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[personal profile] chasing_medea
Titolo: nocturnal creatures
Fandom: attack on titan
Prompt/missione: Tramandato per l'eternita
Parole: 2000
Rating: nsfw

La vita in Alaska non era così male, una volta che ci si era abituato. Certo, non era il suo appartamento di lusso nel centro città, ma più passava il tempo più si rendeva conto di quanto fosse stata la scelta giusta quella di partire e lasciarsi tutto alle spalle per un po’.
Un anno sabbatico, così lo aveva chiamato, ed effettivamente a stare lì cominciava a sentirsi sempre più energico, il silenzio gli permetteva di dormire meglio, i suoi ritmi di vita sembravano più naturali. Aveva anche radicalmente ridotto la quantità di caffè di cui aveva bisogno per sentirsi sveglio per l’intera giornata: una tazza la mattina era più che sufficiente. E poi finirlo troppo presto voleva dire andare in città, con tre metri di neve e non ne aveva assolutamente voglia. Sentiva leggermente la mancanza del contatto umano, delle sue solite sveltine e per questo da quando era arrivato continuava a fare strani sogni erotici di cui non ricordava praticamente nulla, se non un paio di grandi occhi verde mare, erano fastidiosi, ma nel complesso si poteva dire che se la stesse cavando bene. C’era qualcosa di profondamente soddisfacente nel provvedere a tutte le necessità con le proprie mani.
L’estate era ormai alle porte, la neve aveva cominciato a sciogliersi e Levi sapeva che si stava avvicinando il periodo più impegnativo - aveva passato in quella casa con suo zio Kenny più estati di quante riuscisse a ricordare. C’era da sistemare tutto per l’inverno, da fare scorte di legna e di cibo in scatola, attrezzare le stalle e far partorire gli animali. E come se non bastasse i suoi amici, Hanji ed Erwin, avevano deciso di andare a trovarlo: è l’unico periodo dell’anno in cui posso considerare accettabile venire in Alaska, gli aveva detto Hanji che aveva un odio profondo per ogni tipo di freddo. Nel complesso, quindi, Levi si ritrovava a dover anche sistemare la casa in modo tale che potesse accogliere due ospiti.
Il lavoro non gli mancava.
Il mese successivo passò in un attimo e, prima che se ne rendesse conto, Levi dovette andare a prendere i suoi amici all’aeroporto. Le strade erano ormai sgombre di neve e la sua jeep percorse il tratto sterrato prima di arrivare alla strada asfaltata che lo avrebbe portato a Fort Yukon. L’aeroporto era piccolo e non ci passavano molte persone, ci arrivavano solo piccoli charter che non sembravano neanche troppo adatti a volare. Ogni volta Levi cercava di pensarci il meno possibile.
I suoi amici sembravano entusiasti di essere arrivati fino a lì. L’addetto all’aeroporto, che conosceva Levi da tutta la vita, non si prese neanche la briga di controllargli i documenti e li lasciò andare tranquillamente.
Levi caricò i loro bagagli nel portabagagli della jeep e guidò fino a casa.
Hanji tenne la testa fuori dal finestrino per tutto il viaggio, con il telefono davanti a lei a fare storie di Instagram una dietro all’altra - in una riprese anche Levi, che si limitò a fulminare la videocamera con lo sguardo. Continuava a dire quanto sperasse di vedere un Kushtaka, un qualche tipo di creatura mitologica che solo una fissate con l’esoterismo come lei poteva conoscere. Levi frequentava quei luoghi da tutta la vita e non aveva mai sentito quel nome. Come potesse essere amica di un realista come Levi era un mistero, ma si sa che qualche volta gli opposti si attraggono.
Una volta arrivati gli mostrò la loro camera. Avrebbero dovuto dividerla.
La prima sera Hanji andò a dormire presto, voleva svegliarsi presto la mattina dopo per andare a esplorare i boschi lì intorno. Levi già si immaginava di doverla andare a recuperare sul fondo di un burrone in mezzo al nulla. Non l’avrebbe mai ammesso, ma gli era mancata la sua amica.
Lui ed Erwin rimasero a bersi una tazza di tè davanti al camino. Era estate, ma era pur sempre l’estate in Alaska e il fuoco del camino era piacevole.
