Un altro giro della spirale
Apr. 1st, 2020 04:27 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
1.
Titolo: Switch
Fandom: Bnha
Rating: safe
Parole: 250
"Kacchan?"
La voce lo chiama in lontananza. Bakugou apre gli occhi, ma è costretto a chiuderli subito per via della luce del sole che filtra tra le chiome degli alberi sopra la sua testa. Poi li riapre di scatto, colto da una epifania: lui non dovrebbe essere lì.
"Kacchan?", sente di nuovo quella voce, sembra quella di Deku. Si è fatta più vicina dall'ultima volta.
L'ultima cosa che ricorda è di aver sentito un quirk avvolgersi intorno al suo corpo, poi tutto si era fatto bianco. Bakugou si solleva piano e si guarda intorno. E' seduto sull'erba nel mezzo di un bosco dall'aria molto antica, i tronchi degli alberi sono grossi e le cime rigogliose. Non ricorda alcun posto come quello nelle vicinanze della città. Qual è la massima portata di un quirk di teletrasporto? Se ci fosse stato Deku l'avrebbe saputo.
Deku! Ha sentito la sua voce.
Bakugou si alza pronto per andarlo a cercare, ma in quel momento qualcuno spunta da dietro un tronco.
"Tu non sei il mio Kacchan"
La voce con cui lo dice è quella di Deku, ma l'aspetto è tutto sbagliato. Sembra più grande di almeno qualche anno, i capelli sono più corti. Solo i suoi occhi sono gli stessi.
"E tu non sei il mio Deku".
Bakugou si rende conto di essere bloccato. Non ha altra scelta che aspettare che il suo Deku sistemi quel villain e rimetta tutto a posto. Intanto può solo sperare che questo Deku lo aiuti a capirci qualcosa.
Parole: 250
Midoriya fu costretto a coprirsi gli occhi davanti a quel bagliore accecante. Quando li riaprì, Katsuki era sparito. Un nuovo lampo di luce stava per colpirlo, ma Midoriya riuscì a trovare riparo dietro la parete diroccata di un edificio.
Sentì un urlo familiare e si affacciò da dietro quel rifugio di fortuna aspettandosi di vedere Kacchan. Quello che vide però non era esattamente Kacchan. Sembrava più grande di qualche anno, indossava solo una pelliccia sulle spalle e aveva numerosi tatuaggi sul torso nudo, ma il suo modo di muoversi era senza dubbio quello di Kacchan.
L’unica spiegazione possibile era quella di un universo parallelo. Quel quirk aveva la capacità di aprire fratture nello spazio tra gli universi. Non poteva essere lasciato libero di agire.
Quando quel Kacchan fu a portata di mano, Deku lo afferrò per un braccio e lo trascinò nel suo rifugio di fortuna.
“Tu… non sei Kacchan”
“E tu non sei Deku, ma quella cosa sta per ammazzarci e possiamo occuparcene dopo”
“Probabilmente se riusciamo a stenderlo tu potrai tornare… da dovunque tu vieni e il mio Kacchan potrà ritornare qui”
Katsuki sorrise. “Fa piacere vedere che certe cose non cambiano”.
Spalla a spalla uscirono da quel rifugio e, senza bisogno di parole, riuscirono ad avere la meglio su quel villain.
Ci fu un nuovo lampo di luce bianca, il Kacchan lì presente fece un cenno di saluto e, quando la luce sparì, Deku vide nuovamente il suo Kacchan. Sarebbe sempre stata quella la sua versione preferita.
Titolo: Nebbia
Fandom: Haikyuu
Rating: safe
Parole: 385
Hinata si strinse meglio nella sciarpa e ne paraorecchie, il vento gli schiaffeggiava la facciava e gli faceva lacrimare gli occhi mentre cercava di velocizzare il ritmo della sua bicicletta per arrivare prima al calore della palestra.
Attraversa un fitto banco di nebbia, non ha punti di riferimento nè la minima idea di dove stia andando. Intorno a lui vede tutto bianco. Hinata va avanti a memoria, sperando che aver fatto quella strada tutti i giorni per tre anni sia sufficente.
