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Titolo: Un buon tramonto
Fandom: Voltron
Missione: M4 - Gio Evan, Arnica
Prompt: Cerco un amico per un buon tramonto insieme/voglio arrivare all'alba e dire: "Dai, di nuovo" 
Parole: 635

Il giorno successivo, Shiro si sarebbe rinchiuso nella base militare della Garrison. Il giorno dopo ancora, dopo una notte di sonno attentamente sorvegliata dal team che coordinava la missione, Shiro sarebbe partito per la missione Cerbero. Keith non aveva idea di quando lo avrebbe rivisto, ma quella sera - quella notte - sarebbe stata ancora solo loro, e di nessun altro.

Keith sedeva su un masso in mezzo al deserto, quello da cui più di una volta lui e Shiro si erano lanciati con gli overboard, una infantile prova di coraggio a fare a chi si rialza più tardi - una cosa così lontana dall'immagine di serietà che Shiro proietta, piccole parti di lui che solo a Keith è concesso di vedere e che Keith custodisce gelosamente. Aspetta Shiro. Gli ha promesso che lo avrebbe raggiunto non appena lo avessero liberato.

A coloro che stavano per partire veniva concessa un'ultima notte per stare con le famiglie. Keith si è sorpreso quando Shiro gli ha chiesto di passarla con lui - aveva dato per scontato che Shiro avrebbe scelto di passarla con Adam. Non gli aveva chiesto spiegazioni, gli aveva dato appuntamento al masso e Shiro aveva sorriso. Keith non era tipo da farsi troppe domande sulle poche benedizioni che gli capitavano.

Il sole si era avvicinato all'orizzonte, ma non aveva ancora cominciato a sparire dietro la linea del deserto. Il cielo si era tinto di arancione. Keith sentì il rumore di un motore. Lo aveva sentito fin troppe volte per non riconoscerlo ad orecchio, non aveva bisogno di girarsi per capire chi fosse arrivato.

Dietro di luì sentì la macchina frenare, parcheggiare, il rumore della portiera che si apriva e sbatteva. Con la coda dell'occhio vide Shiro sedersi accanto a lui e fissare il tramonto. 

"Ah, mi mancherà tutto questo," disse. 

Keith sorrise. "Ma sarai circondato dalle stelle"

Shiro rise, "Vero. Ma il tramonto... è una cosa diversa"

Keith rimase in silenzio e Shiro con lui. Guardarono il sole sparire dietro l'orizzonte, il buio cominciare a calare. Nessuno dei due sentì il bisogno di dire nulla mentre le prime stelle comparivano sopra la loro testa.

"Credi che un giorno riuscirò ad andarci anche io? Nello spazio," chiese Keith.

"Certo che sì. Ma devi seguire le lezioni mentre non ci sono. Farai il bravo?"

"Se loro lo faranno con me"

Shiro rise, la sua risata si perse nel deserto. La luce delle stelle era l'unica luce ad illuminarli - uno dei pochi benefici del vivere in mezzo al nulla, pensò distrattamente Keith.

"Hai mangiato?" chiese Shiro.

In tutta risposta lo stomaco di Keith brontolò. 

"Se non mangi non ci andrai nello spazio," Keith non aveva bisogno di guardarlo per sapere che stava scuotendo la testa.

Keith sentì il rumore di pacchetti di plastica agitati, poi un peso leggero si appoggiò sul suo stomaco. Era un pacco di patatine piccanti, le sue preferite.

Keith le aprì e cominciò a mangiarle soddisfatto.

Passarono la notte insieme, così, senza dirsi molto e a godere della presenza l'uno dell'altro. Nessuno dei due disposto a chiedersi quando avrebbero potuto farlo di nuovo.

I primi raggi dell'alba cominciarono a rischiarare il cielo. Keith non aveva mai odiato tanto l'alba. Desiderava solo che la notte potesse ricominciare da capo, per passare altro tempo con Shiro.

Shiro aspettò ancora un po' prima di alzarsi. Tenne ancora lo sguardo fisso sull'orizzonte per qualche momento, poi si voltò verso Keith. Aveva le occhiaie di chi aveva passato la notte in bianco, ma il volto sereno.

"Ti accompagno in accademia," gli disse Shiro. 

