count me in
Mar. 24th, 2023 09:59 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: count me in
Fandom: My hero academia
Missione: M3 – V
Parole: 1496
Rating: safe
Non è neanche mezzogiorno, e Katsuki ha già un chiodo saldamente conficcato nell’arco del suo sopracciglio sinistro.
“Non può farti male,” ringhiò spazientito all’indirizzo di Todoroki. Guardava la padella come se potesse saltare via dai fornelli e morderlo, agita le bacchette a distanza cercando di girare le uova come se avesse in mano una bacchetta magica in un capitolo tagliato di Harry Potter.
“Lo so,” risponde Todoroki a denti stretti.
Per la prima volta da quando tutta questa storia ha avuto inizio Katsuki sente una nota di irritazione nella sua voce solitamente piatta. Ha una ruga che gli solca la fronte, e riesce comunque a essere bello, e Katsuki deve fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per restare seduto al suo posto e non strappargli le bacchette dalle mani e prendere in mano la situazione prima che le uova si brucino.
Todoroki prende il coraggio a due mani e si avvicina alla padella, ma ogni volta che versa un po’ delle uova sbattute dalla ciotola, lo sfrigolio lo fa sobbalzare e irrigidire. Katsuki vorrebbe essere infuriato con lui, ma conosce fin troppo bene la storia della sua famiglia per non capire da dove viene la sua reazione.
Il tamagoyaki che sta preparando sta venendo fuori con una forma sbilenca e vagamente bruciacchiato, ma l’espressione sul viso di Todoroki è concentrata, come se in quel momento non esistesse nulla al di fuori di quella padella.
“Ungi di nuovo la padella,” istruisce Katsuki e Todoroki esegue. “Questo è l’ultimo strato. Devi arrotolarlo più stretto rispetto a quelli di prima, è quello che deve tenere tutto insieme.”
Todoroki annuisce, con lo sguardo fisso sulla padella, e prova a eseguire. Muove le bacchette in modo impacciato, e rompe lo strato d’uovo in più punti. Todoroki finisce di arrotolarlo e lo sposta sul piatto, poi lo taglia a fettine. Il risultato è sfilacciato e irregolare, ma lo serve comunque in due piatti e ne appoggia uno di fronte a Katsuki con sguardo preoccupato.
Katsuki assaggia. La parte centrale è quasi cruda, ma gli strati esterni sono più compatti, nonostante i numerosi buchi. Il risultato è completamente sciapo, ma nel complesso è commestibile. Guarda Todoroki e annuisce, e il modo in cui il viso di Todoroki si illumina è quasi adorabile.
Tutto era cominciato un paio di settimane prima, quando Todoroki gli aveva teso un’imboscata dopo una delle sue sessioni di allenamento del sabato mattina e gli aveva chiesto di insegnargli a cucinare. Katsuki si era opposto con tutte le sue forze, ma Todoroki aveva insistito. Katsuki era stato costretto a cedere quando Todoroki aveva innalzato un muro di ghiaccio per evitare che un detrito gli cadesse in testa durante una missione nel corso del loro tirocinio. E adesso si ritrovava incastrato in quelle lezioni segrete: la domenica mattina, nella cucina del dormitorio, prima che tutti si svegliassero. Con il senno di poi, forse avrebbe preferito il masso in testa.
Katsuki prende un altro boccone di quell'obbrobrio e finalmente fa la domanda che gli ronza in testa da quando tutta quella storia è cominciata.
“Perché vuoi imparare a cucinare? Ti nutri di pacchetti di soba fredda!”
Todoroki avvampa di colpo, una fiammella gli scappa dall’orecchio – deve decisamente lavorare sul controllo del suo lato sinistro, il bastardo, prima che possa sperare di sconfiggerlo al loro ultimo festival sportivo. Manca poco più di un mese, gli conviene sbrigarsi. Todoroki abbassa lo sguardo e con le bacchette gioca con il cibo che ha preparato. Biascica qualcosa che Katsuki non capisce.
“Eh?”
“Volevo fare una cosa carina per… Kirishima.”
Un sasso cade pesantemente nello stomaco di Katsuki e si accoccola lì saldamente. Ovvio che Todoroki abbia una cotta per Kirishima. E Kirishima – e Katsuki odia quanto sia percettivo in certi momenti – non sarebbe per niente opposto all’idea di uscire con Todoroki. Lo ha visto nel modo in cui si illumina quando Todoroki entra in una stanza, nell’attenzione che gli dedica ogni volta che apre bocca, nel modo in cui gli ronza intorno in continuazione. Dopotutto, chi sano di mente sceglierebbe lui quando c’è qualcuno come Todoroki in circolazione?
Cerca di ricomporsi prima di rispondere. “Stai facendo tutto questo per capelli di merda?”
Todoroki abbassa lo sguardo e annuisce in modo quasi impercettibile.
“Abbiamo cominciato a uscire da un paio di settimane, e lui fa sempre cose carine per me. Volevo fare qualcosa di carino per lui.”