Quando finalmente esce dal banco di nebbia non ha idea di dove sia, ma l'edificio che si trova davanti non è il Karasuno.
Comincia a sudare freddo per il ritardo: la professoressa di inglese gliela farà pagare. Scende dalla bicicletta ed entra nella scuola, cercando qualcuno a cui chiedere informazioni ma la scuola è quasi deserta. E' ancora molto presto e solo le attività dei club sembrano essere iniziate.
Sente una palestra da cui provengono rumori e si affaccia al suo interno.
Quello che vede lì e Kageyama e Hinata tira un sospiro di sollievo.
"Kageyama!", lo chiama.
Il ragazzino si gira e vede Hinata avvicinarsi a lui. Solo quando è abbastanza vicino Hinata nota che c'è qualcosa che non va in lui. E' decisamente più giovane del Kageyama che è abituato a vedere tutti i giorni, l'espressione del suo viso è quella corrucciata che aveva quando Hinata lo ha conosciuto, ma soprattutto indossa l'uniforme della sua vecchia squadra delle medie. Deve essere poco dopo che si sono scontrati alle medie.
Kageyama lo guarda con fare sospettoso. "Ci conosciamo"
Hinata sorride e scuote la testa. "Non esattamente, no".
Si guarda intorno nella palestra e nota come non ci sia nessuno oltre a lui e Kageyama, palloni sono sparsi ovunque.
"Ti alleni da solo?", chiede.
Kageyama scuote le spalle. "Nessuno degli altri vuole mai rimanere".
Hinata sente il petto stringersi davanti alla rassegnazione con cui Kageyama lo dice.
"Non sarà così per sempre"
Kageyama alza lo sguardo verso di lui, Hinata non è sicuro di riuscire a leggere bene cosa riempia i suoi occhi.
"Ci vediamo presto, Tobio", gli dice con un sorriso prima di uscire dalla palestra.
Monta nuovamente in sella alla sua bicicletta e si avvia nuovamente dalla direzione in cui è venuto, sperando che la nebbia lo riporti da dove è venuto.
Parole: 351
Hinata si ritrova davanti al Karasuno e non aveva la minima idea di come ci fosse arrivato. Possibile che avesse così voglia di cominciare il liceo che i suoi piedi ce lo avevano portato da soli? Ormai era lì, si disse, tanto valeva andare a dare un'occhiata in giro.
"Sei in ritardo", dice una voce alle sue spalle.
Hinata si volta e quello che si trova davanti è il re del campo, quello che il mese prima ha massacrato la sua squadra. Sembra molto più grosso dall'ultima volta che Hinata lo ha visto. Quanto può essere cresciuto in appena qualche giorno? Hinata fa qualche passo indietro e mette le mani in posizione di guardia.
"Che ci fai qui?"
L'altro inclina la testa di lato. "Ci vediamo qui tutte le mattine da tre anni".
Si avvicina a Hinata e lo guarda confuso. "Ti sei rimpicciolito nella notte?", gli chiede alzando un sopracciglio.
Ma Hinata ha altre cose per la testa, non può mettersi a rispondere a quella domanda.
"Stai dicendo che giochiamo nella stessa squadra?"
Kageyama è sempre più confuso. "Sì. Da tre anni", risponde scettico. "Sei caduto dalla bicicletta mentre venivi? Hai battuto la testa? Fai vedere", fa per avvicinarsi. "Il mio schiacciatore non può avere una commozione. Oggi abbiamo un'amichevole"
Hinata si allontana da lui e spalanca gli occhi. "Il mio- Vuol dire che tu sei il mio alzatore?"
Kageyama si blocca per un secondo. "Okay, devi farmi seriamente vedere la testa adesso"
Hinata sorride, gli occhi gli si inumidiscono, il petto si riempie di calore e le farfalle gli affollano stomaco. Vuol dire che finalmente al liceo avrà una squadra, avrà un verso alzatore solo per lui.
Improvvisamente non vede l'ora di andare a liceo, ma per farlo deve tornare al tempo giusto.
