chasing_medea: (Default)
Titolo: closer to going too far
Fandom: Haikyuu
Missione: M4 - enemies to lovers + storia ciclica
Parole: 3333
Rating: nsfw

Hinata inforca la sua moto, di un arancione brillante con striature nere, e abbassa la visiera del casco. Da un'accelerata e esce piano dal box, pronto ad andare a prendere il suo posto sulla linea di partenza. Mancano poco meno di due minuti allo scadere del tempo. E' l'ultima occasione che ha per fare il tempo migliore, aveva un ultimo giro per cercare di guadagnarsi la sua prima Pole Position per il Gran Premio del giorno dopo. La moto risponde perfettamente ai suoi comandi quel giorno, è creta tra le sue mani. L'asfalto ha la temperatura perfetta, le gomme sono morbide e calde al punto giusto, pronte per quell'ultima volata.
Poco più di un minuto, poco più di 4 chilometri.
Imbocca sulla pista e fa un primo giro a velocità sostenuta, per prendere lo slancio per il giro che veramente conta. Man mano che la linea di partenza si avvicinava spinge un po' più a fondo l'acceleratore, spinge un po' più vicina al limite la moto. Raggiunta la linea, parte effettivamente.
La moto si muove bene, agile. Piega a destra e poi a sinistra, poi un lungo rettilineo e poi una curva a gomito a destra. La moto scivola sull'asfalto in maniera fluida, sembra quasi che Hinata non debba neanche pensare alla mossa successiva. E' pienamente preso da quello che stava facendo, pienamente a suo agio.
La linea del traguardo si avvicina sempre di più. La taglia e prosegue fino a rientrare nei box, impaziente di vedere il suo tempo.
1' 38" 735.
Ha battuto il record della pista. Il suo team sta già esultando, ci sono solamente altri due piloti in pista, la Pole Position sembra ormai sicura. Lo accolgono con un abbraccio, lo riempiono di congratulazioni. Hinata si toglie il casco e lascia libera la massa di capelli rossi, guarda il suo tempo segnalato sullo schermo, evidenziato in rosso. Un record per Hinata: la sua prima Pole Position dopo aver cominciato a guidare una moto della massima categoria da appena pochi mesi. La Pole Position alla seconda gara sarebbe un record assoluto. E' un novellino, è vero. Ma è arrivato per restare e vuole dimostrare a tutti i piloti più esperti che anche lui è da tenere d'occhio, che non devono sottovalutare lui e la sua moto.
Poi arriva, come un fulmine a ciel sereno Atsumu Miya.
1' 38" 733.
Fino al giro precedente i suoi tempi non erano stati niente di speciale, tutti erano convinti che fosse in crisi quel giorno - era dalle prove libere del giorno prima che sembrava avere qualche problema con la sua moto, ma all'ultimo giro a quanto pare si è ripreso. Come ci si poteva aspettare dal campione del mondo in carica.
Ha battuto il record della pista, ha battuto il record di Hinata ancora prima che questo potesse assaporare la sensazione di avere un record che portava il suo nome. E gli ha portato via la Pole Position. Hinata fulmina il maxischermo dei box con lo sguardo, quello che gli ricorda che il suo tempo è stato battuto, che il giorno dopo partirà per secondo.
Ma non ha alcuna intenzione di perdonargliela, è deciso a fargli vedere con chi ha a che fare il giorno dopo in pista.
Vede la moto di Miya passare davanti al suo box, in sella alla sua moto totalmente nera. Hinata può giurare che, da sotto la visiera nera del suo casco, Miya stia guardando nella sua direzione con un il suo solito sorrisetto sarcastico e irritante.
Hinata gli dà le spalle e si rifugia nel retro del box, il più lontano possibile da lui.

