Mar. 12th, 2021

Comfort

Mar. 12th, 2021 05:18 pm
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 Titolo: Comfort
Fandom: BNHA
Missione: M1 - Attacco
Parole: 1234


Nel mezzo del combattimento, Hawks cadde al suolo.
Con la coda dell'occhio, Enji vide una macchia rossa precipitare dal cielo. Non sarebbe mai arrivato in tempo. Uno dei villain approfittò di quel secondo di distrazione di Endeavor per avvicinarsi. Il colpo gli arrivò diretto allo sterno, mozzandogli il fiato nei polmoni. Endeavor si riprese in fretta e ricambiò l'attacco, con un pugno secco. Il villain cadde al suolo, svenuto. Continuando a colpire a attaccare, Endeavor cominciò ad indietreggiare, avvicinandosi al punto dove aveva visto cadere Hawks. Voleva accertarsi che stesse bene - non che ci fossero molte alternative. Quell'uccello maledetto aveva più vite di un gatto. 
La maggior parte dei villain che avevano attaccato erano ormai stesi al suolo o incapacitati in qualche altra maniera, ma gli ultimi rimasti stavano continuando ad attaccare con tutto ciò che avevano, animati dalla disperazione e dalla consapevolezza di non avere più vie di fuga. Endeavor ne bloccò un paio di altri durante il tragitto.
Non distante da lui, Miruko combatteva con un villain grande il doppio di lei e con il corpo ricoperto da una corazza che somigliava a quella di un armadillo. Alle sue spalle, Hawks era seduto con le ginocchia piegate e gli occhi sbarrati. Teneva lo sguardo fisso su una crepa nell'asfalto in frantumi. Il caos intorno a lui sembrava non raggiungerlo. 
"Alzati da lì!" gli urlò Endeavor, parando ancora un altro attacco e spedendo le sue fiamme lontane, per schermare un eroe in difficoltà davanti ad un altro dei villian. 
Endeavor e gli eroi rimasti si occuparono dei pochi villain rimasti in poco tempo. Ogni tanto Endevor continuava a gettare occhiate fugaci ad Hawks, che ancora non si era mosso dalla sua posizione. Non lo aveva mai visto in quelle condizioni. 
La polizia accorse sul luogo una volta che tutto sembrò essersi calmato. Ad Endeavor spettò il compito di fargli il resoconto della situazione e di supervisionare agli arresti. Molti dei villain che avevano attaccato erano ormai incoscienti, dei pochi coscienti che ne rimanevano solamente alcuni provarono a fare resistenza all'arresto, ma i loro tentativi furono soffocati sul nascere dalla sola presenza di Endeavor. Separati, avevano perso tutta l'arroganza che avevano dimostrato durante il combattimento. Si erano precipitati in strada tutti insieme, in mezzo al caos del sabato pomeriggio, esattamente come avevano fatto in più di una occasione nei mesi precedenti. Scatenavano il panico, derubavano le persone e svaligiavano i negozi. Erano tutti criminali di bassa lega che avevano preso coraggio grazie alle azioni della League of Villains e dalla caduta di All Might.
Terminate le operazioni, Enji si avvicinò nuovamente ad Hawks. Miruko era accovacciata di fronte a lui, cercava di convincerlo ad alzarsi, ma ogni volta che provava a toccarlo, Hawks scattava, si allontanava come colpito da una scossa elettrica per poi tornare alla sua precedente posizione, accovacciato su sé stesso. 
Vedendolo avvicinarsi, Miruko si alzò dalla sua posizione e lo raggiunse. Aveva un taglio profondo sullo zigomo e la guancia ricoperta di sangue. 
"Non riesco a convincerlo a muoversi di qui," disse. 
"Si sa che cos'abbia?" chiese Enji, cercando di mantenere una voce neutra. 
Prima che Miruko potesse rispondere, come risvegliato dalla sua voce, Hawks alzò gli occhi dalla crepa nell'asfalto e li fissò su Endeavor. Guardava Endeavor come se fosse l'unica cosa ad avere senso nel caos che lo circondava, pronunciò il suo nome in un sussurro meravigliato. Endeavor lo guardò perplesso e turbato per un momento, fino a che Miruko non gli diede una piccola spinta nella sua direzione. Enji fece un passo avanti in maniera incerta, e andò ad accovacciarsi davanti ad Hawks, che continuava a guardarlo con gli occhi spalancati. Non sapeva cosa fare davanti a quello sguardo. Catalogò mentalmente le sue ferite. Aveva qualche graffio sul volto e sulel spalle, dove i vestiti si erano strappati nell'impatto con il terreno, e le sue ali erano arruffate. 
