Titolo: feel me
Fandom: Voltron
Prompt/missione: M1 - Mecha
Parole: 4000
Rating: nsfw
Note: just porn. porn nel leone.
Shiro stava riposando sdraiato sulla brandina che avevano rimediato per il viaggio nel retro del Leone Verde. Riusciva a sentire il rumore metallico della nuova invenzione a cui Pidge stava lavorando nella sala di comando.
Si chiese se quello potesse essere un buon momento. C'erano solamente loro due nel Leone Verde e Pidge in quel momento era distratta. Certo, c'erano anche quegli strani mostriciattoli colorati che Pidge aveva trovato, ma quelli non si allontanavano mai troppo da lei.
Shiro cominciò a sfiorarsi appena da sopra la stoffa dell'uniforme. La propria erezione cominciò ad indurirsi al minimo contatto e Shiro lasciò andare un sospiro. Per ottenere più contatto avrebbe dovuto spogliarsi integralmente. Provò a tendere l'orecchio. Continuavano a provenire rumori dalla sala di comando, ma se Pidge avesse deciso di interrompere il suo lavoro per qualunque motivo e fosse andata a cercarlo, lui non avrebbe fatto mai in tempo a rivestirsi prima che la ragazza entrasse.
Sospirò frustrato e decise di lasciar perdere.
Ormai stava arrivando al limite della sopportazione. Erano in viaggio in direzione della Terra ormai da settimane, lui aveva sempre condiviso il Leone con troppa gente e i momenti di privacy erano ridotti al minimo. Il massimo che era riuscito a concedersi era stata una tristissima sessione masturbatoria sotto la doccia, con Lance che bussava insistentemente perché anche lui aveva bisogno del bagno. Non aiutava neanche il fatto che spesso viaggiasse con Keith e fosse comunque costretto a tenere le distanze da lui, non solo perché avevano deciso di tenere quella relazione nascosta per un po' per non rischiare di alterare gli equilibri con il resto del gruppo, ma soprattutto perché la maggior parte delle volte si trovava a viaggiare con Keith e sua madre, il che lo faceva sentire anche un po' in colpa dal momento che, mentre parlava con lei, la sua mente continuava a offrirgli immagini dei vari modi in cui avrebbe potuto spogliare Keith e farselo sulla consolle di comando del Leone Nero. Keith, nel complesso, sembrava che stesse vivendo molto meglio di lui quella situazione, probabilmente il fatto di avere il comando contribuiva a tenerlo occupato. Una parte di Shiro, però, continuava a sperare che fosse solo più bravo a nasconderlo.
Un secco zac riscosse Shiro dai suoi pensieri. Shiro si trovò davanti Kosmo, con la lingua di fuori e la coda che si agitava in maniera eccitata.
"Ciao bello!", gli disse Shiro accarezzandogli la testa.
Il lavoro che stava facendo era impagabile. Permettergli di cambiare spesso compagni di viaggio in una situazione come quella, in cui lo spazio vitale era poco, stava permettendo a tutti di evitare nervosismi e litigi per cose insignificanti.
"È già il momento di cambiare?", chiese a Kosmo.
Kosmo agitò la coda e Shiro appoggiò una mano sulla sua testa, pronto a sentire il familiare strappò che sentiva ogni volta che veniva teletrasportato.
Quando Shiro riaprì gli occhi si ritrovò nella testa del Leone Nero, Kosmo era già sparito.
"Bentornato", lo salutò Keith.
Shiro si appoggiò allo schienale del suo sedile di comando e si guardò intorno. Vedendo che erano soli, approfittò del momento per far sollevare la testa a Keith e dargli un rapido bacio a stampo. Keith ricambiò con trasporto, spingendosi verso di lui. Sì staccarono con uno schiocco rumoroso.
Non era solo il sesso quello di cui sentiva la mancanza, sentiva in generale la mancanza di Keith, anche solo di toccarlo e averlo sempre vicino.
"Tua madre?" chiese solo allora Shiro.
"Kosmo l'ha trasportata via, ma non so da chi l'abbia portata".
Shiro annuì e si mise in attesa di vedere chi sarebbe stato il loro compagno per quel tratto di viaggio, ma dopo un po’ ancora non era arrivato nessuno.
Keith contattò gli altri Leoni per vedere quale fosse la disposizione attuale. Sua madre, scoprì, era stata portata nel Leone Giallo e sembrava starsi divertendo con Hunk. Kosmo era rimasto con loro. Agitò la coda contento quando vide Keith nello schermo.
“Bene”, disse Keith. “Ci aggiorniamo più tardi”.
Chiuse le comunicazioni, si alzò dal sedile del pilota e si voltò nuovamente verso Shiro. Gli fece scorrere le mani sul petto e le intrecciò dietro il suo collo.
“Siamo soli quindi”, gli disse.
Shiro sorrise. “Sembra che Kosmo abbia deciso che dovevamo stare un po’ da soli”
“Potrei essermi lamentato un po’ con lui”, ammise Keith imbarazzato.
Shiro si avvicinò ancora. Sfiorò con le labbra le labbra di Keith.
“E, sentiamo, cosa gli avresti detto?”, chiese con voce lasciva.
“Che era da tanto che non riuscivamo ad avere un po’ di tempo da soli”, gli rispose Keith avvicinandosi, cercando il contatto con Shiro che sorridendo tirò indietro la testa, divertendosi a provocare la poca pazienza di Keith.
Keith mise il broncio e abbassò la testa, Shiro gli prese il mento con la mano, spingendolo ad alzare nuovamente il viso e finalmente lo baciò. Succhiò il labbro inferiore e lo mordicchiò. Keith gemette e spinse il suo corpo di più contro quello di Shiro, fece entrare di prepotenza la lingua tra le sue labbra. Shiro sentì la propria erezione gonfiarsi rapidamente all’interno dell’uniforme.
Si staccò da Keith, erano entrambi senza fiato, ma Shiro non gli diede il tempo di riprendersi. Con l’unica mano che aveva cominciò ad armeggiare con la chiusura dell’uniforme per liberargli il collo. La aprì appena, liberando un po’ di spazio, prima di attaccare la pelle chiara appena rivelata. La ricopri di baci alternati a morsi che facevano gemere Keith direttamente nel suo orecchio. Quel suono arrivava diretto all’erezione di Shiro, facendolo eccitare ancora di più e spingendolo ad essere sempre più intraprendente. Si spinse contro Keith e sentì la sua erezione premere contro la coscia.
“Shiro”, provò a dire Keith tra i sospiri. “Dovremmo fermarci prima che la situazione degeneri”
“Perchè?”, chiese Shiro cominciando a risalire con le labbra verso il suo orecchio. “Siamo soli”, gli sussurrò. “Le comunicazioni sono chiuse”, un altro bacio appena dietro l’orecchio. “E tu mi sei mancato terribilmente”, gli mordicchiò il lobo.