La sera Hinata scende alla mensa del Paddock, quella dove si ritrovavano tutti i piloti e i meccanici. Hinata si siede al suo tavolo con alcuni altri membri della sua scuderia.
Il Karasuno è una piccola scuderia, rispetto ad altre che gareggiano. Fino a quel momento è rimasta sempre a metà classifica, ad ogni stagione riesce a collezionare alcune belle gare, ma in generale non era mai stata abbastanza competitiva per il titolo mondiale. Hinata sa che non riusciranno ad essere competitivi neanche quell'anno da quel punto di vista, ma questo non significava che Hinata non fosse intenzionato a portare a casa qualche vittoria. Negli ultimi anni avevano avviato una grande opera di rinnovamento e alla fine della stagione precedente avevano proposto a Hinata, campione in carica della Moto 2, di passare in prima categoria con la loro moto e Hinata aveva colto la palla al balzo. Avevano creduto in lui e Hinata aveva tutta l'intenzione di ripagarli per la fiducia che avevano riposto in lui.
Vede Miya Atsumu entrare nella sala mensa, va a prendere la sua cena e poi passa accanto al tavolo di Hinata.
"Bella prova oggi", gli dice con il solito sorriso sarcastico.
Hinata lo fulmina con lo sguardo e non si degna di rispondergli. Atsumu ride ancora e si allontana da lì.
“Ci vediamo domani in pista”, gli dice.