"Devi farti controllare," disse.
Si aspettava di vederlo irrigidirsi, ma Hawks si limitò ad annuire e ad allungare una mano. Enji la prese e lo aiutò ad alzarsi. Lo accompagnò ad una delle postazioni mediche che erano state prontamente sistemate sul luogo e si sistemò in un angolo della tenda mentre trattavano le ferite di Hawks, attento a non uscire mai dal suo campo visivo. 
Un infermiere si avvicinò ad Endeavor, per convincerlo a trattare le sue ferite, ma Enji lo allontanò in malo modo. Non aveva alcuna intenzione di allontanarsi da lì e lasciare Hawks da solo. Una volta che ebbero finito di medicarlo, Hawks si avvicinò autonomamente ad Enji, come se avesse bisogno di un punto fermo a cui aggrapparsi. I suoi passi erano incerti, sembrava dovesse cadere faccia a terra da un momento all'altro.
Endeavor lo prese per la vita, "Ti accompagno a casa." 
Fosse stato un giorno normale, Hawks lo avrebbe preso in giro, avrebbe fatto una delle sue battutine e tirato fuori qualche doppio senso da quella frase ed Enji gli avrebbe detto con fare burbero di smetterla con i suoi giochetti, ma Hawks avrebbe continuato a ridacchiare comunque. Era così che funzionavano. Ma non quel giorno. Quel giorno Hawks rimase in silenzio e si lasciò guidare alla macchina che uno dei suoi assistenti aveva procurato per Endeavor. 
Non era la prima volta che Enji si ritrovava ad accompagnarlo a casa dopo un intervento. Per quanto si mostrasse superficiale, rarametne Enji aveva visto qualcuno disposto a rischiare tanto per tenere tutti al sicuro durante un attacco. Una colta arrivati, però, riuscire a farsi dire il numero dell'appartamento da Hawks fu più complicato, ma alla fine Enji ci riuscì e lo accompangò fin dentro casa.
Era la prima volta che si ritrovava nel suo appartamento, e lo sguardo gli cadde sulla merch di Endeavor che aveva sparsa in giro - c'era un cuscino sul divano, un poster attaccato al muro, alcune action figures sulla libreria e accanto al televisore. Enji non ispezionò oltre. Era sicura che, a guardare meglio, ne avrebbe trovata altra, ma vedere quegli oggetti gli stava già stringendo lo stomaco. Per non parlare del fatto che si sentisse di star invadendo la sua privacy. 
Enji accompagnò Hawks in camera da letto e lo aiutò a sdraiarsi sul letto. Lo vide allungare la mano sotto al cuscino e mettersi a cercare qualcosa con la fronte arricciata. 
"Che ti è successo, Hawks?" chiese, non aspettandosi una risposta. 
"Hawks..." ripetè quello. "E' mio nuovo nome... Il mio nome" 
Enji lo guardò confuso, Hawks non aprì gli occhi, ma ridacchiò. "Non fare quella faccia. So chi sono, so dove sono... Solo- è come se non fossi davvero qui, come se fossi un bambino che vede cosa gli riserva il futuro. E' complicato... distinguere. Credo sia un quirk, qualcosa che riporta all'infanzia forse? Ma mi ha colpito solo a metà"
Enji si ripromise di fare ricerche al riguardo, ma non adesso.
"Dovresti dormire, non pensare ai quirk"
Hawks annuì. Da sotto il cuscino tirò fuori un peluche di Endeavor, era vecchio, consumato, i colori vagamente sbiaditi per via dei lavaggi. Se lo strinse al petto e sospirò rilassato. Il suo volto si distese. Agli occhi di Endeavor non era mai sembrato così giovane.
"Sai che hai arrestato mio padre?" gli disse con la voce piena di sonno. "Non ti ho mai ringraziato" la sua voce si affievolì, il respiro si regolarizzò.
Enji gli accarezzò i capelli. "Buonanotte"
 
 
"
 
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Titolo: Un buon tramonto
Fandom: Voltron
Missione: M4 - Gio Evan, Arnica
Prompt: Cerco un amico per un buon tramonto insieme/voglio arrivare all'alba e dire: "Dai, di nuovo" 
Parole: 635

Il giorno successivo, Shiro si sarebbe rinchiuso nella base militare della Garrison. Il giorno dopo ancora, dopo una notte di sonno attentamente sorvegliata dal team che coordinava la missione, Shiro sarebbe partito per la missione Cerbero. Keith non aveva idea di quando lo avrebbe rivisto, ma quella sera - quella notte - sarebbe stata ancora solo loro, e di nessun altro.

