Feb. 22nd, 2020

chasing_medea: (Default)
Titolo: new life, new home
Fandom: Fairy Tail
Prompt/missione: Luna nuova
Parole: 710
Rating: safe


Levy si sentiva spaesata: Magnolia era enorme e le faceva in qualche modo paura con le sue centinaia di migliaia di persone, le sue strade caotiche e sempre rumorose. Quando le avevano offerto quel lavoro non era riuscita a dire di no, aveva preso tutto ciò che avesse ritenuto importante e si era lasciata indietro la sua città, la sua famiglia, gli amici di una vita, e si era trasferita a centinaia di chilometri da casa. Era scesa dal treno un paio di mesi prima, con gli occhi pieni di meraviglia e di speranza, e adesso cominciava a domandarsi che cosa avesse visto di tanto magico in quella stazione da convincerla che quello sarebbe stato il posto giusto per lei.
Da quando era arrivata, le sue giornate erano un susseguirsi ripetitivo delle stesse azioni. Non faceva altro che andare a lavoro, tornare a casa, vedersi qualcosa su Netflix e andare a dormire.
Anche quel giorno stava procedendo come tutti gli altri. Levy era appena uscita dal lavoro. Si fermò al ristorante cinese accanto all’ufficio a prendersi qualcosa di cena, pregustando già il suo venerdì sera sul divano con la nuova stagione di The Crown, e si avviò verso casa.
Passò accanto al vicolo con il graffito della mongolfiera a cui gettava un’occhiata tutte le sere e notò che, lì per terra, qualcuno aveva lasciato una scatola di cartone. Fece per proseguire senza prestarci più attenzione del dovuto, quando sentì un vagito provenire dalla scatola, che ondeggiava sul posto.
Il suo primo istinto fu quello di scappare, pensando fosse un topo, ma al ripetersi del vagito si avvicina. Con tutto il coraggio che ha, solleva il coperchio della scatola con la punta della scarpa, attenta a tenere il busto ben distanziato e le mani in guardia.
Tutti i nervi del suo corpo si rilassarono quando ne vide il contenuto.
Era un gatto.
Tigrato dal pelo lungo. Non poteva avere più di un mese, probabilmente tre settimane. Usava le poche forze che aveva nelle zampe per cercare di arrampicarsi sul bordo della scatola.
Levy fu presa da un moto di rabbia verso chiunque fosse stato così orribile da lasciarlo lì, chiuso in una scatola senza cibo, acqua e neanche una coperta per ripararsi dal gelo invernale.
Era solo e senza una famiglia. Proprio come lei.
La decisione fu istantanea. Si tolse la sciarpa e ce lo avvolse dentro.
“Ciao piccolino, io mi chiamo Levy. Che ne dici se andiamo a casa?”
Se lo strinse al petto per tutto il tragitto fino al piccolo appartamento che ha affittato. Lo ha preso già ammobiliato e ancora fa fatica a chiamarlo casa.
Aprì la porta e si fiondò verso il frigo, nella speranza di trovare un po’ di latte. Fortunatamente aveva solo quello senza lattosio. Prese una siringa dall’armadio delle medicine, gli tolse la punta e lo nutrì piano. Prese poi uno dei pochi scatoloni del trasloco che aveva svuotato, lo posizionò di traverso, in modo tale che il piccolo potesse uscire se avesse voluto, e cominciò a cercare plaid con cui imbottirlo - trovò una coperta e due sue vecchie felpe che usava ormai solamente per casa. Ci mise il piccolo e solo allora si dedicò alla sua cena, ormai gelida.
Mangiò con il computer davanti, alla ricerca di un veterinario che fosse aperto anche di sabato per potercelo portare subito il giorno dopo.
Finito di mangiare, voltò lo sguardo verso lo scatolone il piccolo esplorava la scatola con passi titubanti, odorandone ogni angolo. Si sedette per terra accanto allo scatolone.
“Dovrei trovarti un nome”, disse al gatto. “Non so ancora se sei maschio o femmina, ma secondo me sei un maschio. Credo che il nome giusto sia Enea. Anche lui come te e me si è ritrovato senza una casa e se ne è dovuto costruire una nuova… ed è nata Roma da questo! E’ quello che dobbiamo fare anche io e te adesso, costruirci da zero la nostra casa”.
Levy sorrise, si alzò da lì. Enea trovò un angolo dello scatolone di suo gradimento, ci si acciambellò e si mise a dormire serenamente.
Quella notte, quando Levy si mise a letto, per la prima volta i rumori dell’appartamento sembravano meno spaventosi.
Era il primo passo per cominciare a chiamare quel posto casa.