Keith gemette ancora, inarcandosi contro di lui, spingendo la sua erezione ancora chiusa nell’uniforme contro quella di Shiro. Entrambi si morsero il labbro inferiore e sospirarono con gli occhi chiusi.
“Mi sei mancato anche tu”, gli disse Keith passandogli le mani sugli addominali scolpiti, ne poteva sentire la forma anche attraverso la stoffa attillata dell’uniforme. “Averti vicino e non poterti toccare è stata una tortura”.
“Adesso puoi. Puoi farmi tutto quello che vuoi”
“Non sappiamo quanto tempo abbiamo”, provò ancora ad obbiettare Keith, ma si vedeva che le sue remore stavano cominciando a sgretolarsi.
Shiro sorrise. “Sono sicuro che Kosmo ci stia coprendo le spalle”
Keith sbuffò. “Non si chiama Kosmo!”
“Ormai risponde anche lui al nome, rassegnati”, gli rispose Shiro baciandolo ancora.
Keith si lasciò andare contro di lui, rispondendo al bacio con trasporto. Shiro ricominciò ad armeggiare con la chiusura dell’uniforme.
Sentirono in quel momento il rumore di una comunicazione in arrivo. Entrambi si voltarono di scatto verso il monitor, poi Shiro aiutò Keith a rimettere a posto l’uniforme. Non era perfetta, non avevano il tempo per raddrizzare le protezioni e per i capelli non c’era nulla che si potesse fare, ma non avevano più tempo.
Keith si sedette al posto di comando e accettò la comunicazione in entrata. Sullo schermo comparve il volto di Pidge.
“Che succede?”, le chiese immediatamente.
“Stiamo per avvicinarci a un campo di asteroidi. Potremmo evitarlo, ma ci allungherebbe il viaggio non di poco. Dovremo attraversarlo. Dovrai farci strada”
“Tra quanto saremo lì?”
“Non molto. Dovrebbe essere già visibile sul tuo monitor”
Keith annuì. “Andiamo”, disse deciso.
Estese la comunicazione anche agli altri, i volti di tutti comparvero sullo schermo. Riferì le informazioni che Pidge gli aveva comunicato e cominciò a dare disposizioni.
“Pidge, tu dietro di me. Allura dietro di lei. Hunk, tu mettiti dopo. Dovrai difendere Allura e Lance in caso di detriti. Lance tu chiudi la fila. Red è agile, è il più adatto a schivare”.
Tutti diedero l’okay e si sistemarono nella formazione concordata.
Shiro, rimasto in disparte fuori dall’inquadratura, osservò Keith entrare immediatamente in modalità comandante. Aveva qualcosa di eccitante vederlo così, fiero e sicuro. La sua voce era calma e moderata, i suoi ordini ragionati e non più azioni impulsive. Quell’incarico gli donava. Finalmente Keith aveva cominciato a vedere in lui quello che Shiro aveva sempre visto, quello che Shiro era stato sempre convinto che sarebbe potuto diventare.
“Stiamo entrando nel campo di asteroidi”, annunciò Keith. “Restate dietro di me”.
Entrarono nel campo di asteroidi. Fu subito chiaro che la situazione era complicata ma non critica. Keith era un pilota eccezionale, se la sarebbe cavata senza problemi, ma Shiro voleva aggiungere della difficoltà a quell’impresa.
Si inginocchiò a terra e, stando sempre attento a non entrare nell’inquadratura, si trascinò fino ad infilarsi tra le gambe di Keith, sotto la consolle di comando. Keith lo fulminò con lo sguardo per un secondo, ma non poteva distogliere a lungo lo sguardo dal campo di asteroidi.
Shiro cominciò a far passare le labbra sull’interno coscia di Keith, nel punto in cui l’uniforme era di tessuto leggero e attillato, senza le protezioni. Le passò piano, era appena una carezza la sua, ma Keith si strozzò con la saliva e divenne totalmente rosso.
“Tutto bene, Keith?”, gli chiese Lance. “Serve una pausa dal comando? Posso sostituirti in qualunque momento!”, disse con il tono di sfida che era ormai classico di ogni loro comunicazione.
“Tutto bene”, rispose Keith cercando di darsi un contegno.
Nuovamente fulminò Shiro con lo sguardo cercando di non farsi vedere, ma quello si limitò a rivolgergli un sorriso angelico con la testa appoggiata al suo interno coscia.
Keith continuò a guidare agilmente, cercando di fare finta di nulla. Shiro riprese a passare le labbra sul suo interno coscia, approfondendo il contatto, alternando baci umidi a piccoli morsi che ogni volta facevano trattenere un sospiro a Keith, che cercava di mantenere un tono di voce normale mentre continuava a dare ordini agli altri.
Shiro cominciò a risalire con le labbra, avvicinandosi sempre di più all’erezione di Keith ancora ben visibile attraverso la stoffa. Keith spinse il bacino verso di lui, cercando di avvicinarsi alle sue labbra, ma Shiro gli portò la mano all’anca e lo tenne fermo, ben seduto sul suo sedile, e continuò ad esplorare l’area circostante.
Quando finalmente Shiro decise di dedicarsi alla sua erezione, partì sfiorando appena la lunghezza con le labbra. Fece su e giù un paio di volte, prima di prendere improvvisamente in bocca la punta attraverso la stoffa, bagnandola con la saliva.
Keith si strozzò con la saliva, si lasciò quasi scappare un gemito e fu vicino al farsi colpire da un asteroide, ma riuscì a riprendersi all’ultimo momento.
Shiro continuò, facendo ruotare la lingua intorno alla punta. I gemiti strozzati che Keith ormai tratteneva a malapena mentre continuava a dare indicazioni altri altri andavano diretti alla sua erezione, rendendo complicato anche per Shiro mantenere un contegno. Abbassò la mano che stava ancora tenendo Keith fermo al suo posto e la portò al suo sesso, cominciando a massaggiarlo attraverso la stoffa. Per trattenere i suoi gemiti, Shiro strinse ancora di più tra le labbra la punta dell’erezione di Keith.
Keith stava concentrando tutti i suoi sforzi sul tenere costante l’andamento del Leone invece di scattare in avanti e lasciare gli altri indietro. Lo si poteva vedere dai muscoli tesi in tutto il suo corpo.
“Bene”, disse improvvisamente Keith. “Siamo fuori dalla fascia di asteroidi. Ci sentiamo dopo”, disse tutto d’un fiato e chiuse di colpo la chiamata.
Si alzò di scatto e allontanò il sedile dalla consolle. Afferrò Shiro per una spalla, lo tirò in piedi e fece sbattere le loro labbra in modo famelico, in un bacio che era quasi solo lingua e denti. Si staccò da lui e slacciò l’uniforme di Shiro, togliendola tutta in un solo colpo. Poi spinse di forza Shiro contro il sedile e si sedette sopra di lui a gambe divaricate.
“Sei uno stronzo”, disse tra gli ansiti mentre spingeva la propria erezione contro il corpo di Shiro, tenendogli la testa tra le mani e continuando a baciarlo senza lasciargli scampo.