I semafori si spengono. Inizia la corsa. Hinata parte a fionda, cercando di prendere da subito la testa della gara. Gira la testa leggermente a sinistra, il muso della moto di Atsumu è davanti a quello della sua, non farà in tempo a riprenderlo prima della prima curva. La posizione di Atsumu lo agevola nella traiettoria della prima curva, riesce a mettersi davanti. Tutto quello che Hinata può fare è cercare di non perderlo. Se completano il primo giro così e arrivano nuovamente al rettilineo di partenza abbastanza vicini sa che può riprenderlo in velocità: la moto di Atsumu è più stabile in curva, ma la sua è più leggera e veloce in volata. Fa tutto quello che può per rimanere attaccato alla moto di Atsumu fino al rettilineo.
Hinata lo vede comparire davanti a lui si prepara a dare gas. Accelera, la moto scivola agile sull’asfalto, le gomme stanno finalmente entrando in temperatura. Vede la moto di Atsumu alla sua destra, come una macchia nera che adesso è alle sue spalle. Esulta internamente. Ce l’ha fatta, l’ha superato. Adesso deve prepararsi ad entrare in curva senza allargare la traiettoria, o Atsumu potrà superarlo di nuovo. Ma non ce la fa a stringere abbastanza, lascia un’apertura dove Atsumu riesce a infilarsi e superarlo, ma per farlo lascia un’apertura lui e HInata ne approfitta, si infila di nuovo e incrocia le traiettorie. Non sente nulla se non il proprio respiro agitato e il battito del suo cuore, il rombo della moto che circonda ogni suo senso.
Hinata rimane davanti, aspetta un nuovo assalto di Atsumu ma non arriva. Sente la pressione alle sue spalle, sa che non può fare il minimo passo falso perchè in quel momento l’altro gli sarà addosso senza possibilità di scampo. Non può neanche rallentare. Ha la sensazione di essere inseguito da un predatore. Passano nuovamente sul traguardo, Hinata getta un’occhiata al display in alto: mancano ancora parecchi giri. Non ha idea di come farà a resistere tanto a lungo, ma non ha altra scelta. Deve rimanere lì davanti e giocarsi il tutto per tutto, finchè la moto regge, finchè lui regge. Ha intenzione di riprendersi con gli interessi quello che ha perso il giorno prima. Ha perso la Pole, adesso vuole la vittoria. I meccanici espongono un cartello per lui dai box: dietro di lui e Atsumu il distacco dagli altri supera il secondo e mezzo. Hanno distaccato il resto dei piloti, la sfida adesso è tra loro due.
Sente la moto cominciare a farsi sempre più leggera per il serbatoio che si svuota, ma le gomme cominciano ad avere sempre meno aderenza sull’asfalto più si consumano con i giri, ma HInata non può abbassare il ritmo.
La perdita di aderenza, però, lo porta a sbagliare. Sbaglia la traiettoria di una curva, va lungo e Atsumu è subito lì dietro, pronto ad approfittarne. Lo supera.
Hinata riesce a rimettersi nella giusta traiettoria abbastanza presto, in modo da non distaccarsi troppo. La moto di Atsumu davanti a lui fende l’aria e Hinata, mettendosi in scia, riesce a faticare di meno per tenere la velocità. Mancano poco più di quattro giri alla fine. Tutto quello che può fare è non perdere il distacco e provare un ultimo attacco all’ultimo momento. Rimanere in scia permette alle sue gomme di prendere aria per un momento. Sono allo stremo e lo è anche HInata, sente il sudore imperlargli la fronte nonostante la bandana che indossa sotto il casco, il calore dell’asfalto è ormai insopportabile. Vede la sua occasione, una traiettoria non presa perfettamente da Atsumu.
Hinata riesce ad infilarsi in uno spazio minimo, passa attaccato al cordolo come il bisturi di un chirurgo. Ultima un sorpasso folle. Sente in sottofondo il boato della folla, ma arriva ovattato alle sue orecchie. Subito Atsumu ricambia e si rimette davanti, ma Hinata non ci sta.
Prova a reincrociare, in risposta. Non ci sta a farsi superare.
Ha passato abbastanza tempo dietro ad Atsumu per sapere che, quando curva a destra, lascia un po’ di spazio tra sè e il cordolo e ha ogni intenzione di approfittarne. Alla successiva curva a destra si infila nuovamente nello spazio tra moto e cordolo, è più stretto del solito, come se Atsumu si stesse aspettando proprio quell’attacco, ma HInata non ha avuto esitazioni.