Levi cominciò ad avvicinarsi sempre di più a Erwin, fino a mettersi senza troppi preamboli a cavalcioni sulle sue gambe. Sapeva che se Erwin avesse avuto qualcosa in contrario non si sarebbe fatto problemi a mandarlo via, ma Erwin non lo fece. Lo portò in camera e passò la notte con lui. Erano anni che non capitava, era stata un’occorrenza abbastanza comune durante gli anni del college. Avevano sempre lavorato insieme e la situazione era chiara tra di loro, sapevano che non c’era nulla di più, era solo un buon modo per rilasciare occasionalmente lo stress. Una parte di Levi sperava anche che avere di nuovo la cosa vera avrebbe fatto calare la sua libido e facesse diminuire i sogni, che lo lasciavano ogni volta spossato. Nei sogni era sempre lui ad avere il ruolo attivo, ma con Erwin poteva lasciarsi andare. Si godette la sensazione di essere riempito.
Il giorno dopo, fortunatamente, non dovette andare a recuperare Hanji in nessun cratere, dovette però portarla a vedere ogni singolo angolo della sua casa, anche le stalle. Erwin preferì rimanere sul portico della casa a godersi il panorama e a leggersi un libro. Levi si ritrovò a pensare che un anno sabbatico non avrebbe fatto male neanche a lui. Il lavoro da avvocato poteva essere stressante, ci si ritrovava sempre ad andare a scavare nella vita delle persone, si entrava in contatto con situazioni complicate e alla lunga poteva essere logorante. Pensò di proporglielo, di dirgli di rimanere lì con lui, ma esattamente come aveva fatto lui doveva essere Erwin a prendere quella decisione per sè stesso, altrimenti l’avrebbe vissuta solamente come una forzatura.
La sera Levi si mise a letto tranquillo, convinto che i sogni lo avrebbero lasciato in pace, ma non andò così. Nei sogni riusciva anche a ricordare i sogni precedenti, con una chiarezza tale che gli era impossibile credere che una volta sveglio avrebbe dimenticato tutto. La stessa creatura che vedeva quasi ogni notte venne da lui, aveva le sembianze di un ragazzo giovane, con un corpo longilineo e muscoloso, lunghi capelli color cioccolato e grandi occhi verdi.
Quella sera sembrava infuriato.
Continuava a fulminarlo con lo sguardo. Levi sentì i suoi polsi venire legati alla testiera del letto, la creatura si mise a cavalcioni su di lui e cominciò a stuzzicarlo senza pietà, alternando baci a morsi che sicuramente avrebbero lasciato segni se quello non fosse stato un sogno. L'alternarsi di piacere e dolore stava facendo tremare Levi. La creatura scese con le labbra lungo il suo corpo, fino a prenderlo in bocca. Levi sentì la sua punta toccare la gola della creatura, che non diede alcun segno di fastidio. Cominciò a muovere la testa ad un ritmo frenetico, i muscoli delle gambe di Levi si tesero, inarcò la schiena contro il materasso, ma la creatura si fermò e si staccò da lui. Levi emise un singhiozzo. La creatura aspettò qualche momento, tenendo sempre il viso vicino al sesso di Levi, aspettò che Levi tornasse in sì e ricominciò. Poi lo fece ancora, e ancora un’altra volta, ma ogni volta che Levi stava per venire la creatura si bloccava. Levi cominciò a pregarlo di farlo venire. La creatura si staccò da lui e tornò a mettersi a cavalcioni del suo bacino, si strusciò un paio di volte contro l’erezione di Levi e quello quasi singhiozzò, poi cominciò a passarsi le mani sul petto, fino a far diventare i capezzoli turgidi e sporgenti, e Levi avrebbe voluto allungarsi e toccare. Senza rendersene conto sollevò la schiena dal materasso per avvicinarsi verso di lui, ma la creatura gli mise una mano sul petto e lo spinse di nuovo contro il letto, con una forza che Levi non gli aveva mai sentito prima e che servì solo a farlo scivolare di più. Continuò a toccarsi con la mano, fino a farla scivolare contro il suo corpo, si toccò per un momento l’erezione, la pompò un paio di volte, poi portò mano alla sua schiena, la fece scivolare fino a portare due dita alla sua apertura, e cominciò a prepararsi. Le mani di Levi fremevano per la voglia di staccarsi dalla testiera da letto e farlo lui stesso. Pregò che la creatura si girasse, che gli facesse almeno vedere che cosa stesse facendo, ma quello lo ignorò, continuò a prepararsi lentamente, sfiorando ogni tanto l’erezione di Levi con i suoi movimenti.