Keith annuì e salì in macchina. Quando all'ingresso si separò da lui per entrare nuovamente di nascosto nella sua camera prima della chiamata dei cadetti all'alba Keith se lo ripetè ancora una volta: non aveva mai odiato l'alba. 



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Titolo: Meet Your Master [raccolta]
Fandom: Voltron Legendary Defender
Missione: M5 - BDSM


Origini )
 

Un nuovo gioco )


Anticipazioni )


Presentazione )

human

Mar. 20th, 2020 10:42 pm
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Titolo: human
Fandom: Voltron
Missione: M1 "Trust
Parole: 1111
Rating: nsfw

"Sei sicuro?”
Keith annuì deciso. Shiro strinse il nodo della benda che gli copriva gli occhi. Keith sentì il suo peso sollevarsi dal materasso e i suoi passi percorrere la stanza.
Keith, seduto sul letto con solamente un paio di pantaloni di tuta addosso, cominciava a sentire freddo.
"Se dici quiznak mi fermo -, disse Shiro, il tono non ammetteva repliche.
"Sì”
La stanza rimase in silenzio per qualche attimo, Keith cominciò a sentire la pelle fremere per il nervosismo.
"In piedi. Spogliati”, disse Shiro.
La sua voce era piena e calma come al solito, ma il sottofondo autoritario non sfuggì a Keith. Aveva imparato a riconoscere un ordine quando ne sentiva uno.
Si alzò in piedi, fece qualche passo verso il centro della stanza. Le gambe gli tremavano più di quanto volesse lasciar vedere, sentiva le guance bollenti, ma almeno la benda gli toglieva l’imbarazzo di dover guardare Shiro.
Non aveva alcun tipo di riferimento, la percezione del suo corpo era completamente diversa da quella a cui era abituato, ma riuscì a sfilarsi i pantaloni e farli cadere a terra.
“Voltati”, gli disse Shiro, la sua voce improvvisamente vicina.
Keith si voltò lentamente. Sentì il calore del corpo di Shiro vicino alla sua schiena, il suo respiro gli sfiorava l’incavo del collo, una ciocca di capelli gli sfiorò la spalla. Shiro percorse con un dito il suo avambraccio, dall’alto verso il basso, fino a sfiorargli l’interno del polso.
"Mani dietro la schiena -, gli sussurrò nel suo orecchio.
Keith provò un brivido di soddisfazione nel sentire che la sua voce si era fatta più scura e roca. Eseguì l’ordine e sentì qualcosa di pesante e freddo avvolgersi intorno i suoi polsi e scattare secco.
"Tutto bene?”, gli chiese Shiro a bassa voce nell’orecchio, la sua voce era tornata alle tonalità in grado di calmarlo.
Keith annuì.
Shiro si allontanò da lui. “In ginocchio”, gli ordinò.
Keith quasi crollò sul posto. Il tappeto era soffice sotto le ginocchia nude. Sentiva i passi di Shiro sul pavimento, ma non riusciva a capire dove fosse. Keith non aveva la concezione del tempo. Le ginocchia cominciavano a intorpidirsi, i muscoli delle cosce a tremare. Keith ebbe un attimo di panico, ripensò agli uomini con cui aveva sempre visto Shiro: erano sempre stati alti, muscolosi. Lui, al confronto, aveva un fisico più piccolo, longilineo, la sua muscolatura era allungata come quella di un ballerino, quasi femminile. Si chiese se Shiro, a vederlo finalmente nudo, avesse cambiato idea su quella storia.
"Non hai idea di quanto tu sia bello in questo momento"
La voce di Shiro si era fatta più roca, fece scorrere un brivido lungo la schiena di Keith. Ebbe l’istinto di coprirsi, ma le manette lo bloccarono, il rumore di metallo risuonò nella stanza. Poteva sentire lo sguardo di Shiro bruciare sulla sua schiena. La sua erezione cominciò a mostrarsi.
"Che cosa aspetti?", chiese a denti stretti.
"Sto pensando. Sto pensando da dove cominciare".
Keith sentì ancora più sangue affluire al suo intimo.