Hinata sente il momento in cui la moto perde l’aderenza con il terreno e comincia a scivolare. Gli sfugge dalle mani, si inclina fino a toccare terra e attraversa l’intera pista, portando con sè anche la moto di Atsumu. Hinata scivola nella ghiaia, l’airbag interno alla curva si è gonfiato. Si sente un po’ intorpidito per la caduta, ma sta bene. Alza lo sguardo di scatto, cercando Atsumu.
Atsumu è in piedi accanto alla sua moto, si muove, sta bene, ma nessuna delle due moto è in grado di riprendere la corsa. Gli altri piloti intanto li hanno raggiunti e superati.
Hinata fa un sospiro di sollievo. Si avvicina per scusarsi, allunga le mani verso di lui, ma Atsumu le allontana in malo modo. Arrivano gli steward di bordo pista, li aiutano a portare le moto fuori dalla ghiaia e poi, con gli scooter, percorrono la pista fino a riportarli nei loro box.
Hinata non ha il coraggio di guardare i meccanici. Sa di aver sbagliato. Era a tanto così da portare loro uno storico secondo posto e ha rovinato tutto. Si siede su una sedia, si leva il casco, ma tiene lo sguardo basso. Nessuno gli dice nulla, solo Daichi, il capo della scuderia, gli si avvicina e gli da un pacca sulla spalla. Se possibile quello lo fa sentire ancora peggio di come si sentirebbe se lo avessero sgridato apertamente. Hinata beve con la cannuccia l’acqua ricca di sali minerali che usano per reintegrare dopo le corse tenendo lo sguardo fisso su una macchia sul pavimento.
Alza lo sguardo solo quando sente del trambusto nel box. Quello che vede è un Atsumu Miya infuriato, che cerca di spingere via i meccanici per andare a parlare con lui. Hinata si alza da lì e si avvicina ai meccanici, gli fa cenno di lasciarlo fare si mette davanti ad Atsumu. Qualunque cosa voglia dirgli sa che ha ragione.
“Si può sapere che ti è saltato in mente? Non c’era lo spazio per passare lì! Hai rovinato la gara a entrambi, hai rischiato di fare male ad entrambi!”
Atsumu ha slacciato la parte superiore della tuta, ma non si è neanche preso il tempo di toglierla del tutto, ripiegando solamente la parte superiore fino alla vita. Da così vicino, HInata si rende conto di quanto sia effettivamente più alto di lui. Vede le telecamere e alcuni giornalisti avvicinarsi a loro e, senza pensarci troppo, lo afferra per un braccio e lo trascina in una stanzetta nel retro del box, dove almeno le telecamere non potranno riprendere la scena.
A Hinata viene da piangere, ma rimane lì, leggermente appoggiato contro il tavolo, in attesa che Atsumu continui con la sua sequela di insulti. Atsumu sembra preso alla sprovvista dal cambio di location, ma si riprende subito.
“Non potevi accontentarti di un secondo posto per questa volta? Sei un pilota eccezionale, puoi gareggiare tranquillamente in questa categoria ma non puoi essere così impulsivo solo per dimostrare di essere all’altezza e mettere gli altri in pericolo! Non siamo qui solo perchè tu possa farti passare i tuoi complessi di inferiorità…”
Hinata non ascolta veramente quello che Atsumu sta dicendo, la sua testa è rimasta bloccata a sei un pilota eccezionale e continua a mandare in loop quella frase nella sua testa.
“Ehi! Mi stai ascoltando?”, lo richiama Atsumu.
Hinata alza lo sguardo verso di lui, con gli occhi enormi e pieni adesso anche di emozione oltre che di vergogna e Atsumu sembra preso alla sprovvista per un momento. Si riprende e gli sbatte l’indice sul petto mentre continua a urlargli contro frasi sconnesse, di cui Hinata riesce ad assorbire solo comportarsi da ragazzino… infantile… pericoloso… impulsivo e senza la minima considerazione per gli altri e un rischi di compromettere il mio mondiale e non te lo permetto.
Atsumu ha i capelli sudati attaccati al viso, il viso arrossato, il fiato corto per la stanchezza e per la sfuriata in corso, la tuta attillata lascia ben visibile la linea dei muscoli sulle braccia e sull’addome e Hinata rimane per un momento bloccato a guardarlo. Può capire perchè sia così popolare come pilota. Hinata ha ancora in circolo l’adrenalina della gara, il tremore per il pericolo scampato. Non sa perchè lo fa, forse ha solo bisogno di sentire il contatto fisico che gli ricordi che veramente è caduto in pista e non si è fatto nulla, dopotutto è la sua prima caduta nella massima serie.
Allunga le mani, afferra Atsumu per la tuta e lo tira in basso fino a baciarlo. Atsumu si blocca per un attimo, sorpreso dal gesto dell’altro. Hinata si immobilizza, rendendosi improvvisamente conto di quello che ha fatto.