Keith sedeva su un masso in mezzo al deserto, quello da cui più di una volta lui e Shiro si erano lanciati con gli overboard, una infantile prova di coraggio a fare a chi si rialza più tardi - una cosa così lontana dall'immagine di serietà che Shiro proietta, piccole parti di lui che solo a Keith è concesso di vedere e che Keith custodisce gelosamente. Aspetta Shiro. Gli ha promesso che lo avrebbe raggiunto non appena lo avessero liberato.

A coloro che stavano per partire veniva concessa un'ultima notte per stare con le famiglie. Keith si è sorpreso quando Shiro gli ha chiesto di passarla con lui - aveva dato per scontato che Shiro avrebbe scelto di passarla con Adam. Non gli aveva chiesto spiegazioni, gli aveva dato appuntamento al masso e Shiro aveva sorriso. Keith non era tipo da farsi troppe domande sulle poche benedizioni che gli capitavano.

Il sole si era avvicinato all'orizzonte, ma non aveva ancora cominciato a sparire dietro la linea del deserto. Il cielo si era tinto di arancione. Keith sentì il rumore di un motore. Lo aveva sentito fin troppe volte per non riconoscerlo ad orecchio, non aveva bisogno di girarsi per capire chi fosse arrivato.

Dietro di luì sentì la macchina frenare, parcheggiare, il rumore della portiera che si apriva e sbatteva. Con la coda dell'occhio vide Shiro sedersi accanto a lui e fissare il tramonto. 

"Ah, mi mancherà tutto questo," disse. 

Keith sorrise. "Ma sarai circondato dalle stelle"

Shiro rise, "Vero. Ma il tramonto... è una cosa diversa"

Keith rimase in silenzio e Shiro con lui. Guardarono il sole sparire dietro l'orizzonte, il buio cominciare a calare. Nessuno dei due sentì il bisogno di dire nulla mentre le prime stelle comparivano sopra la loro testa.

"Credi che un giorno riuscirò ad andarci anche io? Nello spazio," chiese Keith.

"Certo che sì. Ma devi seguire le lezioni mentre non ci sono. Farai il bravo?"

"Se loro lo faranno con me"

Shiro rise, la sua risata si perse nel deserto. La luce delle stelle era l'unica luce ad illuminarli - uno dei pochi benefici del vivere in mezzo al nulla, pensò distrattamente Keith.

"Hai mangiato?" chiese Shiro.

In tutta risposta lo stomaco di Keith brontolò. 

"Se non mangi non ci andrai nello spazio," Keith non aveva bisogno di guardarlo per sapere che stava scuotendo la testa.

Keith sentì il rumore di pacchetti di plastica agitati, poi un peso leggero si appoggiò sul suo stomaco. Era un pacco di patatine piccanti, le sue preferite.

Keith le aprì e cominciò a mangiarle soddisfatto.

Passarono la notte insieme, così, senza dirsi molto e a godere della presenza l'uno dell'altro. Nessuno dei due disposto a chiedersi quando avrebbero potuto farlo di nuovo.

I primi raggi dell'alba cominciarono a rischiarare il cielo. Keith non aveva mai odiato tanto l'alba. Desiderava solo che la notte potesse ricominciare da capo, per passare altro tempo con Shiro.

Shiro aspettò ancora un po' prima di alzarsi. Tenne ancora lo sguardo fisso sull'orizzonte per qualche momento, poi si voltò verso Keith. Aveva le occhiaie di chi aveva passato la notte in bianco, ma il volto sereno.

"Ti accompagno in accademia," gli disse Shiro. 

Keith annuì e salì in macchina. Quando all'ingresso si separò da lui per entrare nuovamente di nascosto nella sua camera prima della chiamata dei cadetti all'alba Keith se lo ripetè ancora una volta: non aveva mai odiato l'alba. 



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