puntata del programma. Si mise il telefono vicino, con il suo account di twitter pronto, l'hashtag già inserito nel motore di ricerca e aspettò che iniziasse.
Il primo impatto fu spiazzante: a guardare la sua immagine sul televisore non riusciva a credere che fosse così. Sapeva di non essere un brutto uomo, ma in tv - sicuramente anche grazie al trucco e alle luci, appariva veramente bene. Si prese un attimo per compiacersi di sè stesso.
Aprì twitter e cominciò a leggere i commenti alla fine della prima puntata. Fu un quel momento che capì uno dei motivi principali della sua fama. La maggior parte dei commenti era, per così dire, al limite con l’essere a luci rosse.
A quanto pare il suo essere così rigido lo faceva apparire sexy agli occhi della gente. Commenti su come potesse fare quello che voleva con loro, su come potesse calpestarli in qualunque momento o rimproverarli quando voleva e anche sculacciarli fioccavano.
Dopo l’iniziale sgomento, la cosa cominciò a divertirlo. Non aveva molto tempo per uscire, con il suo lavoro, ma gli faceva piacere vedere che poteva ancora essere considerato attraente e che non avrebbe avuto grossi problemi a trovare qualcuno se avesse voluto.
Un paio di commenti poi gli fecero alzare un sopracciglio dubbioso. Avevano messo delle gif dei suoi battibecchi con chef Bernard, alcune tratte dalle puntate precedenti, e le avevano commentate con cose del tipo quanto li shippo, io li shippo dalla prima puntata e qui la situazione non fa che peggiorare o anche si mangiano con gli occhi, io non…
Incuriosito fece una rapida ricerca su internet. Scoprì ben presto che cosa significasse shippare. Scoprì anche che qualcuno scriveva fanfiction o disegnava fan art. Storse la bocca e alzò un sopracciglio, ma non poteva negare di essere intrigato. Trovò un sito che archiviava le storie, erano circa un’ottantina e cominciò a leggerle.
Il giorno dopo si presentò a lavoro con le occhiaie per aver passato la nottata ad approfondire la questione - ringraziò solo di avere un lavoro che gli permetteva di dormire un po' di più la mattina, tanto la spesa al mercato era affidata ai suoi assistenti. Yukihira lo salutò con il solito sorriso ampio, Megumi con un cenno più timido. Lavoravano con lui da quasi un anno: subito dopo il diploma avevano preso un aereo e si erano presentati alla sua porta per riscuotere quel posto di lavoro che in momenti diversi aveva offerto a entrambi.
Quei due ragazzi erano veramente bravi, nonostante cercasse di essere il mentore impassibile, quando si erano presentati alla sua porta era stato costretto a rendersi conto di quanto fossero migliorati rispetto a quando li aveva conosciuti. In generale era veramente contento di esserseli assicurati per il proprio ristorante.
L'approccio di Megumi alle verdure, ai sapori casalinghi era perfetto per la sua cucina, mentre l'audacia di Yukihira era sempre stata qualcosa che lo aveva attratto, qualcosa che solo conoscendolo si era reso conto di aver perso. Non avrebbe mai ammesso ad alta voce quanto quei due ragazzini fossero stati di ispirazione per la sua cucina.
Cercò di mascherare le occhiaie.
La sua caposala venne da lui. - Le tubature del quartiere sono state sistemate, stasera possiamo aprire regolarmente -, gli comunicò.
- Bene -, rispose lui, prima di dare l'ordine a tutti di cominciare a preparare per il servizio per la serata. Anche lui aveva la sua dose di lavoro. Si mise a valutare con attenzione la qualità delle verdure scelte da Megumi al mercato - la ragazza aveva veramente occhio. Era ironico pensare che era stato proprio lui a rischiare di interrompere la sua carriera e proprio per un cavolfiore. Quando tutto fu pronto diede a tutti i soliti venti minuti di pausa prima di cominciare il servizio serale.