“Pensi di distrarmi così?”, gli chiede Atsumu, ma la sua voce si è fatta più bassa e più roca.
Hinata scuote la testa e si passa la lingua sulle labbra secche.
Atsumu lo bacia di nuovo. E’ un bacio famelico, forte e affamato, non c’è nulla di tenero. E’ tutto denti, lingua e aggressività.
Atsumu fa tutto come corre in pista, con passione e pieno trasporto. Morde il labbro inferiore di Hinata e Hinata si lascia scappare un sospiro. Può giurare che Atsumu sorrida contro le sue labbra e lui, per cancellargli quel sorriso, lo morde a sua volta.
Atumu lo afferra e lo spinge verso una parete libera, lo sbatte contro il muro e gli afferra una coscia, fino a portarsi la sua gamba all’altezza della vita. Hinata capisce, tenendosi sulle spalle di Atsumu gli stringe le gambe intorno al bacino e se lo tira più vicino. Atsumu tiene le mani sulle sue natiche, lo tiene sollevato come se non pesasse niente. Hinata non può che meravigliarsene, nonostante sappia che per sollevare oltre centocinquanta chili di moto la forza sia necessaria. Atsumu scarica parte del peso di Hinata contro il muro e libera una mano, che risale sulla nuca di Hinata, gli si incastra tra i capelli e gli tira indietro la testa, per approfondire meglio il bacio. Hinata cerca di riprendere il controllo, ma è costretto ad arrendersi, si lascia andare e il suo corpo si rilassa tra le braccia dell’altro, lascia che sia Atsumu a controllare tutto. La mano di Atsumu passa poi alla zip della sua tuta, gliela slaccia con un solo gesto secco e fa un verso sorpreso quando vede che Hinata, sotto, non indossa la maglia attillata che la maggior parte dei piloti utilizza, gli osserva la pelle chiara che viene scoperta dalla tuta e si passa la lingua sulle labbra. Hinata approfitta della distrazione per finire di slacciare la tuta di Atsumu. Passando la mano sente che Atsumu è già duro. Non che lui sia messo meglio, lo sa. Scende con la mano fino ad accarezzare la sua lunghezza, in modo lento e delicato, tenendo gli occhi fissi sul viso di Atsumu per osservare la sua reazione. Atsumu non sfugge al suo sguardo, lo guarda con aria di sfida e ancora quel mezzo sorrisetto sulla faccia, ma stavolta Hinata sa come farglielo sparire. Ricambia il sorriso, poi aumenta la pressione della mano sulla sua punta.
Atsumu scatta si lascia scappare un gemito strozzato e poi attacca la pelle lasciata scoperta dalla tuta, cercando di soffocare altri gemiti contro la pelle sudata di Hinata. Gli attacca il collo e alterna baci a morsi. Hinata è sicuro che il giorno dopo ci saranno segni, per fortuna hanno due settimane prima della gara successiva.
Atsumu allinea meglio il bacino a quello di Hinata, spinge contro l’erezione di Hinata e quello geme, mandando la testa indietro contro il muro. Le braccia di Atsumu che lo tengono cominciano a tremare per la tensione e soprattutto non hanno ancora molto tempo prima che qualcuno decida di entrare per controllare se Atsumu l’ha ucciso e sta perdendo tempo a nascondere il cadavere.
Hinata stringe la mano intorno alle erezioni di entrambi, le fa strusciare insieme. La sua mano è piccola e riesce a malapena a tenerli insieme, ma arriva in aiuto la mano di Atsumu, che si stringe alla sua. Insieme si muovono, sono entrambi vicini al limite per l’adrenalina e per il tempo che hanno passato a stuzzicarsi a vicenda. Atsumu aumenta la pressione, Hinata sente la propria erezione contrarsi, viene poco dopo con un gemito strozzato. Atsumu continua, ancora poche spinte che sull’erezione ormai esausta di Hinata sono quasi troppo. Atsumu viene nascondendo il gemito in un nuovo morso alla clavicola di Hinata.
Atsumu lascia scendere Hinata, gli tremano leggermente le gambe ed è costretto ad appoggiarsi al muro. Atsumu rimane davanti a lui, si avvicina e appoggia la fronte contro la sua testa.
“Sono ancora arrabbiato”, gli dice cercando di riprendere fiato.
“Lo so. E io ho ancora intenzione di batterti”
Atsumu sorride, ma stavolta c’è qualcosa di diverso. La scintilla di qualcosa che HInata riconosce come l’emozione di una sfida tra pari e Hinata, stavolta, non ha voglia di cancellare quel sorriso dalla faccia. Lo ricambia in un accordo silenzioso. Comunque vada il campionato, la loro rivalità sarà la cosa più spettacolare che il pubblico vedrà. Lo sanno entrambi, non ci sono dubbi. Quella è una promessa.