Monta sulla sua bicicletta e pedala rapidamente in direzione della montagna, sperando che basti a riportarlo a casa.
"Ci vediamo presto!", urla a Kageyama che lo insegue cercando di riportarlo lì.
Su per la montagna incontra un banco di nebbia. Ha la sensazione che, lì in mezzo, qualcuno sfrecci in discesa, nella direzione opposta alla sua.
3.
Titolo: Odi et amo
Fandom: bnha
Rating: safe
Parole: 265
Katsuki sbattè un paio di volte gli occhi prima di rendersi conto di essere in un letto di ospedale. "Kacchan!", improvvisamente una massa di capelli verdi comparve nel suo campo visivo e sentì delle braccia stringerlo.
"Staccati, nerd!", borbottò.
Izuku si staccò di scatto da lui. "Hai ragione. Come ti senti? Eravamo tutti così preoccupati!"
Katsuki si tirò meglio su sul letto. "Cosa mi è successo?"
"Non lo so", gli rispose Deku tornando a sedersi sulla sedia di plastica bianca accanto a letto. "Hanno detto di averti trovato a terra nel mezzo della tua ronda, non hai ferite addosso, tutti i segni vitali erano nella norma, ma hai dormito per tre giorni"
Katsuki ricordò solo la luce bianca che lo aveva avvolto. "Il ladro!", disse all'improvviso. "Il ladro è stato preso?"
Izuku inclinò leggermente la testa e lo guardò perplesso. "Quale ladro?"
"C'era un ladro! Stavo inseguendo un ladro!"
Izuku sembrava sempre più confuso. "Non c'era nessun ladro"
"C'era un ladro!", continuò esasperato Katsuki, alzando la voce. "Mi hanno chiamato per una rapina nelle mie vicinanza, appena mi ha visto è scappato, il suo quirk apriva portali, ma per qualche motivo lo usava per attaccare invece che per scappare".
"La tua agenzia ha detto che non ci sono state chiamate"
Pian piano i ricordi continuavano ad affiorare. Ma c'era qualcosa che lo turbava, si sentiva uno strano formicolio sulla pelle, la sensazione di aver dimenticato qualcosa di grosso, qualcosa di davvero importante. Alzò lentamente gli occhi verso Izuku e improvvisamente fu tutto chiaro.
"Perchè tu sei qui?", gli chiese stringendo gli occhi in due fessure.
Parole: 285
Katsuki non aveva la minima idea di che cosa fosse successo. Un secondo stava facendo il suo normale giro di ronda e poi si sentiva come arpionato per l'ombelico e scaraventato in una zona completamente diversa della città. E per di più quella situazione aveva qualcosa che non andava. Tutto sembrava lo stesso, ma Katsuki poteva sentire sottopelle che qualcosa non era al posto giusto.
Una chiamata della sua agenzia gli diceva che la sua azione era stata efficace, il ladro era stato spinto in direzione dei rinforzi che erano riusciti a catturarlo. L'agenzia lo ringraziava poi per il suo lavoro di quel giorno e gli comunicava che da quel momento era ufficialmente fuori servizio.
Tornò a casa, ma anche dentro casa c'era qualcosa che non andava. L'appartamento era sicuro il suo, ma sembrava stranamente vuoto. Mancava Izuku e, con lui, erano sparite tutte le sue cose. Katsuki fu preso da un momento di panico. Tirò fuori il telefono di corsa e compose il numero con mani tremanti.
Izuku gli rispose al terzo squiello. "Kacchan?"
"Dove sei?", gli chiese immediatamente Katsuki.
"A casa?", disse quello confuso.
"Non sei a casa! Io sono a casa e tu non sei da nessuna parte. Ti sei pure portato via le tue cose, se è uno scherzo non è divertente"
"Perchè dovrei essere a casa tua?", chiese Izuku ancora più confuso.
"Perchè viviamo insieme da anni? Davvero. Non è il momento di scherzare, nerd!"
Cadde il silenzio dall'altro capo del telefono.
"Kacchan, io e te non abbiamo mai vissuto insieme. Perchè dovremmo? Tu mi odi!"