Vide Yukihira afferrare il suo telefono e sparire nello stanzino dello staff. Non c'era quasi nulla lì, c'era un divano sgangherato e un vecchio tavolo. Continuavano a ripromettersi di arredarlo e cominciare a sfruttarlo, ma ancora non lo avevano mai fatto e al momento era solo una stanza in cui lui si era ritrovato a dormire in quelle serate in cui rimaneva in cucina fino a tardi preso dall'ispirazione per un nuovo piatto o perchè bloccato sulla preparazione di un altro.
Alla fine dei venti minuti Yukihira non ricomparve. Shinomiya sbuffò e lo andò a cercare. Aprì piano la porta dello stanzino dello staff e si affacciò all’interno. Dalla sua posizione vedeva solo la spalliera del divano e i capelli di Yukihira spuntare di lato, con la testa sul bracciolo. Pensò che stesse dormendo, si avvicinò piano, ma quando si liberò la visuale vide che era sveglio, stava leggendo qualcosa sul suo telefono ed era talmente preso da non essersi neanche accorto della sua presenza lì. Incuriosito Shinomiya si abbassò per sbirciare. Riconobbe l’intestazione del sito su cui si era ritrovato a leggere quelle storie la sera prima.
Si abbassò ancora un po’, con un sorrisetto sul viso, e appoggiò la testa sul bracciolo, accanto a quella di Yukihira. Yukihina saltò sul posto e nascose il telefono contro il petto.
Shinomiya allungò la mano e sollevò nuovamente il telefono. Lesse un paio di righe e trovò il suo nome scritto. Come sospettava, Yukihira stava leggendo storie su di lui.
Shinomiya sorrise malizioso, Yukihira era rimasto paralizzato sul posto, non era neanche in grado di sdrammatizzare con una delle sue battute.
“...gli prese il viso tra le mani, facendogli sollevare la testa. Sorrise appena e lo baciò di nuovo, poi lo guidò verso la camera da letto”, cominciò a leggere ad alta voce direttamente nell’orecchio di Yukihira.
“Queste sono stronzate”.
Yukihira divenne rosso quasi quanto i suoi capelli. “Sì, lo so. Infatti i-”
“Non mi comporterei mai in quel modo”, lo interruppe Shinomiya.
Yukihira si strozzò con la saliva. “Uh?”, riuscì ad articolare.
“Non si guida qualcuno verso la camera da letto”, disse. Rese la sua voce più roca, “Lo si prende in braccio, gli si fanno incrociare le gambe dietro la schiena. Gli si bacia il collo”.
Shinomiya si avvicinò ancora, sfiorando quasi con le labbra il collo di Yukihira. Sapeva che non avrebbe dovuto, era il suo mentore e il suo datore di lavoro, ma quel ragazzino continuava a tentarlo con qualunque cosa facesse da quando l’aveva conosciuto e scoprire che leggeva storie erotiche su di lui era veramente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
“Con quelli piccoli come te funziona sempre”, continuò Shinomiya.
“E poi?”, chiese Yukihira. La voce gli uscì strozzata. Shinomiya la sentì direttamente nel basso ventre. La situazione stava degenerando e non poteva permetterselo.
“Potrei dirgli che è ora di tornare a lavoro e che sono già in ritardo di dieci minuti”, si riscosse all'ultimo rimettendosi in piedi.
Yukihira scattò seduto, con il viso in fiamme. “Uhm, sì", la voce gli uscì soffocata. Fece qualche colpetto di tosse. "Arrivo”
“Adesso”, gli disse Shinomiya con tono duro, rimettendosi in piedi e sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Adesso adesso?”
“Adesso adesso. Non ti farai una sega nella mia stanza del personale”.