Due settimane dopo Hinata monta sulla sua moto, pronto per un nuovo giro di qualifiche. Quello che è successo alla gara precedente è ormai dimenticato del tutto. Esce dal box e incrocia Atsumu sulla pit lane, ha la visiera alzata e gli sorride.
Beh, quello che è successo alla gara precedente si può dire che sia quasi del tutto dimenticato.
Hinata ha intenzione di prendersi la Pole che ha sfiorato alla gara precedente, ha voglia di riprendersi quello che sente gli spetti e ha voglia di prenderselo proprio combattendo contro Atsumu. E, una volta finita la gara, vuole prendersi di nuovo tutto quello che Atsumu può dargli, e stavolta non in uno sgabuzzino. Seguire l'adrenalina e lasciarla sfogare pienamente questa volta.
Hinata ricambia il sorriso. Insieme si abbassano la visiera, oscurata per filtrare i raggi del sole. Insieme arrivano fino all’imboccatura del circuito, insieme cominciano il giro con un ritmo abbastanza blando, giusto per far riscaldare il motore e le gomme. Insieme cominciano ad accelerare il ritmo.
Le gomme sono calde, i motori a pieni giri, la linea del traguardo si avvicina. Hinata rallenta appena, facendo anche un piccolo inchino con la testa, per lasciare all’altro la possibilità di partire per primo per ottenere il miglior tempo. Oggi è solo una lotta di tempi, non c’è gara, non ci sono sorpassi, ma questo non vuol dire che uno dei due abbia alcuna intenzione di rinunciare a prendersi la testa della gara il giorno dopo. Hinata è sicuro che sotto il casco Atsumu stia sorridendo ancora, con quella scintilla di sfida negli occhi che Hinata ha ormai imparato a riconoscere.
Hinata raggiunge la linea di partenza e accelera.
chasing_medea: (Default)
Titolo: Cheiro no Cangote
Fandom: Haikyuu
Missione: M2 - Cheiro no Cangote (Portoghese Brasiliano)
Parole: 555
Rating: safe