Il peso del sasso nello stomaco di Katsuki triplica, e lui scoppia a ridere di una risata forzata. Non solo perché Todoroki potrebbe tranquillamente prendergli una bottiglietta d’acqua da un distributore perché Kirishima sia contento, ma anche perché sta totalmente sbagliando strada.
“Vieni con me,” dice alzandosi.
Tutto quello che vorrebbe fare è andare a nascondersi in camera, ma tre anni in quella classe lo hanno reso in qualche modo una persona migliore e, in fondo, quello che sta facendo Todoroki è una cosa carina, che Kirishima apprezzerebbe, e lui, nonostante tutto, vuole che Kirishima sia felice.
Insieme si avviano al supermercato vicino al dormitorio. Katsuki guida Todoroki fino al reparto carne. “Se vuoi fare una cosa buona per capelli di merda, prendi una qualsiasi bistecca da questo frigorifero e grigliala.”
Todoroki lo guarda perplesso, “Tutto qui?”
“Uno, grigliare una bistecca è un’arte. Due, sì. Tutto qui. Niente di troppo complicato.”
“Lo conosci bene.”
Già, e certe volte vorrebbe non fosse così. “Per mia sfortuna,” dice, attento a non rivelarsi troppo.
“Ti piace, non è così?”
Katsuki si paralizza nel mezzo della corsia frigorifero del market, poi si avvicina al banco frigo e comincia a far finta di analizzare le confezioni di carne esposte. Vorrebbe negarlo, ma ha senso a questo punto? Si limita ad annuire.
“Credo che anche tu gli piaccia.”
Come amico, certo. Katsuki lo sa.
“Intendo in senso romantico,” continua Todoroki, prendendo una confezione di carne e analizzando l’etichetta.
Katsuki non sta capendo. Todoroki non gli ha appena detto che stanno uscendo insieme? Che cosa sta succedendo.
“Mi sembra che tu abbia detto che state uscendo insieme,” risponde secco, appoggiando una confezione di carne e prendendone un altra.
“Sì,” e il modo in cui sorride nel dirlo è da diabete e costringe Katsuki a distogliere lo sguardo.
“Quindi questa conversazione non ha senso.”
Todoroki sembra pensarci per un momento. “Credo che Kirishima abbia talmente tanto da dare che una persona sola non sarebbe sufficiente a riceverlo. E non mi dispiacerebbe se l’altra persona fossi tu.”
Katsuki sente la terra mancargli sotto i piedi, ma in senso completamente nuovo rispetto a prima. Non riesce a credere a quanto sta sentendo. Credeva di non avere più possibilità, che tutto per lui fosse finito, e adesso… Adesso salta fuori che potrebbe ancora avere una possibilità?
Come se quella conversazione non fosse mai avvenuta, Todoroki sceglie una bistecca tra quelle del banco. Katsuki osserva la confezione, poi gliela strappa di mano e ne prende un altra.
“Andiamo.”
Tornano al dormitorio e nascondono la bistecca in frigorifero. Per il resto della mattina, Katsuki non riesce a concentrarsi su niente — figurarsi le ripetizioni di matematica che deve dare a Sero e Mina, si limita a colpirli in testa con il quaderno degli esercizi, ma non riesce a smettere di lanciare occhiate nervose a Todoroki e Kirishima, che studiano insieme seduti al tavolo della colazione.
Quando l’ora di pranzo si avvicina, Todoroki e Katsuki si alzano contemporaneamente, come a comando.
“Ehi, capelli di merda,” dice Katsuki. “Tra venti minuti in cucina.”
Todoroki e Katsuki si chiudono in cucina, ignorando il resto della classe che li guarda con fare sospettoso — come se sceglierebbe la cucina per attaccare briga con Todoroki, tch — e Katsuki spiega con pazienza a Todoroki come preparare la bistecca.
Il risultato è discreto, leggermente più cotta di quanto l’avrebbe fatta Katsuki, ma comunque accettabile.
“Non dico che devi parlare con Kirishima,” inizia Todoroki. “Ma se volessi farlo, posso lasciarvi soli.”
Katsuki non ha ancora fatto pace con quello che sta succedendo, ma c’è una voce dentro di lui che gli dice di cavalcare l’onda dell’assurdità e non far passare quel momento. Si sente tremare al solo pensiero, ma sa anche che più andrà avanti più sarà difficile: via il dente, via il dolore, no?
“Resta,” dice quasi forzandosi. “Questa cosa riguarda anche te, in fondo.” La verità è che non vuole restare solo, non vuole affrontare la cosa da solo, e in queste settimane di frequentazione ha scoperto che la presenza di Todoroki ha un effetto calmante su di lui.
Todoroki annuisce.
Esattamente venti minuti dopo, puntualissimo, Kirishima entra in cucina. Il suo volto si illumina quando Todoroki gli passa la bistecca e gli dice che l’ha preparata per lui. Katsuki li guarda, come se fosse un estraneo. Poi Todoroki gli lancia un’occhiata rassicurante, accogliente e Katsuki, in qualche modo, si sente improvvisamente parte di quello strano triangolo.
Prende un respiro profondo, con lo stomaco stretto come mai prima, neanche prima di un combattimento è così nervoso, e si siede di fronte a Kirishima.
Ha un discorso da fare.