Yukihira si alzò dal divano, ancora rossissimo in viso, e a Shinomiya non sfuggì il gesto con cui si sistemò il cavallo dei pantaloni. Dovette resistere al sorridere malizioso, cercò di coprirsi la bocca tirandosi su gli occhiali sul naso.
Sbuffando Yukihira si avviò verso la porta, Shinomiya osservava ogni sua mossa, aspetto che uscisse prima di lui e lo seguì per il corridoio. La giacca da chef gli stava bene, gli fasciava perfettamente le spalle, pensò Shinomiya camminandogli dietro.
Fece scendere lo sguardo fino al suo fondoschiena - come se già non lo facesse abbastanza quando lavorava in cucina.
Sapeva di essersi salvato in calcio d’angolo, sapeva di esserci andato veramente vicino a superare la linea che si era imposto. Si chiese quanto ancora avrebbe resistito.
Ma intanto dare un’altra letta a quelle storie, solo a scopo di ricerca, per vedere cosa potesse piacergli non avrebbe fatto male a nessuno.

Mani

Jan. 17th, 2020 09:58 pm
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Le mani di Shinomiya gli sollevano la maglietta, percorrono la sua schiena, accarezzano la sua pelle con la stessa attenzione con cui maneggia gli ingredienti. Averle addosso, sentirsi toccare con quella stessa devozione lo porta a cercare di più. Souma si spinge verso di lui, i bacini si sfiorano.
- Finirai per farmi arrestare -, gli dice Shinomiya alternando baci e ansimi.
Souma ridacchia leggermente sulle sue labbra, approfondisce il bacio. Succhia il labbro inferiore e lo mordicchia leggermente.
Sulla scrivania il biglietto aereo per il ritorno di Shinomiya in Francia incombe, ma per il momento vogliono continuare a ignorarlo.
 
[100 parole]

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Titolo: Valse allegro
Fandom: Food Wars! Shokugeki no Soma
Pair: Yukihira/Shinomiya
Parole: 1494
Prompt: allegro (Maritombola)


- Chef Shinomiya? -, lo chiama timidamente Marie, la caposala, affacciandosi alla porta della cucina.
Shinomiya trattiene a stento un gesto di stizza. Tutto il suo staff sa perfettamente di non doverlo disturbare mentre si occupa della preparazione per il servizio della sera.
- Cosa? -, risponde secco senza alzare lo sguardo dalla riduzione all’aceto balsamico a cui sta lavorando.
- Mi dispiace disturbare -, continua la ragazza. – C’è qualcuno che chiede di vederla -.
- Mandalo via –
- Ci ho provato. Si è seduto davanti alla porta e minaccia di non far entrare i clienti fino a che non l’avrà incontrato -.
Shinomiya sbuffa. – Chiama la polizia -.
Marie sembra avere qualche dubbio sulla cosa. – Oh. Okay -, mormora ugualmente. – Farò un altro tentativo, forse basterà la minaccia -.
- Almeno ha detto chi è? –
- No, solamente che doveva parlare con lei. Credo sia giapponese, ha i capelli rossi e…-.
Shinomiya non ascolta neanche il resto della descrizione. Alza gli occhi al cielo, gli viene da ridere ma si trattiene.
Era ovvio. Solamente lui poteva essere così testardo.
- Abel! -, chiama Shinomiya. – Continua tu la salsa -.
Si lava le mani ed esce dalla cucina.
Davanti alla porta del locale, avvolto in una giacca troppo leggera per l’inverno parigino, Yukihira Souma è seduto sullo zerbino. Guarda davanti a sé i parigini passeggiare per le strade illuminate dalle luci di Natale, con le buste dei regali strette in mano e i visi arrossati per il vento freddo.
Shinomiya non lo vede da anni, dal suo primo anno per l’esattezza – tra il gestire due ristoranti, fare avanti e indietro tra la Francia e il Giappone e cercare di guadagnarsi le stelle non ha avuto molto tempo per partecipare agli eventi della sua vecchia scuola.