daylight

Feb. 22nd, 2020 01:44 am
chasing_medea: (Default)
Titolo: daylight
Fandom: Haikyuu
Prompt/missione: Luna nuova
Parole: 530
Rating: safe

Shoyo si sveglia all'alba senza un motivo preciso. La casa era ancora silenziosa, nessuno ancora aveva cominciato le attività mattutine. Prova a rimanere a letto, ma non ce la fa. Restare fermo non è mai stato uno dei suoi talenti.
In silenzio, cercando di non svegliare nessuno, si alza dal letto di paglia che condivide con la sorella, si veste e esce di casa. L'intero villaggio sembra dormire ancora, solamente dalla casa del panettiere si vede un po' di fumo che esce dal comignolo. L'intero villaggio è rischiarato appena dalla luce che precede l'alba. Nonostante sia già primavera avviata, l'aria è fresca e Shoyo rimpiange di non aver preso anche una giacca da mettere sopra la sua casacca di tela.
Comincia a camminare e si avvia verso il bosco.
Ha sempre amato girovagare nei boschi di prima mattina, dà un senso di pace e di calma, con la luce che ancora filtra appena tra gli alberi e i primi rumori degli animali che cominciano a svegliarsi.
Continua a camminare, finché sente le prime gocce di pioggia cadere dal cielo. In poco tempo si trasformano in un acquazzone.
Comincia a correre nel bosco: conosce quel posto come le proprie tasche e sa che non lontano da lì c'è una caverna che può usare come riparo fino a che non smette di piovere.
La trova poco dopo e ci si infila dentro, si passa le mani tra i capelli per togliersi il grosso dell'acqua. Il rumore della pioggia rimbomba nella caverna.
Improvvisamente Shoyo sente un rumore che non riconosce, qualcosa che sembra icreparsi e scricchiolare.
Sa che non dovrebbe, ma è sempre stato troppo curioso per il suo bene. Si avvia con cautela più a fondo nella grotta. Il rumore proviene da una diramazione sulla destra che non ha mai esplorato prima. Un po' incerto si avvia in quella direzione.
Man mano che gli occhi si abituano all'oscurità, nella poca luce che proviene dall'ingresso della caverna, vede quello che sembra un nido con un uovo enorme al centro. E' grosso quasi quanto il suo petto.
Shoyo si avvicina titubante. L'uovo ha cominciato a creparsi e si è aperto un piccolo buco.
Improvvisamente Shoyo sente dei passi alle sue spalle, si volta di scatto.
Poco più indietro di lui c'è sua sorella, tiene una mano poggiata alla parete e ha gli occhi pieni di lacrime.
- Natsu! Che ci fai qui? -
- Ho visto che uscivi e volevo venire con te, ma poi ti ho perso... -, un piccolo singhiozzo le sfugge.
Shoyo si avvicina a lei, la prende per mano e insieme si avvicinano nuovamente all'uovo.
- Che cos'è? - chiese Natsu asciugandosi gli occhi con la mano.
- Non lo so ancora -
Un muso spinge ancora contro il guscio dell'uovo e possono finalmente vedere di che cosa si tratta.
Gli occhi di Natsu si spalancano, le lacrime ormai sono dimenticate.
- Possiamo tenerlo? Possiamo tenerlo? -
Hinata continua a guardare il piccolo sconvolto.
- Natsu, è un drago... -
La sorella non sembra turbata per nulla dalla notizia, continua a guardarlo con occhi enormi e speranzosi.
Shoyo sospira. - Torniamo a casa, vediamo di trovargli qualcosa da mangiare -.

