
Titolo: unspoken feelings
Fandom: Obey me!
Prompt: omegaverse
Parole: 1560
Rating: nsfw
Warning: twincest, omegaverse, slight somnophilia
Beel non voleva credere che Lucifer avrebbe veramente fatto qualcosa del genere. Avrebbe mandato via Belphie per una stupidissima discussione, l'avrebbe mandato via per un anno, tra gli umani, senza la possibilità di vederlo o scrivergli o sentire la sua voce costantemente assonnata al telefono.
Un anno non era molto, considerando quanto vivesse un demone, ma lui e Belphie erano stati insieme da sempre, da ancora prima che nascessero, non riusciva a immaginare di passare neanche una giornata senza di lui, figurarsi un anno.
Il suo primo istinto, quando Lucifero aveva annunciato che sarebbe stato Belphagor ad andare nel mondo umano come studente per il programma di scambio, era stato quello di attaccarlo per proteggere Belphie, ma Lucifero era il fratello maggiore, era il capobranco, e anche il suo Alfa sottostava al suo volere. Beel non aveva potuto fare niente e si sentiva una persona orribile per quello.
Il modo in cui Belphie si era voltato verso di lui, con gli occhi spalancati, chiedendogli una mano mentre l'autorità di Lucifero lo bloccava sul posto era stato terribile. Non aveva idea di come ripresentarsi nella camera che condivideva con l'omega. Non appena Belphie era scappato in camera, lui era uscito dalla casa e aveva cominciato a vagare per il Devildom. Si era fermato a mangiare in un piccolo locale che conosceva, ma a differenza delle altre volte non riusciva a trovare alcuna soddisfazione nel cibo. Aveva continuato a mangiare senza reale intento, senza reale voglia di farlo.
Tornò alla casa dei lamenti solamente a notte inoltrata ed entrò piano nella sua stanza, sperando che Belphie già dormisse e che non avrebbe dovuto affrontarlo. La prima cosa che lo colpì non appena aprì la porta, fu l'odore denso dentro la stanza.
Calore.
Belphie era entrato in calore, probabilmente per lo stress della giornata.
Beel cercò di trattenere il respiro il più possibile. L'odore del Belphie era sempre stato il suo punto debole, ma quando entrava in calore era veramente complicato per lui resistere.
Come sempre faceva tutte le volte che lui era in calore, Beel prese una coperta aggiuntiva dal suo armadio, uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle e si sdraiò lì davanti alla porta, cercando di ignorare le reazioni fisiologiche che quell'odore causava in lui ogni volta.
Si accomodò davanti alla porta, si avvolse nella coperta e cercò di prendere sonno.
"Beel?", si sentì chiamare da dietro la porta.
"Ehi, sono qui. Non preoccuparti"
Belphie non rispose.
"Vuoi qualcosa da mangiare?", chiese Beel.
"No"
L'odore di Belphie si fece più intenso, doveva essersi avvicinato alla porta.
"Dovresti rimetterti a letto", gli disse Beel.
"Non mi va di stare da solo"
Beel sentì una coltellata nel petto a quella affermazione. Si chiese distrattamente come avrebbe fatto quando sarebbe stato tra gli umani, chi si sarebbe preso cura di lui, ma il pensiero lo fece stare solo peggio.
"Mi dispiace per oggi", disse Beel a voce bassa, quasi sperando che Belphie non lo sentisse. "Avrei dovuto dire qualcosa, io-"
"Non c'è molto da fare con Lucifero, non quando gli prende così. Non preoccuparti"
Beel si fece ancora più piccolo dentro la coperta, stringendosela meglio addosso. Belphie dovette sentire il suo odore cambiare, perchè cominciò a mandare feromoni calmanti nella sua direzione. Se possibile, Beel si sentì ancora peggio. Doveva essere lui a confortare Belphie, non il contrario.
"Vado a prenderti qualcosa da mangiare", disse.
Si alzò per allontanarsi da lì e darsi un contegno. Aprì il frigo e prese qualcosa dalle scorte che tenevano per situazioni come quella - con due omega in casa era meglio essere preparati. Approfittò del momento per cercare di darsi una calmata e riprendere un contegno. Non era quello il momento per buttarsi giù, Belphie aveva bisogno di lui e lui doveva essere al meglio della propria condizione.
Preparò un vassoio di cibi leggeri, nutrienti e freschi, ci mise sopra anche due bottigliette d'acqua, e ritornò verso la camera. Belphie aprì la porta. Aveva il viso arrossato, i vestiti sgualciti e i capelli sudati attaccati alla fronte.
"Puoi entrare se vuoi", gli disse ancora una volta Belphie.
"Devi mangiare", gli rispose.
Belphie prese il vassoio e Beel richiuse la porta.
Dopo un po' Beel cominciò a sentire gemiti provenire dall'altro lato della porta. Era sicuro che Belphie lo stesse facendo apposta, in centinaia di anni che lo aveva assistito in quelle situazioni non era mai stato così rumoroso. Beel sentì le sue difese farsi sempre più fragili. Dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per evitare di spalancare la porta della stanza e prendersi ciò che desiderava. Poteva sentire sin da lì l'odore dell'eccitazione di Belphie, chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro la porta, si leccò le labbra provando a pensare quale potesse essere il suo sapore.