Shinomiya apre la porta, si appoggia allo stipite con la schiena e incrocia le braccia. – Hai veramente intenzione di passare il resto della giornata lì? -.
Yukihira alza la testa, i suoi occhi ambrati si illuminano e sorride: - Shinomiya-senpai! -.
Shinomiya sente la necessità di distogliere lo sguardo. Sbuffa, chiude gli occhi e si tira su gli occhiali con l’indice. – Cosa vuoi? -.
Il sorriso di Yukihira si allarga. – Un lavoro -, risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Involontariamente, un angolo della bocca di Shinomiya si alza. Non può dire che la cosa lo sorprenda più di tanto e, se deve essere sincero, anche lui avrebbe fatto la stessa cosa alla sua età.
- Allora vai a cercarlo -, gli risponde.
La sicurezza di Yukihira non vacilla neanche per un secondo. – Io voglio lavorare qui -.
- Sei a malapena un pulcino -, Shinomiya alza un sopracciglio.
- Allora facciamo una battaglia culinaria! Se vinco mi assumi -, continua con un enorme sorriso.
- Non sei più a scuola, queste cose non funzionano -.
Il sorriso svanisce dal volto di Yukihira, il suo sguardo scatta da destra a sinistra cercando di farsi venire un’altra idea di come convincerlo.
- Almeno ti sei diplomato? -, lo interrompe Shinomiya.
Yukihira abbassa lo sguardo, il suo intero corpo sembra ripiegarsi su sé stesso, – Mi sono diplomato, ma non sono riuscito a prendermi il primo seggio -, confessa, la voce gli trema, la delusione è evidente.
A Shinomiya era arrivata voce della cosa da Gin: Yukihira aveva sfidato Erina decine di volte per ottenere il Primo Seggio, ma non aveva mai vinto contro il palato divino. Gli è sempre piaciuta l’ambizione di quel ragazzo.
- Entra -, gli dice Shinomiya, togliendosi dalla porta per farlo entrare.
Non appena entra nel ristorante il calore fa sospirare Yukihira, doveva aver sentito più freddo di quanto non avesse lasciato intendere seduto lì fuori.
Shinomiya gli fa cenno di seguirlo in cucina. Getta un’occhiata all’orologio da parete appeso in cucina – hanno tempo prima di finire la preparazione.
- Fuori -, ordina al suo staff.
Tutti alzano lo sguardo dai loro impieghi e si immobilizzano, ma quando vedono lo sguardo deciso e gli occhi quasi ridotti a fessure dietro le lenti degli occhiali decidono di non far domande. Escono in silenzio dalla cucina.
Yukihira si guarda intorno con gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta, sembra un bambino in un parco giochi. Shinomiya sorride come un genitore orgoglioso. La sua cucina è il sogno di ogni cuoco, lo sa perfettamente. L’ha fatta crescere a poco a poco, trovando sempre spazio per le nuove tecnologie fino a renderla all’altezza delle stelle che vuole ottenere. Ne ha ottenuta solo una per il momento, ma sa che le altre arriveranno.
- Hai venti minuti -, dice a Yukihira.
Il ragazzo fa scattare la testa nella sua direzione con gli occhi spalancati. Per la prima volta la sua sicurezza sembra vacillare.
- Dimostrami che puoi stare in questa cucina -, continua Shinomiya, allargando le braccia per mostrare la cucina. – Nella cella lì dietro trovi gli ingredienti. Fa’ di non sprecarli -.
Lo sguardo di Yukihira torna determinato. Non è il tipo da indietreggiare davanti a una sfida e sa perfettamente che quella lo è.
Shinomiya porta distrattamente una mano alla bocca per nascondere in maniera disinvolta il suo sorriso. Appoggia la schiena al muro e osserva ogni movimento di Yukihira.
Yukihira impiega un po’ a scegliere gli ingredienti e a capire come funzionino le piastre a induzione, poi comincia a lavorare sugli ingredienti.