Fox

Feb. 22nd, 2020 07:56 pm
chasing_medea: (Default)
Titolo: fox
Fandom: Haikyuu
Prompt/missione: Luna nuova
Parole: 682 (capitolo)
Rating: safe



Atsumu si avviò nella foresta alla ricerca dei fiori che Hinata gli aveva descritto. Gli sarebbero serviti per preparare uno dei suoi intrugli, gli aveva pure spiegato quale, ma ogni volta che Hinata parlava lui si perdeva ad osservare il modo in cui il suo viso si illuminava, il modo in cui agitava le mani, il modo in cui gli sorrideva gentile e gli chiedeva ehi Sumu, mi stai ascoltando?
Aveva portato con sé il suo arco, nel caso avesse avvistato qualcosa. Erano sempre troppo poche le occasioni che aveva per usarlo, l’allenamento dei guerrieri si basava essenzialmente sull’uso della spada.
Nel corso del suo cammino vide un cucciolo di volpe ferito. Zoppicava lentamente, cercando di andare probabilmente verso la sua tana. Senza pensarci troppo, Atsumu prese l'arco dalle sue spalle, incoccò la freccia e la scagliò. Non era molto bravo. Centrò il tronco dell'albero subito dietro il cucciolo, che si spaventò, rimase immobile per un secondo e poi provò a fuggire. Con la zampa ferita non riusciva a correre molto.
Atsumu incoccò una seconda freccia e provò di nuovo, ma qualcosa lo fermò. Davanti a lui comparve una donna, con occhi grigi e lunghi capelli talmente neri da avere riflessi blu nel sole che filtrava tra gli alberi.
La donna appoggiò una mano sulla punta della sua freccia e gli fece abbassare l'arco.
Atsumu la fissò, contrariato e affascinato allo stesso tempo.
"Stavo cercando di colpire", si lamentò.
"Credi davvero che sia la cosa giusta da fare?", rispose la donna. La sua voce era bassa e ferma, non aveva alcuna intonazione, ma per qualche motivo risuonò forte nel petto di Atsumu.
"Potevo prenderlo", rispose.
"Era indifeso"
"Esiste la legge del più forte"
"Non è detto che sia giusta"
"E' così che funziona sul campo di battaglia"
"Non siamo sul campo di battaglia qui"
"Siamo sempre sul campo di battaglia"
"Stai dicendo che chi è debole non merita di vivere?"
Atsumu non seppe cosa rispondere. Detta così sembrava molto più crudele di quanto non l'avesse intesa inizialmente, ma non poteva dire che non era quello che pensava.
"Sto dicendo che chi è debole rischia di morire", rispose alla fine.
La donna sorrise accondiscendente.
"Sei un guerriero nell’anima”, disse.
Tolse la mano dalla punta della sua freccia e cominciò ad allontanarsi.
"Capirai cosa significa essere debole", gli disse.
Il suo tono si era fatto più profondo, sembrò risuonare per tutta la foresta, come se uscisse dagli alberi stessi.
Atsumu rimase immobile a guardarla sparire nel nulla. Si riscosse dopo un po'. Su quella foresta c'era ogni tipo di racconto, si diceva che si poteva incontrare chiunque, ma fino a quel momento non ci aveva mai creduto. Rispetto ad alcune cose che aveva sentito si poteva dire che gli fosse anche andata bene. Si rimise l'arco in spalla e continuò a camminare continuando a pensare alle parole della donna.

La mattina dopo Atsumu si svegliò con la sensazione di essere soffocato dalle coperte. Cercò di districarsi, ma non ci riuscì. Il letto sembrava essere diventato molto più grande nel corso della notte.
Sentì bussare alla propria porta.
“Sumu”, sentì la voce di Hinata. “Sei sveglio?”
Hinata attese un po’, poi provò di nuovo.
“Mi servono le erbe”.
Ancora silenzio. Atsumu era finalmente riuscito a tirare fuori la testa dalle coperte e a guardarsi intorno, l’intera sua casa - una stanza unica con tutto ciò che poteva servirgli - sembrava molto più grande. Provò a guardare il suo corpo, ma vide solamente delle zampe rosse.
“Io entro”, disse ancora Hinata da dietro la porta. Entrò con una mano sugli occhi. “Ultima possibilità per metterti qualcosa addosso!”
Non c’era molto che Atsumu potesse fare, si sedette sul letto e sperò che Hinata lo vedesse.
Hinata si guardò intorno nella casa, alla sua ricerca. Poi i suoi occhi caddero sul letto.
“Sumu?!”, chiese sconvolto, quasi non volendo credere alla sua stessa supposizione.
Atsumu, in quella forma, annuì. Hinata sembrò capire il messaggio.
Hinata prese il cucciolo di volpe e lo sollevò all'altezza del viso e lo osservò con attenzione.
Quello sarebbe stato un bel problema da gestire.