Scese poi ad attaccare i suoi capezzoli. Sapeva perfettamente che erano uno dei suoi principali punti deboli. Li leccò e succhiò. Shiro reclinò la testa contro il sedile, chiuse gli occhi, e gemette liberamente, senza pensare più a trattenersi. Quando li reputò abbastanza umidi, ci soffiò appena sopra. Il contrasto tra l’aria fresca e la pelle umida fece rabbrividire Shiro. Keith passò poi a mordicchiare leggermente le punte dei capezzoli ormai turgidi.
“Ti prego, spogliati”, ansimò Shiro ancora ad occhi chiusi.
Cercò alla cieca l’apertura dell’uniforme di Keith.
“Non ancora”, gli rispose Keith. “Hai fatto lo stronzo, ora ne paghi le conseguenze”.
Keith si inginocchiò a terra davanti al sedile.
“Com’è che hai fatto tu? Qualcosa del genere, no?”, chiese cominciando a passargli le labbra delicatamente sull’interno coscia. Cominciò a replicare tutte le mosse di Shiro contro di lui, senza mai andare a toccare il suo sesso ormai rosso e umido per il liquido preseminale. Shiro tremava e si agitava sulla sedia, alternando ansiti, mormorii incoerenti e parole che non riusciva a portare a termine.
“Ho capito, ho capito”, riuscì a dire. “Sono stato uno stronzo… ma ora ti prego. Ti prego. Ho bisogno di te”, implorò.
Keith si alzò in piedi.
“Sei stato bravo fino adesso, potresti meritare una ricompensa”, disse Keith con un sorriso.
Shiro emise un sospiro di sollievo. “Grazie”.
Keith si liberò dell’uniforme e Shiro rimase seduto a godersi lo spettacolo della pelle che si rivelava, del suo ragazzo che si spogliava per lui. Anni di combattimento avevano reso il suo fisico snello e ben definito, ma la sua predilezione per l’agilità in combattimento aveva fatto sì che la sua muscolatura si sviluppasse allungata e aggraziata, come quella di un ballerino. Inconsciamente Shiro si bagnò le labbra con la lingua.
Keith recuperò da uno scomparto della consolle una boccetta di lubrificante.
“In sala di comando?”, chiese Shiro alzando un sopracciglio.
“Mi piace essere preparato”, rispose Keith cercando di fingere nonchalance.
“Mi piace”
Si avvicinò a Shiro e si mise nuovamente a cavalcioni sopra di lui. Shiro lo afferrò per un gluteo e se lo tirò ancora di più addosso, reclamando le sue braccia in un nuovo bacio, più dolce dei precedenti, che trasmettesse tutto l’amore che provava per quel ragazzo. Keith ricambiò tenendogli il viso tra la mani.
Quando si staccarono appoggiò la fronte contro la sua.
“Pronto?”, gli chiese Keith.
“Per te sempre”, gli rispose Shiro con un sorriso.
Keith aprì il lubrificante e ne fece colare un po’ sulle dita di Shiro, poi appoggiò la testa alla spalla di Shiro. Mentre Keith si teneva aperto per lui, Shiro sparse bene il lubrificante tra le dita e lo scaldò un po’, poi portò la mano alla sua apertura. Cominciò a massaggiare l’anello di muscoli con l’indice, Keith gemeva contro la sua spalla.
“Entra”, gli disse ansimando.
“Non voglio farti male”.
Quando lo sentì abbastanza rilassato, Shiro lo penetrò piano. Keith inarcò la testa ed emise un gemito che somigliava ad un sospiro di sollievo. Era da un po’ che non avevano occasione di farlo e Keith era veramente stretto. Shiro strizzò gli occhi all’idea di penetrarlo in quel momento, di sentirlo così stretto intorno al suo sesso. Non vedeva l’ora, ma non voleva affrettare le cose. Shiro cominciò a muovere il dito e i gemiti di Keith cominciarono a salire di volume. Shiro sentì la propria erezione contrarsi in risposta. Quando Keith cominciò a spingersi contro il suo dito, Shiro aumentò il ritmo.
Gli cominciava già a far male il polso, ma nessuno dei due aveva voglia di fermarsi per spostarti da un’altra parte dove potesseo stare più comodi.
Shirò lo penetrò piano con un secondo dito e sentì Keith irrigidirsi. Rimase fermo in quella posizione per dargli tempo di abituarsi, lasciandogli baci in qualunque punto del viso e della testa che riuscisse a raggiungere.
“Non hai fatto nulla ultimamente?”, chiese Shiro baciandogli la guacia.
“Non ne ho avuto l’occasione”, rispose Keith.
Cominciò a spingersi piano contro di lui. Shiro mantenne la mano ferma, per lasciare che Keith trovasse il suo ritmo e si adattasse a poco a poco.
Quando Shiro lo penetrò con il terzo dito, Keith cominciò immediatamente a spingersi contro di lui.
“Piano”, gli sussurrò all’orecchio. “Non vorrai farti male”
“Voglio te”, gli rispose Keith. “Adesso”
“Non deve farti male, però”.
Keith si fermò. Quando Shiro lo sentì abbastanza rilassato cominciò a muoversi piano e lentamente, accelerando a poco a poco il ritmo. Keith gemeva nel suo orecchio.
“Sono pronto”, ansimò Keith.
“Ancora uno”
“Non ce la faccio più ad aspettare”.
Goccioline di sudore cominciavano a scendere dalla fronte di Keith, il suo viso era rosso e le sue gambe cominciavano a tremare per la posizione scomoda che stava tenendo, le sue mani stavano perdendo la presa sulle sue natiche.
“Ancora uno”, ripetè Shiro. “Per favore”
Keith annuì e lasciò che Shiro lo penetrasse con il quarto dito. Shiro sentiva il calore di Keith intorno a lui, anche lui era a limite e non vedeva l’ora di affogarci dentro. Quando finalmente lo reputò pronto, Shiro tolse le dita. Keith gemette per la perdita, ma durò appena un attimo.
Prese nuovamente il lubrificante e ne versò una quantità abbondante sull’erezione fino a quel momento trascurata di Shiro. Shiro rabbrividì al contatto tra la sua pelle bollente e il gel freddo.
Keith si sistemò meglio sulle gambe di Shiro, si appoggiò con una mano alla sua spalla per mantenere l’equilibrio, mentre con l’altra teneva il sesso di Shiro allineato con la sua apertura. Shiro mise la mano sul fianco di Keith, per aiutarlo almeno in parte a sostenere il suo peso.
Keith cominciò ad affondarci piano. La punta entrò ed entrambi gemettero mandando indietro la testa.
“Cazzo”, mormorò Keith con la voce piena di piacere.
Shiro si morse il labbro al punto da sentire il sapore del sangue, stava concentrando tutti i suoi sforzi sul trattenersi dall’entrare il lui con un solo colpo secco.