"Potrei cominciare piano”, continuò Shiro. “Dal collo, vedere quanto siano sensibili i tuoi capezzoli… Ti piacerebbe, credo. O potrei venire lì, spingerti la faccia sul tappeto e cominciare a prepararti senza troppe cerimonie”
La testa di Keith scattò in sù, un gemito gli sfuggì dalle labbra.
"Oh”, emise sorpreso Shiro. “Pensavo non potessi diventare più sexy e mi hai appena smentito”
"Fai qualcosa allora”
"Hai chiesto a me, quindi facciamo a modo mio”, rispose secco.
La mano di Shiro si poggiò sotto il suo mento e gli alzò la testa verso l’alto.
"Vorrei veramente vedere i tuoi occhi in questo momento. Saranno offuscati, semichiusi. Bisognosi. Vuoi che ti tocchi, non è vero Keith?”
Keith non riuscì a trattenere un gemito. Annuì.
"Puoi tirarti su?”
Keith cominciò ad alzarsi. Le gambe gli tremavano dopo essere stato in quella posizione per un po’, ma Shiro lo tenne. Keith sospirò al contatto con il corpo dell’altro, si protese ancora di più verso di lui.Indossava ancora tutti i vestiti, notò con disappunto.
Cominciò a passargli le dita sul petto, Keith si protese verso il contatto.
"Pazienza”, ridacchiò Shiro nel suo orecchio. Il suo fiato era caldo contro la sua pelle.
Keith gemette di disappunto.
“Sai, non riuscivo a crederci quando sei venuto a chiedermelo”. Gli lasciò un bacio sul lobo dell’orecchio. “Chiedermi di legarti, bendarti e farti quello che volevo”, la sua voce si era fatta ancora più roca.
Gli baciò la clavicola.
"Sei la persona di cui mi fido di più.”, rispose Keith.
Shiro gli baciò la spalla.
"Ma magari la prossima volta chiedo a Lance", lo provocò Keith. "Lui sarebbe andato direttamente al dunque”
Shiro gli morse la spalla, Keith gemette di piacere e di dolore insieme.
Lo depositò sul letto, le mani ancora legate dietro la schiena non la rendevano una posizione particolarmente comoda. Si sedette sopra di lui, le ginocchia ad entrambi i lati dei suoi fianchi. Cominciò ad accarezzargli i fianchi con una mano e continuò a baciargli il collo.
"Entrambe”, gemette Keith inarcandosi contro il materasso. "Entrambe le mani”
"Pensavo non volessi…”
Lasciò la frase in sospeso, ma Keith sapeva cosa volesse dire – quella mano era Galra, faceva parte di ciò da cui stava cercando di scappare.
"Voglio tutto quello che puoi darmi”
Le due mani di Shiro gli percorsero i fianchi, mentre le sue labbra andavano ad attaccare un capezzolo, lo mordicchiò delicatamente e Keith emise un gemito acuto.
Continuò a scendere.
Keith si sentiva già al limite. “Ti prego”
Cominciò a prepararlo. Keith aveva la testa schiacciata sul cuscino di lato, mentre la mano di Shiro spingeva dentro di lui con sempre più forza, scopandolo con due dita.
"Dimmi cosa vuoi”
Keith non rispose.
"Parlami Keith, altrimenti non so cosa vuoi”
"Voglio sentirmi umano, voglio sentirmi solo umano, voglio dimenticare di essere Galra. Ti prego. Fammi sentire umano”
Shiro entrò in lui.
"Grazie”, gli disse improvvisamente Shiro. “Grazie per permettermi di fare questo"
Erano mesi non lo faceva, gli ci volle un po’ ad abituarsi all’intrusione.
Cominciò a spingere dentro di lui senza pietà, si angolò in modo da andare a colpire la sua prostata.
"Posso baciarti?”
Keith annuì.
Shiro lo baciò e c’era qualcosa in quel bacio che lo fece sentire così umano da portarlo sull’orlo delle lacrime, la benda si inumidì. La cura, l’attenzione, l’affetto. La devozione.
Vennero entrambi.
Gli sciolse le mani dalle manette.
Gli accarezzò i polsi, massaggiandoli per fargli riprendere la circolazione.
Lo tenne stretto, senza togliere la benda.
Keith gliene fu grato, si nascose nel suo petto e Shiro lo tenne stretto.
Quando si decise a togliere la benda, la prima cosa che vide fu il sorriso rassicurante di Shiro.

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