Shinomiya si trova a guardarlo quasi con la bocca spalancata e gli occhi pieni di meraviglia. Ha sempre amato le cose eleganti, ha dedicato la sua vita a creare una cucina elegante e di classe dopotutto. Adora gli appartamenti eleganti, i vestiti eleganti, vestirsi bene quelle rarissime volte che il suo lavoro gli lascia una domenica libera per andare a sentire un concerto di musica classica. E adesso, quello che sente guardando Yukihira muoversi nella sua cucina, è la stessa cosa che sente in quelle situazioni.
Shinomiya lo ha visto cucinare tante volte, ormai. Anche durante il suo stage. Ma gli ultimi anni sembrano avergli smussato gli angoli. Yukihira si muove leggero tra i fornelli, sembra un ballerino su un valzer allegro di Tchaikovski. Tutti i suoi movimenti sono misurati, aggraziati, efficienti, non fa movimenti inutili e li porta avanti con una delicatezza che non gli era mai appartenuta prima.
Shinomiya dimentica anche di guardare l’orologio per assicurarsi che non sfori, le mani di Shinomiya sugli ingredienti sono molto più interessanti. Li tocca poco, li tratta con cura e rispetto, stando attento a non rovinarli, perseverando la loro freschezza.
Il viso di Yukihira è determinato e concentrato, la lingua leggermente fuori dalla bocca mentre sta attento a come dispone gli elementi sul piatto.
- E’ pronto! -, chiama Yukihira esattamente 19 minuti dopo.
Shinomiya si sente come se si fosse appena risvegliato da un sogno e fosse ritornato di colpo alla realtà. Si avvicina al piatto e lo osserva. Gli elementi sono disposti in maniera ordinata, quasi minimalista, lontano anni luce dai cibi da tavola calda che presentava al primo anno.
Shinomiya prende forchetta e coltello da un cassetto e assaggia con attenzione.
Si sente subito trascinato in Giappone, a casa. Le verdure di casa, le sue radici, quelle che è andato in Giappone per cercare di recuperare. La cucina di sua madre dopo una dura giornata di lavoro o di studio.
E Shinomiya lo sa, con assoluta certezza, che ormai è troppo tardi con lui. Che sarebbe dovuto scappare la prima volta che lo ha incontrato, non accettare la sua sfida, espellerlo e soprattutto non avrebbe mai dovuto accettarlo allo stage, non avrebbe mai dovuto conoscerlo meglio in quel frangente, non avrebbe dovuto lasciare che la sua determinazione lo colpisse. E sa che non dovrebbe assumerlo, prenderlo con lui, vederlo tutti i giorni in quella cucina.
- Potrei avere un posto libero come lavapiatti -, conclude Shinomiya, un po’ per metterlo alla prova, un po’ nella speranza che rifiuti, che decida che è troppo poco per lui. Nella speranza di salvare il salvabile, di non averlo con lui lì tutti i giorni.
Ma se c’è una cosa di cui Yukihira non ha mai avuto paura è lavorare duro per ottenere quello che vuole, non ha paura di partire dal basso per arrivare dove vuole.
- Lo prendo! -, risponde. E sorride. Sorride come se Shinomiya gli avesse fatto il regalo migliore del mondo, e Shinomiya sa che non può farcela. Ha bisogno di uscire da lì.
- Dì a Marie di darti l’uniforme -, dice voltandogli le spalle.
Esce dalla cucina e va chiudersi nel suo studio.
Solo quando è da solo si permette di sorridere. Ha le palle d’oca e si sente in fibrillazione, non riesce a stare fermo e non sa bene cosa farci con tutte queste sensazioni. Ma si sente bene, si sente emozionato e improvvisamente ringiovanito.
Si sente in grado di fare qualunque cosa.
Non vede l’ora di vedere dove porterà tutto questo.

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