Keith continuò ad affondare lentamente, ma senza fermarsi fino a che Shiro non fu interamente dentro di lui. Si fermò per qualche momento.
“Tutto okay?”, gli chiese Shiro con voce strozzata.
Keith annuì. “Mi serve solo un momento”.
Shiro si tirò su con il busto, avvicinandosi a Keith, e cominciò a passare le labbra delicatamente sulla sua clavicola.
Keith cominciò a muoversi lentamente, con le gambe che gli tremavano, scaricando il peso appoggiandosi sulle spalle di Shiro. Shiro rimase affascinato dai muscoli che si muovevano sotto la pelle delle sue cosce. Entrambi gemettero rumorosamente quando Keith riaffondò su di lui di colpo.
Il ritmo di Keith si fece sempre più incalzante, mandò la testa indietro. Sapevano entrambi che non sarebbero duranti a lungo.
“Più veloce”, gli chiese Keith con voce rotta.
Shiro strinse Keith per la vita e cominciò ad andargli incontro con il bacino, facendo leva sui piedi appoggiati saldamente sul pavimento. Keith era leggero sopra di lui. Shiro avrebbe voluto sollevarlo di peso e sbatterlo contro il muro, ma si sarebbe tenuto l’idea per un altro giorno, quando avrebbe riavuto entrambe le sue braccia.
Shiro sentì l’orgasmo avvicinarsi.
“Sto…”, cominciò a dire.
Keith annuì. Portò una mano tra i loro due corpi e cominciò a toccarsi al ritmo delle spinte di Shiro. Quando venne Shiro lo sentì contrarsi intorno a lui. Venne subito dopo.
Rimasero stretti così a riprendere fiato. Keith nascose la testa nell’incavo della sua spalla. e si rilassò contro il suo petto.
“Ne avevo bisogno”, mormorò sulla sua pelle.
Shiro gli diede un bacio sulla testa e gli accarezzò i capelli.
“Dovremmo darci una pulita”
“Ancora un momento”, gli disse Shiro stringendolo e nascondendo la testa tra i suoi capelli. Inspirò a fondo il suo odore, sapeva di fumo del lampone del suo shampoo.
Keith sorrise contro di lui e non si mosse.
“Vieni a vivere con me”, gli disse improvvisamente Shiro.
Keith alzò la testa di scatto, con gli occhi spalancati. “Cosa?”
“Quando saremo tornati sulla Terra, vieni a vivere con me”
“Shiro, io-”
“Lo so. Vuoi continuare il tuo lavoro con le Lame e lo capisco. Ma voglio che tu abbia una casa per quando torni sulla Terra. E voglio che quella casa sia con me”.
Keith sorrise, nascondendosi il viso tra i capelli.
“Potrei stare via per parecchi mesi”
“Ti aspetterò”
Keith si appoggiò nuovamente al suo petto. “Va bene”.
Dopo un po’ si alzarono, Keith tirò fuori da uno scomparto della consolle alcune salviettine umidificate e le porse a Shiro per pulirsi. Shiro poteva vedere il suo seme scivolare lungo la coscia di Keith. Il suo sesso diede dei cenni di vita a quella vista, ma Shiro cercò di tenerlo a bada. Erano riusciti a ritagliarsi quel po’ di tempo, sapeva che non sarebbe stato facile ritargliersene abbastanza per un secondo round.
Si rivestirono entrambi e Keith si sedette nuovamente al suo posto. Appoggiò la mano sul bottone per riaprire le comunicazioni, ma sembrava riluttante a premerlo, quasi avesse paura di distruggere quel momento che si era venuto a creare tra di loro. Voltò la testa in direzione di Shiro, che gli sorrise incoraggiante.
Keith sospirò e schiacciò il bottone.
“Secondo voi gli ci vorrà ancora molto?”, sentirono Lance chiedere.
“Non voglio saperlo!”, rispose Pidge.
“Ringraziamo che almeno abbiano chiuso l’interfono”, intervenne Hunk.
“Di che si parla?”, chiese Keith intervenendo nella conversazione.
“Di te e Shiro”, rispose Lance senza problemi.
Keith si voltò verso Shiro alzando un sopracciglio.
“Cosa su me e Shiro?”, chiese Keith con espressione preoccupata, tenendo ancora lo sguardo ancorato a quello dell’altro.
“Quanto ci avreste messo prima di crollare e scopare come ricci nel vostro Leone”
“LANCE!”, lo rimproverò Allura.
“Cosa?!”, rispose quello esasperato. “Ti ricordo che è stata sua madre la più entusiasta quando ha saputo della scommessa! Seriamente poi, eravate convinti che la cosa della relazione stesse funzionando? No perchè vi fate gli occhi dolci praticamente da sempre, che era solo questione di tempo lo sapevamo tutti. Quando poi avete smesso di sembrare miserabili al riguardo che cosa fosse successo è stato chiaro a tutti”
Keith sembrava sconvolto, mentre Shiro cercava di non scoppiare a ridere.
“Scusa, cosa? Una scommessa? Mia madre? Ma cosa….”
Lance sbuffò. “Io avevo scommesso che avreste resistito solo una settimana, Pidge e Hunk hanno puntato su un mese. Allura, illusa, aveva scommesso che avreste resistito fino ad arrivare sulla Terra”.
Keith non sapeva più cosa fare, divenne completamente rosso e si nascose il viso tra le mani. Avrebbe voluto sotterrarsi in quel momento. Shiro si avvicinò a lui e lo strinse.
“Lance, lo stai uccidendo”, commentò.
Lance scoppiò a ridere. “Ehi, se è abbastanza grande per fare 'ste cose è abbastanza grande anche per parlarne!”
“Sei più grande di me solo di tre mesi”, intervenne Keith ancora nascosto dietro le sue mani. “E tecnicamente ho anche due anni più di te ormai”.
“Allora, ho vinto io alla fine?”, intervenne anche la voce di Krolia piena di ironia.
"Sì", rispose Lance a mezza bocca.
"Passerò a riscuotere le mie vincite"
Lance sbuffò. “Non vale però! Sei stata nel Leone per tre settimane, così hai falsificato la classifica!”
Krolia scoppiò a ridere. “Non ho mica deciso io! Ha fatto tutto Kosmo-"
"Non si chiama Kosmo", borbottò Keith
"...seguendo quello che voleva Keith e quanto pare Keith voleva-”
“MAMMA!”
“Che c’è? Pensavi veramente che non lo sapessi? Siamo stati insieme per due anni su quella specie di balena, ho avuto modo di vedere tutta la tua vita praticamente”
“Non è quello!”
“Che ho vinto la scommessa? Andiamo conosco mio figlio. Sapevo che ci avresti provato a fare il buon leader e a non lasciarti trascinare. Almeno per un po’”.
Keith appoggiò la testa contro la consolle, cercando di fondersi con il suo Leone e sparire.
Shirò ridacchio, con la sua voce profonda e strinse meglio Keith.