In attesa, Atsumu camminava nervosamente avanti e indietro sul ciglio della strada. Non gli bastava aver perso la partita, il pullman che avrebbe dovuto riportarli a casa aveva anche deciso di rompersi. Erano bloccati, aspettando un altro pullman che li andasse a prendere. Bokuto sembrava starsi per addormentare sul guardrail, mentre Sakusa era terrorizzato alla sola idea di toccare qualcosa con la pelle nuda. Atsumu non aveva la forza per gestirli in quel momento. Voleva solo tornare a casa, mettersi a letto e chiudere quella giornata.
Inviò rapidamente un messaggio a Hinata, che lo aspettava a casa, avvertendolo che avrebbe fatto tardi e di non aspettarlo sveglio. Hinata rispose poco dopo inviandogli un selfie: si era messo il pigiama e si era già infilato sotto le coperte. Atsumu sorrise a vederlo. Avrebbe voluto chiedergli come stesse, se la febbre gli fosse passata, ma non voleva rischiare di svegliarlo nel caso l'altro si fosse già addormentato. Sapeva che Hinata aveva la tendenza ad addormentarsi di colpo non appena metteva la testa sul cuscino.
Finalmente arrivò il nuovo pullman, che li recuperò da lì e li portò fino alla sede della squadra. Da lì Atsumu prese la macchina e tornò a casa. Le luci nell'appartamento erano spente. Attento a non far rumore si aggirò nell'appartamento e si infilò nella camera da letto.
Hinata dormiva a pancia in su, aveva occupato quasi interamente il letto. Atsumu sorrise, si cambiò e si infilò nel letto attento a non disturbarlo. Nel sonno Hinata gli fece spazio, ma si avvicinò a lui. Atsumu lo strinse, con il battito del cuore accelerato. Stavano insieme ormai da mesi, erano anche andati a convivere - una decisione piuttosto affrettata secondo il punto di vista di alcuni, ma erano entrambi abbastanza impulsivi da prendere insieme una decisione di quel tipo - eppure in certi momenti si sentiva ancora come un ragazzino alla prima cotta quando si trattava di Hinata. Atsumu lo strinse e infilò la testa nell'incavo del suo collo, gli sfiorò la pelle con la punta del naso, inspirando l'odore del bagnoschiuma al tè verde che condividevano. La pelle di Hinata, dopo oltre una settimana, era finalmente fresca al tatto e Atsumu tirò un sospiro di sollievo interiore. Con la punta del naso risalì fino all'attaccatura dei capelli, ancora un po' umidi dopo la doccia che Hinata si era fatto. Atsumu si ripromise di rimproverarlo la mattina dopo: era appena guarito dall'influenza, doveva stare attento. E poi Atsumu non voleva più giocare senza di lui. Non gli importava neanche del risultato della partita, non gli interessava il fato di aver perso. Era più che altro come se gli mancasse un arto, era come tornare alle prime partite che aveva giocato senza Osamu, quando si guardava intorno sul campo completamente perso, sentendo la mancanza di qualcosa e non sapendo neanche identificare bene che cosa stesse cercando. Non riusciva a credere che ci fosse stato un momento della sua vita in cui aveva giocato senza Hinata al suo fianco.
Almeno, si consolò, aveva fatto in modo di fare quel passo terrificante mesi prima, aveva trovato il coraggio di chiedere a Hinata di uscire, ricordava ancora la scarica elettrica che aveva sentito quando gli aveva detto di sì. E finchè, tornando a casa la sera, avesse trovato lì Hinata pronto ad accoglierlo, sapeva che avrebbe sempre vinto.