Reborn

Feb. 22nd, 2020 11:42 pm
chasing_medea: (Default)
Titolo: reborn
Fandom: AOT
Prompt/missione: Luna nuova
Parole: 556
Rating: safe


Levi si allontana dall’ennesimo vicolo da cui esce con le palle svuotate e la necessità di farsi una doccia. Che fine faccia l’uomo o la donna di turno – non c’è il tempo per fare gli schizzinosi – non gli interessa. Ogni volta non ha idea se ci sarà un’altra occasione e, fino adesso, ogni volta è tornato, ogni volta ha fatto la stessa cosa. Non sa se quei minuti passati con la mente libera valgano veramente la pena dello schifo che si sente addosso non appena finisce, se valgano le tre docce che gli servono per tornare a sentirsi sé stesso; quello che sa è che sono opportunità che puoi cogliere solamente finché sei vivo ed è una sorta di obbligo morale cogliere – anche farsi schifo, dopotutto, è un sintomo dell’essere ancora vivo. E ormai ha imparato a gestirlo.
Fosse per lui preferirebbe l’alcool forse – più efficace, più duraturo e, soprattutto, non prevede la partecipazione di altre persone che possano vederlo senza maschere – ma reperirne un po’ è praticamente impossibile di questi tempi.
Alla fine, sa che tutte le occasioni non colte sarebbero rimpianti e, con la vita che conduce, l’unica possibilità che ha è quella di non avere rimpianti. Ad ogni costo.


E poi era arrivato Eren a distruggere quel metodo di vita collaudato, non sano ma funzionale. Dopotutto chi ha tempo per il sano?


E forse alla fine, nonostante tutto, un rimpianto ce l’ha.
*
 

Il dramma di ricordare tutto troppo presto

Sa che c’è qualcosa che ancora non ricorda e desidera ricordare più di ogni altra cosa – a ogni costo? Anche a costo di ricordare qualcosa che non potrà avere mai più?
Cerca di convincersi a non ricordare, cerca di convincersi che è meglio così.
Ricorda lui. E fa male. E lo rivuole


Non pensava di poterlo rivedere. Poi quel viaggio in Canada dopo aver ritrovato Erwin su un forum, il non sentirsi più solo che lo ha portato dall'altra parte del mondo.
Rivede quei grandi occhi verdi nel viso di quel fratellino appena nato, tenuto stretto tra le braccia di Erwin.
16 anni di differenza. Ancora una volta. A Levi viene da ridere mentre si copre gli occhi.

Aveva sempre detto che non avrebbe lasciato la Francia e adesso si ritrova a cercare tutti i metodi possibili per essere ammesso in un college statunitense – come è arrivato a questo?

*

Non posso farlo ricordare, non posso portargli via la sua fiducia nel mondo. Non adesso che ha avuto la possibilità di essere il giovane spensierato che si è sempre meritato di adesso, non adesso che le sue spalle sono dritte e non piegate dal portarsi dietro il peso dell’umanità. Non adesso che la sua principale preoccupazione è quella di come sgattaiolare via dalla finestra per andare a bere dai suoi amici e non farsi beccare.

*
 

Ogni mattino, intorno ai suoi occhi verdi, Eren vede le occhiaie più pronunciate. Sogna di lui, sogna di loro – ma ogni mattino non ricorda più nulla e farebbe di tutto per trattenere quel ricordo.
Ricorda solo la furia, le spade, il sangue. 
 
 
Eren ricorda, ricorda tutto quello che non ha potuto avere e che lo ha devastato. Non ha fatto lo stesso errore di Levi; non lo lascia più andar via, grato di aver avuto una seconda possibilità e non vuole sprecarla.

Profile

chasing_medea: (Default)
melwrites

April 2023

S M T W T F S
      1
234 5678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30      

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jul. 2nd, 2025 02:18 am
Powered by Dreamwidth Studios