“Almeno adesso lo sanno. E ho anche la benedizione di tua madre”
Keith fu solo parzialmente consolato dalla cosa.
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Shiro stava riposando sdraiato sulla brandina che avevano rimediato per il viaggio nel retro del Leone Verde. Riusciva a sentire il rumore metallico della nuova invenzione a cui Pidge stava lavorando nella sala di comando.
Si chiese se quello potesse essere un buon momento. C'erano solamente loro due nel Leone Verde e Pidge in quel momento era distratta. Certo, c'erano anche quegli strani mostriciattoli colorati che Pidge aveva trovato, ma quelli non si allontanavano mai troppo da lei.
Shiro cominciò a sfiorarsi appena da sopra la stoffa dell'uniforme. La propria erezione cominciò ad indurirsi al minimo contatto e Shiro lasciò andare un sospiro. Per ottenere più contatto avrebbe dovuto spogliarsi integralmente. Provò a tendere l'orecchio. Continuavano a provenire rumori dalla sala di comando, ma se Pidge avesse deciso di interrompere il suo lavoro per qualunque motivo e fosse andata a cercarlo, lui non avrebbe fatto mai in tempo a rivestirsi prima che la ragazza entrasse.
Sospirò frustrato e decise di lasciar perdere.
Ormai stava arrivando al limite della sopportazione. Erano in viaggio in direzione della Terra ormai da settimane, lui aveva sempre condiviso il Leone con troppa gente e i momenti di privacy erano ridotti al minimo. Il massimo che era riuscito a concedersi era stata una tristissima sessione masturbatoria sotto la doccia, con Lance che bussava insistentemente perché anche lui aveva bisogno del bagno. Non aiutava neanche il fatto che spesso viaggiasse con Keith e fosse comunque costretto a tenere le distanze da lui, non solo perché avevano deciso di tenere quella relazione nascosta per un po' per non rischiare di alterare gli equilibri con il resto del gruppo, ma soprattutto perché la maggior parte delle volte si trovava a viaggiare con Keith e sua madre, il che lo faceva sentire anche un po' in colpa dal momento che, mentre parlava con lei, la sua mente continuava a offrirgli immagini dei vari modi in cui avrebbe potuto spogliare Keith e farselo sulla consolle di comando del Leone Nero. Keith, nel complesso, sembrava che stesse vivendo molto meglio di lui quella situazione, probabilmente il fatto di avere il comando contribuiva a tenerlo occupato. Una parte di Shiro, però, continuava a sperare che fosse solo più bravo a nasconderlo.
Un secco zac riscosse Shiro dai suoi pensieri. Shiro si trovò davanti Kosmo, con la lingua di fuori e la coda che si agitava in maniera eccitata.
"Ciao bello!", gli disse Shiro accarezzandogli la testa.
Il lavoro che stava facendo era impagabile. Permettergli di cambiare spesso compagni di viaggio in una situazione come quella, in cui lo spazio vitale era poco, stava permettendo a tutti di evitare nervosismi e litigi per cose insignificanti.
"È già il momento di cambiare?", chiese a Kosmo.
Kosmo agitò la coda e Shiro appoggiò una mano sulla sua testa, pronto a sentire il familiare strappò che sentiva ogni volta che veniva teletrasportato.
Quando Shiro riaprì gli occhi si ritrovò nella testa del Leone Nero, Kosmo era già sparito.
"Bentornato", lo salutò Keith.
Shiro si appoggiò allo schienale del suo sedile di comando e si guardò intorno. Vedendo che erano soli, approfittò del momento per far sollevare la testa a Keith e dargli un rapido bacio a stampo. Keith ricambiò con trasporto, spingendosi verso di lui. Sì staccarono con uno schiocco rumoroso.
Non era solo il sesso quello di cui sentiva la mancanza, sentiva in generale la mancanza di Keith, anche solo di toccarlo e averlo sempre vicino.
"Tua madre?" chiese solo allora Shiro.
"Kosmo l'ha trasportata via, ma non so da chi l'abbia portata".
Shiro annuì e si mise in attesa di vedere chi sarebbe stato il loro compagno per quel tratto di viaggio, ma dopo un po’ ancora non era arrivato nessuno.
Keith contattò gli altri Leoni per vedere quale fosse la disposizione attuale. Sua madre, scoprì, era stata portata nel Leone Giallo e sembrava starsi divertendo con Hunk. Kosmo era rimasto con loro. Agitò la coda contento quando vide Keith nello schermo.
“Bene”, disse Keith. “Ci aggiorniamo più tardi”.
Chiuse le comunicazioni, si alzò dal sedile del pilota e si voltò nuovamente verso Shiro. Gli fece scorrere le mani sul petto e le intrecciò dietro il suo collo.
“Siamo soli quindi”, gli disse.
Shiro sorrise. “Sembra che Kosmo abbia deciso che dovevamo stare un po’ da soli”
“Potrei essermi lamentato un po’ con lui”, ammise Keith imbarazzato.
Shiro si avvicinò ancora. Sfiorò con le labbra le labbra di Keith.
“E, sentiamo, cosa gli avresti detto?”, chiese con voce lasciva.
“Che era da tanto che non riuscivamo ad avere un po’ di tempo da soli”, gli rispose Keith avvicinandosi, cercando il contatto con Shiro che sorridendo tirò indietro la testa, divertendosi a provocare la poca pazienza di Keith.
Keith mise il broncio e abbassò la testa, Shiro gli prese il mento con la mano, spingendolo ad alzare nuovamente il viso e finalmente lo baciò. Succhiò il labbro inferiore e lo mordicchiò. Keith gemette e spinse il suo corpo di più contro quello di Shiro, fece entrare di prepotenza la lingua tra le sue labbra. Shiro sentì la propria erezione gonfiarsi rapidamente all’interno dell’uniforme.
Si staccò da Keith, erano entrambi senza fiato, ma Shiro non gli diede il tempo di riprendersi. Con l’unica mano che aveva cominciò ad armeggiare con la chiusura dell’uniforme per liberargli il collo. La aprì appena, liberando un po’ di spazio, prima di attaccare la pelle chiara appena rivelata. La ricopri di baci alternati a morsi che facevano gemere Keith direttamente nel suo orecchio. Quel suono arrivava diretto all’erezione di Shiro, facendolo eccitare ancora di più e spingendolo ad essere sempre più intraprendente. Si spinse contro Keith e sentì la sua erezione premere contro la coscia.
“Shiro”, provò a dire Keith tra i sospiri. “Dovremmo fermarci prima che la situazione degeneri”
“Perchè?”, chiese Shiro cominciando a risalire con le labbra verso il suo orecchio. “Siamo soli”, gli sussurrò. “Le comunicazioni sono chiuse”, un altro bacio appena dietro l’orecchio. “E tu mi sei mancato terribilmente”, gli mordicchiò il lobo.
Keith gemette ancora, inarcandosi contro di lui, spingendo la sua erezione ancora chiusa nell’uniforme contro quella di Shiro. Entrambi si morsero il labbro inferiore e sospirarono con gli occhi chiusi.