Confessions

Mar. 4th, 2020 11:02 pm
chasing_medea: (Default)
Titolo: Confessions
Fandom: Haikyuu
Prompt: M1 - Colpo di scena
Parole: 1000
Rating: safe

Il profilo di Tokyo rispledeva tutto intorno ad Atsumu, la luce rossa del tramonto illuminava i palazzi e gettava ombre sulle strade. La vista dalla terrazza di quell’albergo era spettacolare. La federazione nazionale non aveva veramente badato a spese in quell’occasione e il messaggio era chiaro: con le Olimpiadi in Giappone tutti si aspettavano molto dalla squadra di pallavolo di casa.
Atsumu aveva cercato quel rifugio per sfuggire un po’ agli altri, alle immagini che lo perseguitavano. Alla vista di Hinata e Kageyama costantemente insieme, qualunque cosa stessero facendo, che si capivano con un solo sguardo, senza bisogno di parole, che in ogni loro movimento mostravano gli anni che avevano passato insieme, quanto ci avessere messo a costruire quella sintonia, allenamento dopo allenamento, discussione dopo discussione, alzata dopo alzata.
Atsumu sapeva che il rapporto che i due avevano era diverso da quello che lui aveva instaurato con Hinata da quando, tornato in giappone, era entrato nei Black Jackal, sapeva quale fosse la loro storia, dall’inizio a quando si erano scontrati con loro ai nazionali. Sapeva da tempo che non avrebbe potuto avere quel tipo di legame con Hinata, che il posto che desiderava occupare nel cuore dell’altro era già stato preso anni prima da Kageyama, ma la consapevolezza non gli aveva impedito di illudersi, di crearsi speranze infondate e di starci male. Una parte di lui credeva che il problema fosse anche sul campo, che in realtà Hinata non avrebbe mai amato le sue alzate quanto quelle di Kageyama. Nonostante Hinata gli avesse detto più volte quanto le amasse, sempre con gli occhi brillanti, in certi momenti Atsumu non riusciva a non farsi prendere dai dubbi. Soprattutto quando li aveva lì davanti agli occhi e poteva vederli in ogni momento, vedere quello che facevano, vedere come si allenassero. Vedere come coesistessero.
Atsumu sapeva di non avere più alternative. Aveva cercato di sfuggire fino a quel momento, ma non era più una soluzione. Doveva chiarire le cose, altrimenti quel ritiro sarebbe stato insopportabile. Doveva chiarire le cose, togliersele dal petto e metterci una pietra sopra. Era l’unico modo per andare avanti.
Atsumu prese un profondo respiro e andò a cena, non appena arrivò chiese a Hinata se volesse andare a vedere la terrazza dopo cena e quello gli disse di sì, era sempre così entusiasta quando si trattava di vedere cose nuove. E soprattutto sapeva che non avrebbe avuto più modo di rimargiarsi le proprie intenzioni, sarebbe stato costretto ad andare fino in fondo. Non gli riuscì di toccare cibo, quella sera, aveva lo stomaco annodato. Finito di mangiare si avviarono verso la terrazza. Per tutto il tragitto Hinata continuò a parlare, incurante del silenzio pesante che gravava intorno ad Atsumu, che non stava veramente sentendo quello che stesse dicendo.
Arrivarono in terrazza, era calato il buio ormai, i grattacieli intorno a loro erano interamente illuminati, la baia rifletteva la luce della città.
“Wow”, mormorò Hinata con gli occhi spalancati. Avanzò fino ad avere le braccia appoggiate alla ringhiera, guardando in fuori con gli occhi spalancati, ansioso di bere ogni singolo dettaglio del paesaggio.
“Tutto bene?”, gli chiese Hinata.
Atsumu si avvicinò a lui, ma rimase fermo accanto a lui con la schiena dritta, guardando avanti a sè.
“Sei stranamente silenzioso”, continuò Hinata.
Ad Atsumu venne da ridere, si coprì le mani con il viso. Era ovvio che Hinata l’avrebbe notato, notava sempre tutto.
“C’è una cosa di cui dovrei parlarti”, ammise Atsumu. Non aveva più senso nascondersi, non una volta che era arrivato a quel punto. Si era preparato tutto un discorso: gli avrebbe detto che sapeva che stava con Kageyama, ma che lui aveva comunque bisogno di dirglielo per togliersi quel pensiero dalla testa, che non si aspettava di certo che Hinata ricambiasse, ma che aveva bisogno di farglielo sapere per affrontare il torneo senza pesi sulla coscienza che avrebbero reso il tutto più difficile, in un modo che potesse finalmente andare avanti e mettersi quella storia alle spalle.
“Dimmi”, gli disse Hinata. Si era tirato su e lo guardava dritto negli occhi, con la testa leggermente inclinata di lato.
Atsumu fu costretto a distogliere lo sguardo.
“Lo so che tu stai con Kageyama-”
Hinata spalancò gli occhi. “Io cosa?!”
"-e non voglio metterti nei guai o mettermi in mezzo"
"Io non sto con Kageyama", disse Hinata con l'espressione confusa, come se Atsumu avesse appena detto una cosa totalmente assurda.
Atsumu si bloccò sul posto. “Tu e Kageyama… Non state insieme?”
Hinata inclinò la testa confuso. “Non che io sappia, no”
“Come no?”
“Nope”, scosse la testa Hinata, facendo scoppiare tra le labbra la p.
“E che cavolo! Mi crolla tutto il discorso adesso!”
“Quale discorso?”
Atsumu scosse la testa rassegnato davanti all’innocenza con cui Hinata lo aveva chiesto. Non sapeva se ridere o piangere. Non era possibile che si fosse preso una cotta per un tale idiota. Che era la persona più dolce, gentile, attenta e appassionata che avesse mai conosciuto, sì, ma era pur sempre un idiota.
“Lascia stare”, disse. “Ne possiamo parlare un altro giorno”
Hinata lo guardò confuso, ma annuì mentre si avviavano nuovamente verso l’ascensore.
“Domani proviamo la veloce?”, gli chiese Hinata.
Atsumu acconsentì. Il buio era ormai calato. Si avviarono verso le scale, Atsumu cominciò a scendere, HInata dietro di lui.
"Volevi chiedermi di uscire?", gli chiese Hinata mentre scendevano.
Atsumu arrossì e balbettò qualcosa in risposta. Non era sicuro che Hinata sarebbe stato in grado di capirci qualcosa.
"Dovresti farlo", continuò Hinata, prima di superarlo e continuare a scendere le scale come se niente fosse.

Il giorno dopo, a colazione, Atsumi si strozzò con il caffè. Dietro di lui, all’altro tavolo, Hinata era seduto accanto a Kageyama.
“Ma lo sai che c’è gente che pensa che stiamo insieme?”, aveva chiesto Hinata.
“AHH? Come se potessi mai stare con un idiota come te, idiota!”
Atsumu fu sicuro anche di aver visto parecchia gente, a quel tavolo, sconvolta quanto lui alla scoperta che effettivamente non stavano insieme. La constatazione lo fece sentire meno solo.

Profile

chasing_medea: (Default)
melwrites

April 2023

S M T W T F S
      1
234 5678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30      

Syndicate

RSS Atom

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated May. 12th, 2025 11:13 pm
Powered by Dreamwidth Studios