Katsuki sentì un masso depositarsi al centro del suo stomaco. Ne aveva la conferma: quello non poteva essere il suo mondo. Cosa stava succedendo?
Parole: 310
Katsuki non riusciva a capire. Quello che stava dicendo Izuku non poteva avere senso. Non era possibile che loro due avessero una relazione. Izuku lo guardava con gli occhi spalancati e pieni di preoccupazione, identici a come li ricordava. Gli aveva anche chiesto se avesse avuto un'amnesia o qualcosa del genere, ma era proprio qualcosa di diverso, qualcosa di più profondo. Izuku aveva anche tirato fuori delle foto, ma non solo Katsuki non riusciva a ricordare nulla, ma quello in quelle foto non sembrava neanche essere lui. Non sapeva come dirlo a Izuku, i cui occhi avevano già cominciato a riempirsi di lacrime. E poi aveva bisogno del suo aiuto.
E' vero, non andavano d'accordo, ma Katsuki era in grado di riconoscere quanto Izuku fosse brillante. Gli serviva al meglio delle condizioni per trovare una spiegazione e anche una soluzione.
Non appena Katsuki gli disse di aver bisogno del suo aiuto, vide Izuku prendere un respiro profondo e tonare immediatamente serio, aveva indossato nuovamente il costume da eroe, nonostante fosse in borghese.
Si fece raccontare per filo e per segno tutto ciò che era successo, riempì Bakugou di domande e Bakugou cercò di rispondere al meglio delle sue possibilità. Izuku passò tutto il tempo a chiamarlo Katsuki e qualcosa protestò nel suo petto.
Izuku cominciò a camminare avanti e indietro per la camera d'ospedale.
"Credo che l'unica spiegazione razionale sia quella degli universi paralleli", sentenziò alla fine.
"E tu la chiami razionale?", protestò Bakugou. "E' roba da film di fantascienza!"
"Allora perchè il villain non ha usato il suo quirk per scappare? Perchè usarlo come un attacco se no sapendo che può allontanare un inseguitore abbastanza da non renderlo un problema? Non può usarlo su di sè con un tale tasso di incertezza"
Bakugou sospirò. "Se hai ragione, come torno a casa?"
"Lo dobbiamo trovare. Dobbiamo risolvere il tuo caso".
Parole: 270
Bakugou non riusciva a capire. Che cosa significava che lui e Izuku non vivevano insieme? Era finito forse nel futuro, in futuro in cui si erano lasciati.
Provò a chiederlo a Izuku.
"Cosa?", chiese quello con tono sconvolto. "Io e te non siamo mai stati insieme", aggiunse. "Sei sicuro di stare bene? Ti ha colpito un quirk o qualcosa? Hai bisogno di un medico?"
"Non mi ha colpito un quirk, nerd! Anche se...", ripesò a quella strana sensazione che aveva provato nel corso del suo turno di lavoro quel giorno, quella sensazione di essere tirato e come si fosse trovato a non essere perfettamente sicuro della realtà intorno a lui, come se ci fosse una nota stonata in sottofondo.
"Anche se?", lo sollecitò Izuku.
Katsuki non sapeva bene come esprimere a parole tutto il caos che aveva in testa. Quell'appartamento spoglio, così diverso da come lo ricordava, lo stava facendo impazzire. Gli sembrava troppo grande mentre lo percorreva nervosamente avanti e indietro.
"Ho capito, sto venendo da te", disse Izuku dopo qualche momento di silenzio, in cui aveva lasciato a Katsuki il tempo di spiegarsi, ma le parole non erano uscite.
Katsuki tirò un sospiro di sollievo interiore. Era tutto al posto sbagliato, Izuku sosteneva che non erano mai stati insieme, non avrebbe potuto toccarlo come avrebbe avuto bisogno, probabilmente, ma era sempre Izuku e se c'era qualcuno di cui Katsuki si fidava era proprio lui.
Insieme avrebbero trovato una soluzione. Sì.
Mentre aspettava l'arrivo di Izuku si aggirò nell'appartamento, cercando di capire meglio il Katsuki che non era lui. Che cosa era andato storto in quella versione della realtà?