“Mi sei mancato anche tu”, gli disse Keith passandogli le mani sugli addominali scolpiti, ne poteva sentire la forma anche attraverso la stoffa attillata dell’uniforme. “Averti vicino e non poterti toccare è stata una tortura”.
“Adesso puoi. Puoi farmi tutto quello che vuoi”
“Non sappiamo quanto tempo abbiamo”, provò ancora ad obbiettare Keith, ma si vedeva che le sue remore stavano cominciando a sgretolarsi.
Shiro sorrise. “Sono sicuro che Kosmo ci stia coprendo le spalle”
Keith sbuffò. “Non si chiama Kosmo!”
“Ormai risponde anche lui al nome, rassegnati”, gli rispose Shiro baciandolo ancora.
Keith si lasciò andare contro di lui, rispondendo al bacio con trasporto. Shiro ricominciò ad armeggiare con la chiusura dell’uniforme.
Sentirono in quel momento il rumore di una comunicazione in arrivo. Entrambi si voltarono di scatto verso il monitor, poi Shiro aiutò Keith a rimettere a posto l’uniforme. Non era perfetta, non avevano il tempo per raddrizzare le protezioni e per i capelli non c’era nulla che si potesse fare, ma non avevano più tempo.
Keith si sedette al posto di comando e accettò la comunicazione in entrata. Sullo schermo comparve il volto di Pidge.
“Che succede?”, le chiese immediatamente.
“Stiamo per avvicinarci a un campo di asteroidi. Potremmo evitarlo, ma ci allungherebbe il viaggio non di poco. Dovremo attraversarlo. Dovrai farci strada”
“Tra quanto saremo lì?”
“Non molto. Dovrebbe essere già visibile sul tuo monitor”
Keith annuì. “Andiamo”, disse deciso.
Estese la comunicazione anche agli altri, i volti di tutti comparvero sullo schermo. Riferì le informazioni che Pidge gli aveva comunicato e cominciò a dare disposizioni.
“Pidge, tu dietro di me. Allura dietro di lei. Hunk, tu mettiti dopo. Dovrai difendere Allura e Lance in caso di detriti. Lance tu chiudi la fila. Red è agile, è il più adatto a schivare”.
Tutti diedero l’okay e si sistemarono nella formazione concordata.
Shiro, rimasto in disparte fuori dall’inquadratura, osservò Keith entrare immediatamente in modalità comandante. Aveva qualcosa di eccitante vederlo così, fiero e sicuro. La sua voce era calma e moderata, i suoi ordini ragionati e non più azioni impulsive. Quell’incarico gli donava. Finalmente Keith aveva cominciato a vedere in lui quello che Shiro aveva sempre visto, quello che Shiro era stato sempre convinto che sarebbe potuto diventare.
“Stiamo entrando nel campo di asteroidi”, annunciò Keith. “Restate dietro di me”.
Entrarono nel campo di asteroidi. Fu subito chiaro che la situazione era complicata ma non critica. Keith era un pilota eccezionale, se la sarebbe cavata senza problemi, ma Shiro voleva aggiungere della difficoltà a quell’impresa.
Si inginocchiò a terra e, stando sempre attento a non entrare nell’inquadratura, si trascinò fino ad infilarsi tra le gambe di Keith, sotto la consolle di comando. Keith lo fulminò con lo sguardo per un secondo, ma non poteva distogliere a lungo lo sguardo dal campo di asteroidi.
Shiro cominciò a far passare le labbra sull’interno coscia di Keith, nel punto in cui l’uniforme era di tessuto leggero e attillato, senza le protezioni. Le passò piano, era appena una carezza la sua, ma Keith si strozzò con la saliva e divenne totalmente rosso.
“Tutto bene, Keith?”, gli chiese Lance. “Serve una pausa dal comando? Posso sostituirti in qualunque momento!”, disse con il tono di sfida che era ormai classico di ogni loro comunicazione.
“Tutto bene”, rispose Keith cercando di darsi un contegno.
Nuovamente fulminò Shiro con lo sguardo cercando di non farsi vedere, ma quello si limitò a rivolgergli un sorriso angelico con la testa appoggiata al suo interno coscia.
Keith continuò a guidare agilmente, cercando di fare finta di nulla. Shiro riprese a passare le labbra sul suo interno coscia, approfondendo il contatto, alternando baci umidi a piccoli morsi che ogni volta facevano trattenere un sospiro a Keith, che cercava di mantenere un tono di voce normale mentre continuava a dare ordini agli altri.
Shiro cominciò a risalire con le labbra, avvicinandosi sempre di più all’erezione di Keith ancora ben visibile attraverso la stoffa. Keith spinse il bacino verso di lui, cercando di avvicinarsi alle sue labbra, ma Shiro gli portò la mano all’anca e lo tenne fermo, ben seduto sul suo sedile, e continuò ad esplorare l’area circostante.
Quando finalmente Shiro decise di dedicarsi alla sua erezione, partì sfiorando appena la lunghezza con le labbra. Fece su e giù un paio di volte, prima di prendere improvvisamente in bocca la punta attraverso la stoffa, bagnandola con la saliva.
Keith si strozzò con la saliva, si lasciò quasi scappare un gemito e fu vicino al farsi colpire da un asteroide, ma riuscì a riprendersi all’ultimo momento.
Shiro continuò, facendo ruotare la lingua intorno alla punta. I gemiti strozzati che Keith ormai tratteneva a malapena mentre continuava a dare indicazioni altri altri andavano diretti alla sua erezione, rendendo complicato anche per Shiro mantenere un contegno. Abbassò la mano che stava ancora tenendo Keith fermo al suo posto e la portò al suo sesso, cominciando a massaggiarlo attraverso la stoffa. Per trattenere i suoi gemiti, Shiro strinse ancora di più tra le labbra la punta dell’erezione di Keith.
Keith stava concentrando tutti i suoi sforzi sul tenere costante l’andamento del Leone invece di scattare in avanti e lasciare gli altri indietro. Lo si poteva vedere dai muscoli tesi in tutto il suo corpo.
“Bene”, disse improvvisamente Keith. “Siamo fuori dalla fascia di asteroidi. Ci sentiamo dopo”, disse tutto d’un fiato e chiuse di colpo la chiamata.
Si alzò di scatto e allontanò il sedile dalla consolle. Afferrò Shiro per una spalla, lo tirò in piedi e fece sbattere le loro labbra in modo famelico, in un bacio che era quasi solo lingua e denti. Si staccò da lui e slacciò l’uniforme di Shiro, togliendola tutta in un solo colpo. Poi spinse di forza Shiro contro il sedile e si sedette sopra di lui a gambe divaricate.
“Sei uno stronzo”, disse tra gli ansiti mentre spingeva la propria erezione contro il corpo di Shiro, tenendogli la testa tra le mani e continuando a baciarlo senza lasciargli scampo.