Dopo un tempo che sembrava infinito cominciò a calarsi su di Levi. Levi emise un gemito gutturale e cercò di stringere i muscoli per rimanere fermo. La creatura andava lenta, disperatamente lenta e quando Levi provò a muovere il bacino verso l’alto, la creatura si fermò completamente e lo fulminò con lo sguardo, gli morse il collo forte. A poco a poco aumentò il ritmo, fino ad assumerne uno che faceva quasi male a Levi, ma non avrebbe voluto che smettesse per nulla al mondo. Il movimento del corpo faceva sfregare i polsi contro le corde ed era abbastanza sicuro che le lacrime si stessero accumulando agli angoli dei suoi occhi. La creature venne, ma continuò a spingersi su di lui fino a che anche Levi raggiunse il culmine. Vide tutto bianco e poi la sua coscienza si dissolse.
La mattina dopo Levi si svegliò, grugnì mentre si alzava dal letto, sentendosi indolenzito in tutto il corpo. Non ricordava quasi nulla del sogno della notte precedente, solo dei grandi occhi verdi che lo guardavano arrabbiati. Si alzò e cercò di distendere i muscoli, camminò fino alla cucina e cominciò a preparare la colazione. Quando allungò le mani verso la macchinetta del caffè vide i lividi sui polsi.
Alcuni dettagli del sogno cominciarono a riaffiorare - si ricordò la creatura, si ricordò i morsi, si ricordò come si era spinto contro lui , si ricordò la furia nei suoi occhi.
Levi quasi corse verso il bagno e si guardò allo specchio, aveva il segno evidente di un morso sul collo, si vedeva chiaramente il punto in cui i canini appuntiti della creatura avevano scaricato la loro forza. Si tolse la maglietta di corsa e si rese conto che aveva il corpo pieno di lividi.
Stava impazzendo. Non poteva esserci altra spiegazione. Non era possibile che un sogno lasciasse segni.
Uscì dal bagno e trovò Hanji ed Erwin già seduti al tavolo, con davanti delle tazze piene di caffè fumante. Prese anche la sua, si sedette pesantemente al tavolo e poi alzò lo sguardo su di loro.
“Erwin ti ha conciato per le feste”, commentò Hanji.
“Uhm?”, disse Erwin alzando la testa dal suo telefono e lanciando un’occhiata a Levi. Alzò un sopracciglio. “Io non c’entro”.
“Sto impazzendo”, annunciò.
Erwin e Hanji si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“Puoi smettere quando vuoi”, cominciò Erwin. “Capisco che l’isolamento può avere delle conseguenze. Non sei costretto ad arrivare alla fine di questo anno sabbatico”.
Levi ci mise un po’ a capire a che cosa si stesse riferendo.
“Cos- No, non è quello”.
Sospirò e cominciò a spiegare la situazione, alzando anche le maniche della maglietta per mostrare i lividi, come se i morsi sul suo collo non fossero stati abbastanza esplicativi.
Finita la spiegazione Hanji si portò una mano al mento pensierosa.
“Uhm… credo sia un incubus. E a quanto pare si è incazzato perchè tu sei andato a letto con Erwin”.
Levi la guardò sconvolto, ma la situazione era talmente assurda che poteva quasi crederle.
“Un incubus?”, chise Erwin al posto suo.
“Sono demoni. Visitano nel sonno le persone e cercano di prenderne il seme”, cominciò a spiegare.
E più spiegava più a Levi era convinto di essere impazzito perchè quello che diceva aveva effettivamente senso. Levi non sapeva quale fosse la cosa più assurda di quella situazione: che un incubus lo avesse preso di mira o il fatto che Hanji avesse ragione.
Alzò lo sguardo dal suo caffè e guardò Hanji: aveva l'espressione soddisfatta dell’io te lo avevo detto o del “vedi che avevo ragione io?!”.
Sì, la cosa peggiore era decisamente dover dare ragione ad Hanji. Per il resto ci sarebbe stato altro tempo.

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