Non riuscì a impedirsi di infilarsi una mano nei pantaloni e cominciare a masturbarsi, piano, al ritmo dei gemiti di Belphie.
Venne quando sentì Belphie mormorare il suo nome mentre veniva.
Non aveva mai avuto particolari problemi a stare vicino a Belphie in quelle situazioni, ma quella volta sembrava che avesse deciso di fare qualunque cosa per fargli perdere il controllo. Oltre a mormorare il suo nome, aveva cominciato ad avvicinarsi sempre di più alla porta quando una nuova ondata lo colpiva, a mormorare il suo nome mentre veniva, a dirgli cose come che aveva bisogno del suo odore, che voleva sentirlo vicino. Beel era veramente al limite.
Quando finalmente il suo calore sembrò avvicinarsi alla fine Beel tirò un sospiro di sollievo.
Era pronto a tornare in camera sua, a dormire nel suo letto. Per quanto amasse suo fratello, una settimana a dormire sulla moquette rossa del corridoio era più che abbastanza. Osservò un po' la coperta prima di decidere cosa farne, ma dopo come l'aveva ridotta nel corso di quella settimana l'unica scelta logica sembrava quella di bruciarla.
Aprì la porta della stanza e venne subito colpito dall'odore lì dentro. L'odore del calore era ancora intenso e Beel sentì lo stomaco stringersi.
Si avvicinò al letto, Belphie dormiva di fianco, sempre stretto al suo cuscino, ma con espressione serena, probabilmente la prima volta che riusciva a dormire serenamente durante tutta la settimana.
Gli istinti da Alpha di Beel gli stavano dicendo di prendersi cura dell'omega e senza pensarci molto si stese accanto a lui e circondò il suo corpo con un braccio, facendo aderire il petto alla sua schiena. Senti immediatamente Belphie sospirare di sollievo nel sonno e avvicinarsi ancora di più a lui. Beel avvicinò il naso al suo collo, per ispirarne ancora a fondo l'odore. Il suo calore era ancora in corso, ma i giorni peggiori erano passati, adesso l'odore rimaneva in sottofondo.
Beel si rese conto solo in quel momento che stava indossando una sua maglietta che gli cadeva troppo grande addosso e nient'altro. Si strinse meglio contro il suo corpo e dovette resistere alla tentazione di affondare i denti nella sua spalla.
Belphie si fece ancora più vicino, si accomodò meglio tra le sue braccia con un sospiro soddisfatto. Il suo odore cominciò a cambiare leggermente, le note del suo calore cominciarono a farsi più intense. Beel era combattuto, sapeva di dover andar via ma ogni parte di lui gli urlava di rimanere lì a prendersi cura del suo omega.
Belphie, nel sonno, assecondò il suo calore. Spinse il bacino contro quello di Beel e cominciò a strusciarsi, emettendo piccoli gemiti soddisfatti con la testa reclinata indietro verso di lui e la bocca leggermente aperta.
Beel gemette e affondò la testa nell'incavo del suo collo, ispirando a fondo quell'odore. Lo sapeva, non sarebbe stato più in grado di andar via da lì.
Beel fece scorrere la mano sulla pancia di Belphie lungo il suo corpo, fino ad andargli a toccare l'erezione già dura. Belphie emise un gemito più profondo ma non si svegliò, continuò a strusciarsi contro il bacino di Beel sempre più frenetico.
Beel portò la mano alla sua apertura, lo trovò già bagnato e pronto dopo i giorni di calore intenso. Non ci vide più, si abbassò frettolosamente i pantaloni, allargò le natiche di Belphie e fece scorrere la sua punta contro di lui. Nascose un gemito mordendo la spalla di Belphie, ma ancora una volta quello non si svegliò. Lentamente cominciò a penetrarlo.
Belphie emise allo stesso tempo un gemito più rumoroso e soddisfatto e un sospiro di sollievo. Sorrise, ma non aprì gli occhi.
"Ti sei deciso finalmente", disse solo con voce rotta.
"Non hai fatto altro che tentarmi"
"Non ero sicuro funzionasse"
Beel uscì da lui e ci rientrò con un colpo secco del bacino. Belphie inarcò la schiena contro il suo petto, un urlo silenzioso uscì dalla sua bocca.
"Non ti ho mai visto impegnarti tanto per qualcosa"
"E io non ti avevo mai visto resistere così tanto alla fame"
Beel ripetè quello che aveva fatto, trovò un ritmo veloce e profondo, ma Belphie non sembrò lamentarsi. I suoi gemiti crebbero di volume. Beel sentì il proprio nodo formarsi.
"Non volevo partire senza averti avuto almeno una volta", rispose.
Anni a trattenersi fecero venire entrambi rapidamente, il nodo entrò il Belphie tenendoli attaccati. Belphie voltò la testa, tirò Beel verso di lui, reclamando un bacio.
Non era possibile che si fermassero ad una volta sola, pensò Beel. Non adesso che aveva finalmente avuto modo di assaggiarlo.
Dopotutto, era il demone della gola.