Scese poi ad attaccare i suoi capezzoli. Sapeva perfettamente che erano uno dei suoi principali punti deboli. Li leccò e succhiò. Shiro reclinò la testa contro il sedile, chiuse gli occhi, e gemette liberamente, senza pensare più a trattenersi. Quando li reputò abbastanza umidi, ci soffiò appena sopra. Il contrasto tra l’aria fresca e la pelle umida fece rabbrividire Shiro. Keith passò poi a mordicchiare leggermente le punte dei capezzoli ormai turgidi.
“Ti prego, spogliati”, ansimò Shiro ancora ad occhi chiusi.
Cercò alla cieca l’apertura dell’uniforme di Keith.
“Non ancora”, gli rispose Keith. “Hai fatto lo stronzo, ora ne paghi le conseguenze”.
Keith si inginocchiò a terra davanti al sedile.
“Com’è che hai fatto tu? Qualcosa del genere, no?”, chiese cominciando a passargli le labbra delicatamente sull’interno coscia. Cominciò a replicare tutte le mosse di Shiro contro di lui, senza mai andare a toccare il suo sesso ormai rosso e umido per il liquido preseminale. Shiro tremava e si agitava sulla sedia, alternando ansiti, mormorii incoerenti e parole che non riusciva a portare a termine.
“Ho capito, ho capito”, riuscì a dire. “Sono stato uno stronzo… ma ora ti prego. Ti prego. Ho bisogno di te”, implorò.
Keith si alzò in piedi.
“Sei stato bravo fino adesso, potresti meritare una ricompensa”, disse Keith con un sorriso.
Shiro emise un sospiro di sollievo. “Grazie”.
Keith si liberò dell’uniforme e Shiro rimase seduto a godersi lo spettacolo della pelle che si rivelava, del suo ragazzo che si spogliava per lui. Anni di combattimento avevano reso il suo fisico snello e ben definito, ma la sua predilezione per l’agilità in combattimento aveva fatto sì che la sua muscolatura si sviluppasse allungata e aggraziata, come quella di un ballerino. Inconsciamente Shiro si bagnò le labbra con la lingua.
Keith recuperò da uno scomparto della consolle una boccetta di lubrificante.
“In sala di comando?”, chiese Shiro alzando un sopracciglio.
“Mi piace essere preparato”, rispose Keith cercando di fingere nonchalance.
“Mi piace”
Si avvicinò a Shiro e si mise nuovamente a cavalcioni sopra di lui. Shiro lo afferrò per un gluteo e se lo tirò ancora di più addosso, reclamando le sue braccia in un nuovo bacio, più dolce dei precedenti, che trasmettesse tutto l’amore che provava per quel ragazzo. Keith ricambiò tenendogli il viso tra la mani.
Quando si staccarono appoggiò la fronte contro la sua.
“Pronto?”, gli chiese Keith.
“Per te sempre”, gli rispose Shiro con un sorriso.
Keith aprì il lubrificante e ne fece colare un po’ sulle dita di Shiro, poi appoggiò la testa alla spalla di Shiro. Mentre Keith si teneva aperto per lui, Shiro sparse bene il lubrificante tra le dita e lo scaldò un po’, poi portò la mano alla sua apertura. Cominciò a massaggiare l’anello di muscoli con l’indice, Keith gemeva contro la sua spalla.
“Entra”, gli disse ansimando.
“Non voglio farti male”.
Quando lo sentì abbastanza rilassato, Shiro lo penetrò piano. Keith inarcò la testa ed emise un gemito che somigliava ad un sospiro di sollievo. Era da un po’ che non avevano occasione di farlo e Keith era veramente stretto. Shiro strizzò gli occhi all’idea di penetrarlo in quel momento, di sentirlo così stretto intorno al suo sesso. Non vedeva l’ora, ma non voleva affrettare le cose. Shiro cominciò a muovere il dito e i gemiti di Keith cominciarono a salire di volume. Shiro sentì la propria erezione contrarsi in risposta. Quando Keith cominciò a spingersi contro il suo dito, Shiro aumentò il ritmo.
Gli cominciava già a far male il polso, ma nessuno dei due aveva voglia di fermarsi per spostarti da un’altra parte dove potesseo stare più comodi.
Shirò lo penetrò piano con un secondo dito e sentì Keith irrigidirsi. Rimase fermo in quella posizione per dargli tempo di abituarsi, lasciandogli baci in qualunque punto del viso e della testa che riuscisse a raggiungere.
“Non hai fatto nulla ultimamente?”, chiese Shiro baciandogli la guacia.
“Non ne ho avuto l’occasione”, rispose Keith.
Cominciò a spingersi piano contro di lui. Shiro mantenne la mano ferma, per lasciare che Keith trovasse il suo ritmo e si adattasse a poco a poco.
Quando Shiro lo penetrò con il terzo dito, Keith cominciò immediatamente a spingersi contro di lui.
“Piano”, gli sussurrò all’orecchio. “Non vorrai farti male”
“Voglio te”, gli rispose Keith. “Adesso”
“Non deve farti male, però”.
Keith si fermò. Quando Shiro lo sentì abbastanza rilassato cominciò a muoversi piano e lentamente, accelerando a poco a poco il ritmo. Keith gemeva nel suo orecchio.
“Sono pronto”, ansimò Keith.
“Ancora uno”
“Non ce la faccio più ad aspettare”.
Goccioline di sudore cominciavano a scendere dalla fronte di Keith, il suo viso era rosso e le sue gambe cominciavano a tremare per la posizione scomoda che stava tenendo, le sue mani stavano perdendo la presa sulle sue natiche.
“Ancora uno”, ripetè Shiro. “Per favore”
Keith annuì e lasciò che Shiro lo penetrasse con il quarto dito. Shiro sentiva il calore di Keith intorno a lui, anche lui era a limite e non vedeva l’ora di affogarci dentro. Quando finalmente lo reputò pronto, Shiro tolse le dita. Keith gemette per la perdita, ma durò appena un attimo.
Prese nuovamente il lubrificante e ne versò una quantità abbondante sull’erezione fino a quel momento trascurata di Shiro. Shiro rabbrividì al contatto tra la sua pelle bollente e il gel freddo.
Keith si sistemò meglio sulle gambe di Shiro, si appoggiò con una mano alla sua spalla per mantenere l’equilibrio, mentre con l’altra teneva il sesso di Shiro allineato con la sua apertura. Shiro mise la mano sul fianco di Keith, per aiutarlo almeno in parte a sostenere il suo peso.
Keith cominciò ad affondarci piano. La punta entrò ed entrambi gemettero mandando indietro la testa.
“Cazzo”, mormorò Keith con la voce piena di piacere.
Shiro si morse il labbro al punto da sentire il sapore del sangue, stava concentrando tutti i suoi sforzi sul trattenersi dall’entrare il lui con un solo colpo secco.
Keith continuò ad affondare lentamente, ma senza fermarsi fino a che Shiro non fu interamente dentro di lui. Si fermò per qualche momento.
“Tutto okay?”, gli chiese Shiro con voce strozzata.
Keith annuì. “Mi serve solo un momento”.
Shiro si tirò su con il busto, avvicinandosi a Keith, e cominciò a passare le labbra delicatamente sulla sua clavicola.
Keith cominciò a muoversi lentamente, con le gambe che gli tremavano, scaricando il peso appoggiandosi sulle spalle di Shiro. Shiro rimase affascinato dai muscoli che si muovevano sotto la pelle delle sue cosce. Entrambi gemettero rumorosamente quando Keith riaffondò su di lui di colpo.
Il ritmo di Keith si fece sempre più incalzante, mandò la testa indietro. Sapevano entrambi che non sarebbero duranti a lungo.
“Più veloce”, gli chiese Keith con voce rotta.
Shiro strinse Keith per la vita e cominciò ad andargli incontro con il bacino, facendo leva sui piedi appoggiati saldamente sul pavimento. Keith era leggero sopra di lui. Shiro avrebbe voluto sollevarlo di peso e sbatterlo contro il muro, ma si sarebbe tenuto l’idea per un altro giorno, quando avrebbe riavuto entrambe le sue braccia.
Shiro sentì l’orgasmo avvicinarsi.
“Sto…”, cominciò a dire.
Keith annuì. Portò una mano tra i loro due corpi e cominciò a toccarsi al ritmo delle spinte di Shiro. Quando venne Shiro lo sentì contrarsi intorno a lui. Venne subito dopo.
Rimasero stretti così a riprendere fiato. Keith nascose la testa nell’incavo della sua spalla. e si rilassò contro il suo petto.
“Ne avevo bisogno”, mormorò sulla sua pelle.
Shiro gli diede un bacio sulla testa e gli accarezzò i capelli.
“Dovremmo darci una pulita”
“Ancora un momento”, gli disse Shiro stringendolo e nascondendo la testa tra i suoi capelli. Inspirò a fondo il suo odore, sapeva di fumo del lampone del suo shampoo.
Keith sorrise contro di lui e non si mosse.
“Vieni a vivere con me”, gli disse improvvisamente Shiro.
Keith alzò la testa di scatto, con gli occhi spalancati. “Cosa?”
“Quando saremo tornati sulla Terra, vieni a vivere con me”
“Shiro, io-”
“Lo so. Vuoi continuare il tuo lavoro con le Lame e lo capisco. Ma voglio che tu abbia una casa per quando torni sulla Terra. E voglio che quella casa sia con me”.
Keith sorrise, nascondendosi il viso tra i capelli.
“Potrei stare via per parecchi mesi”
“Ti aspetterò”
Keith si appoggiò nuovamente al suo petto. “Va bene”.
Dopo un po’ si alzarono, Keith tirò fuori da uno scomparto della consolle alcune salviettine umidificate e le porse a Shiro per pulirsi. Shiro poteva vedere il suo seme scivolare lungo la coscia di Keith. Il suo sesso diede dei cenni di vita a quella vista, ma Shiro cercò di tenerlo a bada. Erano riusciti a ritagliarsi quel po’ di tempo, sapeva che non sarebbe stato facile ritargliersene abbastanza per un secondo round.
Si rivestirono entrambi e Keith si sedette nuovamente al suo posto. Appoggiò la mano sul bottone per riaprire le comunicazioni, ma sembrava riluttante a premerlo, quasi avesse paura di distruggere quel momento che si era venuto a creare tra di loro. Voltò la testa in direzione di Shiro, che gli sorrise incoraggiante.
Keith sospirò e schiacciò il bottone.
“Secondo voi gli ci vorrà ancora molto?”, sentirono Lance chiedere.
“Non voglio saperlo!”, rispose Pidge.
“Ringraziamo che almeno abbiano chiuso l’interfono”, intervenne Hunk.
“Di che si parla?”, chiese Keith intervenendo nella conversazione.
“Di te e Shiro”, rispose Lance senza problemi.
Keith si voltò verso Shiro alzando un sopracciglio.
“Cosa su me e Shiro?”, chiese Keith con espressione preoccupata, tenendo ancora lo sguardo ancorato a quello dell’altro.
“Quanto ci avreste messo prima di crollare e scopare come ricci nel vostro Leone”
“LANCE!”, lo rimproverò Allura.
“Cosa?!”, rispose quello esasperato. “Ti ricordo che è stata sua madre la più entusiasta quando ha saputo della scommessa! Seriamente poi, eravate convinti che la cosa della relazione stesse funzionando? No perchè vi fate gli occhi dolci praticamente da sempre, che era solo questione di tempo lo sapevamo tutti. Quando poi avete smesso di sembrare miserabili al riguardo che cosa fosse successo è stato chiaro a tutti”
Keith sembrava sconvolto, mentre Shiro cercava di non scoppiare a ridere.
“Scusa, cosa? Una scommessa? Mia madre? Ma cosa….”
Lance sbuffò. “Io avevo scommesso che avreste resistito solo una settimana, Pidge e Hunk hanno puntato su un mese. Allura, illusa, aveva scommesso che avreste resistito fino ad arrivare sulla Terra”.
Keith non sapeva più cosa fare, divenne completamente rosso e si nascose il viso tra le mani. Avrebbe voluto sotterrarsi in quel momento. Shiro si avvicinò a lui e lo strinse.
“Lance, lo stai uccidendo”, commentò.
Lance scoppiò a ridere. “Ehi, se è abbastanza grande per fare 'ste cose è abbastanza grande anche per parlarne!”
“Sei più grande di me solo di tre mesi”, intervenne Keith ancora nascosto dietro le sue mani. “E tecnicamente ho anche due anni più di te ormai”.
“Allora, ho vinto io alla fine?”, intervenne anche la voce di Krolia piena di ironia.
"Sì", rispose Lance a mezza bocca.
"Passerò a riscuotere le mie vincite"
Lance sbuffò. “Non vale però! Sei stata nel Leone per tre settimane, così hai falsificato la classifica!”
Krolia scoppiò a ridere. “Non ho mica deciso io! Ha fatto tutto Kosmo-"
"Non si chiama Kosmo", borbottò Keith
"...seguendo quello che voleva Keith e quanto pare Keith voleva-”
“MAMMA!”
“Che c’è? Pensavi veramente che non lo sapessi? Siamo stati insieme per due anni su quella specie di balena, ho avuto modo di vedere tutta la tua vita praticamente”
“Non è quello!”
“Che ho vinto la scommessa? Andiamo conosco mio figlio. Sapevo che ci avresti provato a fare il buon leader e a non lasciarti trascinare. Almeno per un po’”.
Keith appoggiò la testa contro la consolle, cercando di fondersi con il suo Leone e sparire.
Shirò ridacchio, con la sua voce profonda e strinse meglio Keith.
“Almeno adesso lo sanno. E ho anche la benedizione di tua madre”
Keith fu solo parzialmente consolato dalla cosa.